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Sfruttare il valore della curva dei rendimenti

2 Aprile 2014 10:35
financialounge -  carry trade deflazione Federal Reserve Fondi obbligazionari gestione attiva inflazione Janet Yellen Jim Caron tassi di interesse
Sebbene non ci siano dubbi circa la direzione al rialzo dei tassi di interesse, ciò che invece non è chiaro è la rapidità con la quale i tassi aumenteranno e il punto della curva in cui tale rialzo registrerà la maggiore accelerazione. Proprio per questo Jim Caron, Managing Director di Morgan Stanley Investment Management suggerisce di non limitarsi a puntare sui titoli a reddito fisso a breve scadenza bensì di adottare una strategia di gestione attiva capace di sfruttare al meglio il valore della curva dei rendimenti.

Posizionarsi sulla parte breve della curva dei rendimenti rappresenta uno strumento prezioso per proteggere gli investitori dai rischi sia di inflazione sia di deflazione. In
genere, però, queste posizioni possono offrire una protezione efficiente solo da uno di questi rischi, non da entrambi. Inoltre, la protezione ha un costo, vale a dire il
carry negativo associato a una posizione di appiattimento della curva.

“Tale costo può tuttavia essere ridotto sensibilmente e addirittura annullato reintegrando il carry nei portafogli attraverso un acquisto selettivo di obbligazioni denominate in valute che si collocano in punti diversi del proprio ciclo di politica monetaria e prodotti a spread gestiti attivamente o strategie svincolate da qualsiasi parametro” argomenta Jim Caron che si dice consapevole del fatto che la propria tesi, cioè di aumentare la duration dei portafogli in un momento in cui si prevede una crescita economica e un aumento dei tassi di interesse, è in contrasto con le strategie tradizionali.

Jim Caron, fa tuttavia rilevare che gestisce il rafforzamento della duration mediante tecniche basate sulla curva dei rendimenti, in un momento di prezzi convenienti.
“La recente dinamica dei prezzi dei titoli a reddito fisso mette in risalto due temi importanti che sosteniamo da tempo per migliorare la performance. Primo, gestire attivamente gli investimenti obbligazionari giacché la tempistica di un aumento atteso dei tassi riveste enorme importanza e, secondo, limitarsi a detenere unicamente obbligazioni a breve scadenza potrebbe essere un comportamento non ottimale in un periodo di ripresa post-crisi. Per integrare questi temi nelle nostre strategie di gestione utilizziamo tecniche che tengono conto della curva dei rendimenti. Questo approccio è essenziale, in particolare quest’anno poiché a nostro parere la crescita globale andrà gradualmente migliorando, finendo per esercitare pressioni al rialzo sui tassi di interesse” spiega Jim Caron per il quale gli investimenti nel reddito fisso con duration breve potrebbero rivelarsi non ottimali. Jim Caron non ha dubbi sulla direzione dei tassi nel medio periodo: ritiene infatti che aumenteranno.

Ciò che invece non gli è chiaro è la rapidità con la quale i tassi aumenteranno e il punto della curva in cui tale rialzo registrerà la maggiore accelerazione.
“Stabilire la possibile velocità di aumento dei tassi è quindi, per noi, un elemento di valutazione fondamentale. A questo scopo, l’ipotesi base che formuliamo è che le aspettative in materia di tassi a breve termine siano l’elemento fondamentale che definisce il livello dei tassi a più lungo termine” fa presente Jim Caron.
Quindi le indicazioni prospettiche fornite dalla Fed sulla data di inizio e sulla velocità degli aumenti dei tassi a breve sono un elemento fondamentale per definire non solo a quale ritmo i rendimenti obbligazionari aumenteranno, ma anche l’andamento della curva.

L’ipotesi restrittiva presume che il Federal Open Market Committee (Fomc) inizi ad alzare i tassi di interesse in ragione di 25 punti base (pb) a ogni riunione a partire dal giugno 2015, fino a raggiungere l’1%, per poi passare ad aumenti di 50 pb fino a raggiungere il tasso finale del 4%. L’ipotesi accomodante presume che il Fomc inizi con un primo rialzo dei tassi di 25 pb nel dicembre 2015 per poi proseguire al ritmo di 10 pb per riunione fino a raggiungere il tasso finale del 3%.

“Confrontando il risultato con i prezzi che il mercato ha già scontato, non sorprende che i rendimenti obbligazionari si collochino tra la proiezione media e quella dell’orientamento accomodante relativamente alla velocità degli aumenti dei tassi da parte della Fed, al netto del premio per la scadenza. Il risultato è del tutto coerente con il recente indebolimento dei dati, con il calo dell’inflazione e con i toni accomodanti del discorso tenuto lo scorso febbraio dal presidente della Fed Janet Yellen al Congresso” puntualizza Jim Caron che poi conclude affermando: “Allo stadio attuale del periodo di ripresa post-crisi, la curva dei rendimenti potrebbe appiattirsi in un gran numero di scenari economici sia accomodanti che restrittivi, il che offre ai gestori una condizione di partenza unica per aggiungere valore alle strategie di portafoglio utilizzando la curva dei rendimenti”.
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