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La crescita dello shadow banking

8 Gennaio 2014 14:00
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Nella sua versione più ampia, l’intermediazione finanziaria non bancaria, che può essere considerata una stima prudenziale del sistema bancario ombra (il cosidetto shadow banking), ha continuato a crescere anche nel 2012, ma rimane sostanzialmente stabile, in termini di asset, alla metà di quella del sistema bancario. Lo rileva l’ultimo studio del Financial Stability Board (FSB), pubblicato a novembre sui dati di fine 2012, che include 25 giurisdizioni e l’area euro nel suo complesso, coprendo così l’80% del PIL globale e il 90% degli asset del sistema finanziario mondiale.

Secondo il monitoraggio del FSB, l’intermediazione finanziaria non bancaria (che riguarda quindi gli altri intermediari finanziari, definiti OFI) è cresciuta di 5 trillioni di dollari nel 2012, salendo a 71 trillioni, e si è attestata a circa il 24% sul totale di tutta l’intermediazione finanziaria complessiva (il sistema bancario pesa invece per il 46,7% del totale). Un livello livello sostanzialmente stabile rispetto agli anni passati, dopo un picco del 27% raggiunto nel 2007. La variazione sul 2011 è risultata infatti dello 0,7% e può essere sostanzialmente attribuita, secondo la spiegazione del FSB, al generale aumento delle valutazioni dei mercati finanziari.

L’analisi del FSB riguarda infatti la totalità dell’intermediazione finanziaria che non passa dalle banche. Si tratta in sostanza di tutti quei servizi volti a favorire l'incontro tra la domanda e l'offerta di moneta e di strumenti finanziari che non vengono veicolati da entità appartenenti al sistema bancario tradizionale ma invece gli altri intermediari finanziari, definiti OFI (Other Financial Intermediaries).

Nell’analisi, che si basa sui dati dei flussi di fondi (Flows of Funds), sono così per esempio inclusi i fondi di investimento azionari, i fondi di investimento immobiliari (Reits) e gli hedge funds. Rimangono escluse le compagnie assicurative, i fondi pensioni e le istituzioni finanziarie pubbliche.

Monitorare il livello dell’intermediazione finanziaria non bancaria permette di avere una stima prudenziale sull’entità del famoso shadow banking perché copre le aree dove i rischi connessi al sistema bancario ombra possono potenzialmente emergere. Lo shadow banking vero e proprio, che da alcuni è chiamato “market-based financing”, riguarda solamente quella parte di intermediazione finanziaria non bancaria che coinvolge l’intermediazione di credito e rappresenta così un sottoinsieme della più ampia categoria di intermediazione finanziaria non bancaria. Non riguarda per esempio i fondi di investimento azionari, inclusi invece nella stima prudenziale dell’intermediazione finanziaria.

In altre parole, può essere ampiamente descritto come l’intermediazione di credito che coinvolge entità e attività fuori dal sistema bancario normale. Il suo monitoraggio con un certo grado di precisione è importante perché sebbene il credito degli intermediari non bancari contribuisca al finanziamento dell’economia reale può anche diventare fonte di rischio sistemico. Così in quest’ultimo studio il FSB ha per la prima volta cercato di circoscrivere l’analisi con un maggior grado di dettaglio: una volta stimato il livello di intermediazione finanziaria non bancaria, ha escluso quelle attività che non hanno una diretta relazione con l’intermediazione del credito o che sono già prudenzialmente consolidate nei gruppi bancari.

Un calcolo che però è stato possibile per solo un sottogruppo di 20 giurisdizioni che hanno fornito dati maggiormente analitici. Sebbene sia necessaria un maggiore affinamento di questo esercizio, grazie a tale eleborazione è stato possibile calcolare in 35 trillioni il livello dello shadow banking vero e proprio rispetto ai 55 individuati dall’analisi più ampia (sempre per questo sottogruppo di giurisdizioni). Un livello che indica un tasso di crescita nel 2012 del 2,9% rispetto al 6,4% della stima prudenziale più ampia relativa allo stesso gruppo di giurisdizioni.
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