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I favoriti nel settore tecnologico

3 Aprile 2014 10:30
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Salvo una grave escalation della crisi tra Russia e Ucraina, Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel si dichiara cautamente ottimista sulle prospettive delle azioni in generale.

”La politica monetaria espansiva delle banche centrali, le valutazioni ragionevoli e i robusti utili aziendali ci confortano in questa opinione, che si riflette in un lieve sovrappeso delle azioni. Inoltre abbiamo aumentato la nostra esposizione nelle commodity per tener conto del previsto aumento della domanda di petrolio e del maggiore rischio geopolitico, anche se in generale manteniamo un sottopeso in questa categoria”.

La chiusura dei rubinetti di liquidità da parte della Federal Reserve finirà probabilmente per cambiare le regole del gioco, spianando gli eccessi dei mercati finanziari che negli ultimi anni sono stati tenuti in vita dalle manovre monetarie.
Prima o poi i rendimenti delle varie classi di attività subiranno delle pressioni. Il momento, però, non è ancora arrivato secondo Christophe Bernard che poi si focalizza sul settore tecnologico.

“Di recente, il Nasdaq ha superato la soglia di 4000 punti ed ha così più che triplicato il minimo di 1 265 del marzo 2009. Tuttavia, mentre numerosi altri indici azionari hanno già ampiamente superato i loro precedenti massimi, il principale indice tecnologico rimane ancora molto lontano dal record di 5132 punti raggiunto 14 anni fa, alla vigilia cioè dello scoppio della bolla dei titoli dot-com” sottolinea Christophe Bernard che subito dopo precisa:
“La situazione odierna è però fondamentalmente diversa da quella degli ultimi anni novanta. Le aziende all’avanguardia tecnologica Apple, Google o Facebook sono redditizie “sul serio” e vantano solidi bilanci. Per gli investitori è comunque consigliabile diversificare l’esposizione nel settore tecnologico, mettendo il focus su aziende con una valutazione “ragionevole” e quote di mercato dominanti nei rispettivi segmenti”.

Il riferimento è anche ai cosiddetti “vecchi” titoli domestici, come Microsoft, IBM, Oracle o EMC, solo per citarne alcuni, che hanno dovuto reinventarsi quando le loro sorti hanno cominciato a cambiare. “Dobbiamo infatti ricordare che questo segmento tecnologico dipende in larga misura dalla spesa delle aziende, che dall’inizio della crisi finanziaria hanno tenuto ben chiusi i loro portafogli. In previsione di un aumento della spesa in beni capitali quest’anno e nel prossimo futuro, soprattutto negli USA, non saremmo sorpresi se gli operatori di mercato prevedessero migliori prospettive per i titoli meno vistosi del settore tecnologico” puntualizza Christophe Bernard che poi conclude con una raccomandazione:

“Le aziende tecnologiche operano in un ambiente insidioso: un prodotto di successo lanciato da un concorrente può provocare la caduta di un titolo che fino a quel momento andava a gonfie vele. Gli investitori con un lungo orizzonte temporale, come Warren Buffett, evitano di solito questo settore, che ha una visibilità inferiore alla media, perché non vogliono ritrovarsi nel portafoglio un’attività obsoleta. Lo stesso vale però anche per gli investitori senza esposizione diretta nelle azioni tecnologiche: anche loro devono seguire da vicino le nuove tendenze, che potrebbero rovinare il business model delle aziende in cui investono”.
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