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L’ombra della mini-patrimoniale sui risparmi

5 Dicembre 2013 09:00
financialounge -  italia legge di stabilità patrimonio rendite finanziarie tasse
In soli tre anni in Italia il ricavato dalla tassazione delle rendite e dei depositi finanziari potrebbe triplicare dai 6,75 del 2011 ai 21 miliardi di euro stimati per l’anno prossimo. Per adesso sappiamo per certo che, nei primi otto mesi di quest’anno l’introito si è attestato a 12,8 miliardi, contro i 9,56 miliardi dell’anno scorso e ai 4,76 miliardi dello stesso periodo del 2011.

Proprio il 2011 è l’anno in cui il Governo Monti getta le basi per la nuova tassazione delle rendite finanziarie e introduce la cosiddetta “patrimonialina” sui deposito titoli. Ecco che, a partire dal 2012, gli italiani devono retrocedere all’erario il 20% delle plusvalenze (con l’eccezione di quelle realizzate sui titoli di stato e postali che resta fissata al 12,5%), e devono pagare anche un bollo di legge pari allo 0,10% del controvalore dei titoli in loro possesso: azioni, obbligazioni, titoli di stato, titoli postali, fondi comuni, comparti di sicav, polizze vita.

Quest’anno, in virtù della legge di stabilità licenziata nel dicembre 2012, l’aliquota del bollo di legge sui depositi è stata aumentata dallo 0,10% allo 0,15% determinando un incremento del gettito, nei primi otto mesi di quest’anno del 46%, pari a 4,08 miliardi (contro i 2,8 miliardi dello stesso periodo del 2012).

Per l’anno prossimo, se la proposta contenuta nella legge di stabilità 2014 attualmente in via di approvazione al Parlamento verrà approvata, l’aliquota sui bolli di legge sui depositi è destinata a salire allo 0,20%: un balzello che dovrebbe garantire un introito di 5,4 miliardi nel 2014. Un’entrata che, sommata alle imposte su redditi da capitale e plusvalenze, imposte su interessi e premi di obbligazioni, e le ritenute sugli interessi e premi corrisposti dagli istituti di credito, dovrebbe far lievitare appunto a 21 miliardi il bottino 2014 per l’erario.
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