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Russia e Ucraina: dobbiamo essere spaventati?

4 Marzo 2014 10:15

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eve periodo è opportuno adottare un approccio cauto.
Ma per gli investimenti è sempre bene ricordare le scelte di investimento di lungo termine basate sui fondamentali. Senza trascurare che, una eventuale ricomposizione della crisi in modo rapido, potrebbe offrire opportunità di investimento che le vendite emotive spesso creano. Sono alcune delle principali riflessioni espresse da Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di J.P.Morgan Asset Management nel commentare la crisi tra Ucraina e Russia sulla quale dichiara : “L’invasione della Crimea da parte della Russia ci ricorda scene del passato di Guerra Fredda ed è un tentativo della Russia di mantenere il controllo su un’area che è sempre stata filo sovietica sia per ragioni storiche che geografiche. E’ difficile valutare l’evoluzione degli eventi, ma il protrarsi della crisi potrebbe avere esiti negativi sui mercati”.

L’Ucraina è un paese piccolo e di modesta entità economica. Tuttavia la presenza nel paese di alcune banche europee e la posizione strategica per il passaggio dell’energia rendono questa crisi potenzialmente dannosa per la Russia stessa e per l’Europa. Il protrarsi della crisi potrebbe alla fine rivelarsi dannosa soprattutto per la Russia come ha evidenziato la reazione del mercato azionario russo sceso in maniera molto vistosa all’annuncio degli ultimi eventi. Anche il rublo è stato molto penalizzato perdendo circa il 10% del valore rispetto al dollaro da inizio anno. Per frenare la svalutazione del Rublo, la Banca Centrale russa ha deciso un aumento dei tassi (+150 pb) portandoli al 7%.
“Ciò potrebbe aiutare nel breve periodo, ma potrebbe essere penalizzante nel lungo periodo dato che il paese sta mostrando una crescita moderata. Inoltre l’impatto della vicenda potrebbe essere peggiore se la Comunità internazionale dovesse decidere delle sanzioni economiche alla Russia per l’occupazione armata della Crimea” sottolinea Maria Paola Toschi.
Dal lato dell’Ucraina, la fase di instabilità politica è evidente da qualche tempo. Sono in corso negoziazioni tra il nuovo governo ad interim e il FMI per un piano di aiuti. Nel frattempo le riserve internazionali sono scese notevolmente spingendo al ribasso anche la valuta. Un default dell’Ucraina non è da escludere anche a causa della presenza di un governo fragile e instabile, ma ciò potrebbe avere un impatto limitato sui mercati globali.

Tra i fattori di contagio della crisi per i mercati si possono evidenziare effetti indiretti e diretti. Tra quelli indiretti gli eventi in Ucraina e Russia hanno ridimensionato la propensione al rischio degli investitori soprattutto perchè la fonte della turbolenza viene dai paesi emergenti, verso i quali c’è già un sentimento di disaffezione. L’Ucraina non è nell’indice MSCI Mercati Emergenti, mentre la Russia, uno dei BRIC, ha un peso rilevante pari al 6% circa.
“Quindi una perdurante fase di instabilità in Russia aggiunge motivo di ansia sulle posizioni legate ai paesi emergenti e potrebbe accelerare il riposizionamento dei flussi di investimento verso aree considerate a minor rischio” fa presente Maria Paola Toschi.
Tra i pericoli diretti e i settori che possono essere penalizzati dalla vicenda si segnalano il settore bancario e quello energetico e delle commodity. Ci sono ancora diverse banche europee che hanno posizioni nel paese, nonostante negli ultimi anni alcuni gruppi bancari siano usciti.
“Inoltre i prezzi energetici potranno soffrire di volatilità dato il ruolo strategico che l’Ucraina riveste nel trasporto di gas naturale dalla Russia verso l’Europa. Secondo diverse fonti, la Russia fornisce oltre il 20% del gas naturale all’Europa utilizzando delle strutture che passano attraverso l’Ucraina. Una eventuale interruzione della fornitura potrebbe essere un danno sia per la stessa Russia, impossibilitata a proseguire le forniture, e sia per l’Europa che potrebbe soffrire per la carenza di approvvigionamenti e prezzi in crescita” puntualizza Maria Paola Toschi.

L’Ucraina è anche un importante fornitore di prodotti agricoli sui mercati internazionali. La interruzione delle forniture potrebbe determinare delle reazioni al rialzo, già in parte osservate, sui prezzi del grano e del mais.
La instabilità politica potrebbe quindi essere la principale incognita dei mercati nel 2014, partito all’insegna del rafforzamento della crescita e del proseguimento dell’ottimismo. I mercati potrebbero mostrare un aumento della volatilità rispetto a quanto osservato negli ultimi mesi. Bisogna tuttavia sempre ricordare che l’approccio di investimento deve limitare la reazione a eventi transitori di breve periodo e che focolai di crisi, per quanto dolorosi per i mercati, non dovrebbero far dimenticare le scelte di investimento di lungo termine basate sui fondamentali.

“Un approccio ai mercati più cauto e un rientro della propensione al rischio potrebbero ripristinare delle strategie difensive. I mercati azionari emergenti potrebbero risentire del protrarsi del calo di attenzione come conseguenza delle crisi politiche che stanno interessando anche Turchia e Tailandia. I mercati azionari europei potrebbero risentire degli effetti di contagio provenienti dall’est” argomenta Maria Paola Toschi.
Ad attenuare i timori degli investitori si deve osservare che una protratta fase di crisi e soprattutto una posizione aggressiva della Russia avrebbe effetti molto negativi soprattutto sul Cremlino e sui suoi rapporti con i paesi occidentali.
“Per questo riteniamo che ci spazio per ricomporre la fase di crisi rapidamente. Infine va ricordato che queste vicende hanno ulteriormente ridotto le valutazioni dei mercati russi, che potrebbero mostrare un buon appeal se l’evoluzione della crisi dovesse essere rapida e positiva” è la conclusione di Maria Paola Toschi.

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