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Rendite finanziarie: chi vince e chi perde

30 Maggio 2014 09:00
financialounge -  aliquota conti deposito fondi comuni imposte italia rendite finanziarie tasse
Dal prossimo primo luglio dovrebbe partire il nuovo regime relativo alla tassazione delle rendite finanziaria in Italia. Ad eccezione dei titoli di stato e dei titoli garantiti dallo stato (come quelli postali) su cui continuerà ad essere applicata l’aliquota fiscale del 12,5% e dei fondi pensione, sui quali graverà l’11,5% di imposta, la tassazione sarà aumentata dal 20% al 26%. Quindi sui guadagni realizzati tramite quote di fondi e sicav, risparmio gestito (gestioni patrimoniali etc.), polizze vita di capitalizzazione, obbligazioni societarie, azioni, etf, interessi su conti correnti e depositi, dividendi, e cedole, il fisco tratterrà il 26%.

Se è pertanto vero che il risparmio gestito e i fondi subiranno lo stesso inasprimento fiscale dei conti di deposito l’impatto potrebbe rivelarsi molto più rilevante per i depositi bancari.
Scopriamo perché guardando, per esempio, a quello che è successo negli ultimi 12 mesi.

I fondi azionari hanno registrato un guadagno lordo dell’8,12% che, al netto del 20% di ritenuta fiscale scende al 6,50%, i fondi bilanciati il 6,17% lordo (e il 4,94% netto) e i fondi obbligazionari un +3,26% lordo (e +2,61% netto): nello stesso periodo un conto di deposito monetario non vincolato ha offerto un rendimento medio dell’1,20% lordo (pari allo 0,96% netto). Tenendo ferme le performance lorde, con l’applicazione dell’aliquota al 26%, i rendimenti netti diventerebbero: +6,01% per i fondi azionari, +4,57% per quelli bilanciati, +2, 41% per gli obbligazionari e +0,89% per i depositi senza vincolo. Si dirà che le performance sono quelle del passato e, quindi, assolutamente non garantite per i prossimi 12 mesi.

È vero. Ma è altrettanto vero che i rendimenti lordi dei depositi sono destinati a scendere ulteriormente (proprio in questi giorni alcune delle più importanti banche online hanno comunicato un taglio tra lo 0,10% e lo 0,20% dei tassi per adeguarli a quelli, in calo, del mercato monetario).

Resta comunque il fatto che soltanto le soluzioni del risparmio gestito (con portafogli adeguati alle effettive esigenze del risparmiatore e al suo personale grado di accettazione del rischio) possono aspirare a rendimenti netti che non siano quelli, inferiori al punto percentuale attesi per i depositi monetari.
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