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Unione bancaria europea ancora da costruire

3 Dicembre 2013 20:00
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La crisi del debito sovrano in Europa ha chiarito che, nonostante gli indubbi vantaggi della costituzione dell’Unione europea e della realizzazione di una moneta unica, la mancanza di un’unione fiscale è stata un serio limite che deve essere affrontato per garantire una stabilità a lungo termine all’ economia europea e a quella globale.

Nella sua forma attuale, la proposta dell’Unione bancaria europea (UBE) prevede un approccio articolato in tre pilastri:
1) un supervisore del settore bancario
2) un sistema centrale che assista le banche in difficoltà
3) un regime comune di garanzia dei depositi

Lo stato di avanzamento di ognuno di questi tre pilastri è diverso e in particolare gli accordi sul secondo e sul terzo pilastro si sono dimostrati i più difficili. Anche il primo pilastro, sebbene sia stato finalizzato e la BCE diventerà il supervisore bancario unico a partire dal novembre 2014, prevede diverse clausole.
Ad esempio, sotto la supervisione diretta della BCE si troveranno solo 130 delle maggiori banche di Eurolandia; benché queste costituiscano l’85% delle attività finanziarie della regione, oltre 6000 banche più piccole di Eurolandia, e potenzialmente a maggiore rischio, verranno lasciate sotto la supervisione delle autorità di regolamentazione nazionali.

Il secondo pilastro, che riguarda la costituzione di un sistema centrale per cessare progressivamente e in assoluta sicurezza l’attività delle banche sull’orlo del fallimento, ha superato una boa importante nei mesi precedenti. A giugno i politici dell’Unione Europea (UE) hanno concordato di adottare una strategia di "coinvolgimento", che indurrebbe i creditori e gli azionisti delle banche di Eurolandia ad accollarsi alcune perdite in caso di fallimento. Questa strategia, mirata ad evitare che solo alcune tra le più solide economie di Eurolandia si accollino il salvataggio finanziario delle banche in difficoltà, non verrebbe attuata prima della primavera 2018, lasciando nel frattempo quest’onere ai diversi governi.

Il terzo pilastro, un programma comune di garanzia dei depositi, è l’aspetto di gran lunga più controverso della proposta di unione bancaria. Pochi sono i progressi compiuti, a causa della resistenza di paesi come la Finlandia e la Germania, dove esiste una forte opposizione pubblica all’uso di fondi pubblici per garantire i depositi bancari di altri paesi. Tuttavia questo è forse l’aspetto più importante della proposta, poiché in sua assenza i risparmiatori continuerebbero ad essere esposti a perdite nel caso del fallimento di una banca.

L’attuale quadro dell’UBE è pertanto quello di un treppiedi con solo una gamba e mezza. Per compiere progressi sulla via dell’unione bancaria, i paesi europei più forti dovranno giocare un ruolo attivo nella negoziazione di un adeguato compromesso con gli altri potenziali membri dell’unione bancaria.

D’altro canto però, le banche europee si trovano in una posizione decisamente migliore ora rispetto a due anni fa. Oltre alla ricapitalizzazione, le banche hanno scoperto, grazie alla BCE, di aver operato in direzione del miglioramento della solidità dei loro bilanci, portando i loro coefficienti patrimoniali in linea con quelli stabiliti da Basilea 3, una serie di standard normativi globali per le banche, focalizzata sulle riserve patrimoniali, sulla copertura della liquidità e sugli stress test.

Maggiori livelli di riserve bancarie e posizioni di liquidità più solide costituiscono indubbiamente uno sviluppo positivo per il sistema bancario europeo, ma troppa cautela potrebbe essere lesiva quanto gli eccessi in direzione opposta. La rigorosa attuazione di Basilea 3 potrebbe indebolire la ripresa economica giacché le banche possono migliorare i loro coefficienti patrimoniali soltanto mediante due leve: più capitale o meno prestiti.
Le banche possono soddisfare i requisiti patrimoniali riducendo la concessione di prestiti, che protrarrebbe un’economia già afflitta da una mancanza di credito. La preoccupazione europea per i requisiti patrimoniali, insieme a una debole domanda di credito, spiega perché la ripresa dei prestiti in Eurolandia è stata più lenta rispetto agli Stati Uniti.

A proposito di requisiti patrimoniali, nel primo trimestre del 2014, la BCE dovrà controllare la qualità degli attivi bancari; un risultato positivo potrebbe restituire agli investitori una certa fiducia nel settore finanziario della regione. Questi controlli sono finalizzati a individuare tutte le altre carenze di capitale e a fornire soluzioni per colmarle. La BCE condurrà un controllo approfondito dei bilanci e dei profili di rischio delle banche mentre si prepara ad assumere il ruolo di supervisore unico del sistema bancario europeo nel novembre 2014.

Sono tre obiettivi gli obiettivi :
1) Aumentare la trasparenza – per migliorare le informazioni concernenti la qualità degli attivi bancari
2) Intervenire – per individuare e realizzare azioni quando e dove necessario
3)Infondere fiducia – per garantire alle parti interessate la fondamentale solidità delle banche

Tutti gli aspetti visti in precedenza, ci portano a ritenere indispensabile la creazione di un solido sistema fiscale che sostenga l’attuale unione monetaria europea.
Sebbene sia probabile che il risultato finale delle negoziazioni sarà alquanto diverso dall’attuale oggetto di discussione, è indispensabile che parte dell’accordo preveda la cooperazione e la condivisione degli oneri tra i membri dell’unione bancaria: il prezzo della stabilità si traduce spesso in un sacrificio.

Il consolidamento delle fondamenta di Eurolandia dovrebbe essere la priorità assoluta dei politici, che dovrebbero saggiamente sfruttare l’attuale momento di tregua della volatilità per procedere il più possibile verso l’unione bancaria.
Una chiarezza maggiore sulla struttura dell’Unione bancaria europea e sul calendario proposto per la sua adozione potrebbe rimuovere un elemento d’incertezza e aumentare la fiducia degli investitori nel futuro dell’area Euro e nella sostenibilità della ripresa.

L’economia europea continua ad essere afflitta dalla mancanza di credito, ma minori incertezze sull’unione bancaria consentirebbero di aumentare i prestiti bancari e la crescita. Un contesto economico più robusto potrebbe agevolare l’accettazione di un’unione bancaria a paesi come la Germania: infatti un’accelerazione della crescita si tradurrebbe in un maggior gettito fiscale, che potrebbe essere successivamente usato per gettare il seme del fondo di salvataggio e del fondo di garanzia dei depositi.
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