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Così Soros vorrebbe punire la Russia

28 Marzo 2014 10:00
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Le riserve strategiche americane di petrolio si trovano ad un livello due volte superiore alla soglia richiesta da un patto internazionale e George Soros ha proposto di venderne una quota per punire il presidente russo Vladimir Putin e i legislatori statunitensi stanno iniziando ad ascoltarlo.

“Mentre gli Stati Uniti e i loro alleati europei cercano di sanzionare la Russia per l’annessione della Crimea, gli Stati uniti d’America potrebbero spingere verso il basso i prezzi del petrolio a livello mondiale di ben 12 dollari al barile tramite la vendita di 500.000 barili al giorno dalle proprie riserve strategiche” ha infatti fatto presente Philip Verleger , un consulente che ha lavorato nelle amministrazioni Ford e Carter che ha poi aggiunto: “I prezzi più bassi costerebbero alla Russia circa 40 miliardi di dollari per le perdite di reddito dalla vendita di petrolio e gas, pari al 2 per cento della sua economia”

Nonostante il ministro americano dell'Energia Ernest Moniz si sia dichiarato contrario all’idea, nel paese si è aperto un dibattito dopo che Soros ha discusso l'argomento con un panel di esperti a Berlino. L'investitore miliardario ha detto il 20 marzo che la sanzione più efficace contro Putin per riprendere il controllo della Crimea è nelle mani degli Stati Uniti perché l'America potrebbe vendere riserve di petrolio a deprimere i prezzi.

"L'America può e deve essere una superpotenza energetica" ha commentato il senatore Mary Landrieu , presidente della commissione Energia e Risorse Naturali ed ha poi aggiunto: "L'ultima cosa che Putin e i suoi compari vogliono è la concorrenza degli Stati Uniti d'America nel settore energetico”.

Si stima che gli USA dispongano attualmente di 696 milioni di barili nella Strategic Petroleum Reserve, immagazzinati in caverne sotterranee nel Texas e Louisiana, secondo quanto riferito dal Dipartimento dell'Energia. Le riserve sono state create nel 1975 per la protezione contro le interruzioni delle forniture dopo l’embargo dei paesi arabi: l'ultimo prelievo importante è consistito nella vendita di 30 milioni di barili nel 2011 in concomitanza dei disordini in Libia.
Sebbene gli States si siano impegnati a detenere petrolio sufficiente a coprire 90 giorni di importazioni, attualmente le scorte immagazzinate sono a sufficienza per più di 200 giorni secondo i calcoli dell'Agenzia internazionale dell'energia, l'organizzazione dei paesi consumatori di petrolio che coordina le scorte.
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