crescita economica
Il debito pubblico italiano è sostenibile
18 Dicembre 2013 14:00

anza di pochi giorni dalla pubblicazione nel supplemento al Bollettino di finanza statale della Banca d’Italia del nuovo livello record a 2.850 miliardi di euro del debito pubblico, l’Italia incassa due importanti promozioni sul campo.
La prima è la conferma del rating BBB da parte dell’agenzia americana Standard & Poor’s. Un giudizio che consente al debito pubblico del Belpaese di rimanere due livelli sopra la soglia del non investment grade, superato il quale potrebbero scattare vendite automatiche dei titoli di stato italiano in portafoglio agli investitori istituzionali esteri. Certo, la nota degli analisti di Standard & Poor’s spiegano che l’outlook (cioè lo scenario per i prossimi 12 mesi) resta negativo per via della crescita debole, l’ammontare del debito elevato e della mancanza di alcune importanti riforme strutturali, ma resta il fatto che il giudizio di merito sottolinea che le misure del governo stanno andando nella giusta direzione.
La seconda, e per certi versi ancora più inattesa promozione, riguarda invece il cosiddetto debito sostenibile. Il Centro studi dell’Università di Friburgo ha calcolato l’insieme aggregato del debito esplicito (cioè il rapporto tra il debito pubblico accumulato finora e il PIL) e quello implicito (che invece considera gli impegni di spesa futura tra i quali quelli su pensioni e sanità) dei paesi europei: l’Italia, in questa speciale graduatoria, si piazza al secondo posto con un rapporto debito/PIL totale del 73%, dietro alla sola Lettonia (59%), ma davanti a Germania (154%), Svezia (247%), Francia (449%), Regno Unito (640%) e Spagna (672%).
La prima è la conferma del rating BBB da parte dell’agenzia americana Standard & Poor’s. Un giudizio che consente al debito pubblico del Belpaese di rimanere due livelli sopra la soglia del non investment grade, superato il quale potrebbero scattare vendite automatiche dei titoli di stato italiano in portafoglio agli investitori istituzionali esteri. Certo, la nota degli analisti di Standard & Poor’s spiegano che l’outlook (cioè lo scenario per i prossimi 12 mesi) resta negativo per via della crescita debole, l’ammontare del debito elevato e della mancanza di alcune importanti riforme strutturali, ma resta il fatto che il giudizio di merito sottolinea che le misure del governo stanno andando nella giusta direzione.
La seconda, e per certi versi ancora più inattesa promozione, riguarda invece il cosiddetto debito sostenibile. Il Centro studi dell’Università di Friburgo ha calcolato l’insieme aggregato del debito esplicito (cioè il rapporto tra il debito pubblico accumulato finora e il PIL) e quello implicito (che invece considera gli impegni di spesa futura tra i quali quelli su pensioni e sanità) dei paesi europei: l’Italia, in questa speciale graduatoria, si piazza al secondo posto con un rapporto debito/PIL totale del 73%, dietro alla sola Lettonia (59%), ma davanti a Germania (154%), Svezia (247%), Francia (449%), Regno Unito (640%) e Spagna (672%).
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