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Alexandra Hartman

Buone prospettive di crescita per le aziende dell'Area Euro

13 Novembre 2013 21:00
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Alla ricerca di solide e selezionate società
Definisce cautamente ottimista la sua visione del quadro economico. E, se anche ci fosse un peggioramento del contesto per l'eventualità di un riaccendersi delle tensioni in Eurozona, è convinta che molte società europee continuerebbero a registrare buone performance, a prescindere dall'andamento dell'economia: la sua predisposizione alla selezione delle società in cui investire fornirebbe in ogni caso un valido contributo.

Sono solo alcuni dei più importanti passaggi dell’intervista rilasciata a FinanciaLounge da Alexandra Hartmann, Gestore di FF Euro Blue Chip Fund, il comparto azionario Euro di Fidelity Worldwide Investment che ha ottenuto costantemente performance da primo quartile sia sul breve periodo (12 mesi), sia nel medio (3 anni) e sia nel lungo termine (5 e 10 anni). Il fondo ha infatti generato per i suoi investitori un rendimento dall’inizio dell’anno del18% e negli ultimi 5 anni del 76.7% (fonte Bloomberg, al 12.11.2013).

Quali sono i segreti dell’eccellente performance del fondo?
“Tra i fattori che hanno contribuito alla performance del fondo vorrei segnalare innanzitutto un approccio di investimento disciplinato. Il mio obiettivo principale consiste nell’individuare titoli la cui valutazione non rispecchi adeguatamente il valore reale delle attività sottostanti. Nella selezione dei titoli guardo alla capacità di ‘crescita dall'interno’, vale a dire l'assenza di vincoli significativi con le condizioni esterne, come succede invece alle società le cui performance di vendita sono strettamente legate all'andamento dell'economia".

Da cosa è trainata la crescita interna a cui guarda?
“Da vari fattori, quali ad esempio il poter disporre di prodotti evidentemente superiori alla concorrenza o di qualche altro vantaggio competitivo fondamentale che consenta di produrre ed offrire prodotti a prezzi più bassi rispetto alla concorrenza. Sempre per evitare i vincoli esterni, prediligo le società in grado di autofinanziarsi tramite i propri flussi di cassa e questo risulta fondamentale in contesti molto vincolati alla disponibilità del credito. Per la stessa ragione, molto importante è anche la solidità di bilancio".

Oltre alla crescita interna cosa attira la sua attenzione?
"Nella valutazione delle opportunità di investimento, prediligo i contesti caratterizzati da un numero ridotto di venditori di prodotti analoghi e un rapporto domanda/offerta favorevole. Le società di questo tipo in genere possono contare su elevate barriere d'ingresso al settore che di fatto impediscono la nascita di nuovi concorrenti".

Come valuta la congiuntura economica in Europa?
"I dati relativi all'economia nell'Eurozona sono in progressivo miglioramento. Negli ultimi mesi, gli indici PMI si sono attestati in territorio positivo e questa circostanza suggerisce che l'economia dell'Eurozona, uscita dalla recessione nel secondo trimestre, potrebbe già essere tornata ad espandersi nel terzo trimestre. Nel contempo, anche i cosiddetti paesi periferici della zona euro hanno cominciato a ridurre l'ampio deficit delle partite correnti che viene considerato uno dei loro punti di debolezza.
Il miglioramento dell'economia reale è stato fortemente aiutato dal processo di "normalizzazione" del settore finanziario, come dimostra il fatto, di per sé notevole, che i rendimenti sui titoli di Stato italiani e spagnoli sono tornati quasi ai livelli pre-crisi. Naturalmente i problemi restano e la strada della ripresa sarà ancora lunga, ma questi segnali ci autorizzano ad essere più ottimisti".

Quali vantaggi per le imprese da questo contesto economico più favorevole?
"Il settore corporate si è dimostrato capace di aumentare in modo costante gli utili, al di sopra della media globale, a prescindere dalla congiuntura sfavorevole. Uno dei motivi principali è legato alla globalizzazione crescente, per cui numerose imprese europee dipendono in misura minore dall'andamento dell'economia interna, avendo aumentato l'esposizione alla crescita di altre regioni del mondo, come i mercati emergenti.
A parità di condizioni, ritengo tuttavia sia ragionevole prevedere che la normalizzazione finanziaria in corso e il miglioramento del quadro economico nell'Eurozona contribuiranno alla buona performance delle imprese della regione".

Quali invece i suoi timori per l’economia?
"Nonostante i progressi compiuti sotto molti aspetti, che hanno senz'altro contribuito a rasserenare il clima, la crisi dell'Eurozona non può essere ritenuta completamente risolta. Anzi, il recente passato ci insegna che i problemi dell'Area Euro possono talvolta tornare a riemergere. Permangono infatti alcune fonti di stress, come la possibilità di nuove tensioni politiche sia all'interno di alcuni paesi che nei rapporti tra questi ultimi e le controparti da cui hanno ricevuto sostegno.
Data la presenza di queste incognite, l'eventualità di un riaccendersi delle tensioni in Eurozona va tenuta in considerazione nella selezione delle società in cui investire. D’altra parte, l'apprensione per questi possibili sviluppi ha contribuito a tenere sotto controllo le valutazioni, anche in presenza di un miglioramento delle condizioni economiche".

In breve, come definirebbe la sua visione complessiva?
"La potrei definire cautamente ottimista e confido che anche qualora vi fosse un peggioramento del quadro complessivo, molte società europee continuerebbero a registrare buone performance, a prescindere dall'andamento dell'economia. È utile ricordare che il premio al rischio azionario per i titoli europei si mantiene ai massimi degli ultimi anni e questo fattore dovrebbe favorire la domanda di azioni europee laddove si continuano a ravvisare opportunità interessanti. Non è un caso se i flussi di fondi verso l'azionario europeo sono aumentati.
Sono quindi ottimista sulla possibilità di continuare a trovare società europee con fondamentali solidi e prospettive di crescita positive, capaci di beneficiare del contesto di miglioramento economico attuale, ma guidate principalmente da driver di crescita indipendenti dal ciclo economico".
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