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Gli italiani preferiscono la consulenza professionale

15 Luglio 2013 20:00
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Negli ultimi cinque anni la consulenza professionale ha esercitato un ruolo decisivo in Italia nel proteggere il risparmio messo a rischio dalla crisi recessiva. In permanenza di un’elevata incertezza sulle prospettive dell’economia e dei mercati finanziari, nel nostro Paese è preferibile ricevere informazioni e consigli d’investimento da figure professionali.

È emerso dall’indagine Schroders Global Investment Trends Report (1), che ha intervistato in 20 Paesi di Europa, Asia e Stati Uniti 14.800 investitori (mille in Italia) intenzionati a investire almeno 10.000 Euro nei prossimi dodici mesi.

Chi influisce di più sulle scelte
Dall’inizio della recessione nel 2008, il supporto fornito dal proprio consulente finanziario (promotore, private banker o consulente indipendente) è ritenuto importante o molto importante dal 64% degli intervistati. Tale centralità è confermata dall’orientamento sulle scelte d’investimento che saranno effettuate nel corso dell’anno: il 42% del campione italiano dichiara che, prima di decidere, consulterà un professionista (in particolare, il 20% si rivolgerà a un consulente finanziario, il 17% consulterà la propria banca, il 5% interpellerà un dottore commercialista o una figura professionale assimilabile).

Tra le altre fonti utilizzate per decidere che cosa fare dei propri risparmi un ruolo di particolare importanza è esercitato dai siti d’informazione finanziaria (21%). Sempre ascoltati familiari e amici (12%) mentre i media (6%) esercitano una minore influenza. L’importanza attribuita dagli italiani alle diverse fonti non si discosta sostanzialmente da quanto registrato negli altri Paesi.

Gli effetti della recessione
Gli intervistati italiani ritengono che il peggioramento delle condizioni economiche internazionali degli ultimi cinque anni abbia avuto un impatto negativo sui propri investimenti e risparmi: la pensa così il 60% del campione, una percentuale ben superiore alla media mondiale (49%). Solo il 20% ha invece dichiarato un andamento positivo (questo dato si attesta al 34% per il campione globale). La flessione subita, mediamente, è stimata all’11%, una delle percentuali più elevate nei Paesi oggetto dell’indagine di Schroders.

La prudenza al primo posto
Incerte prospettive dell’economia e instabilità dei mercati alimentano l’atteggiamento abitualmente prudente degli investitori italiani, che antepongono la protezione alla crescita del capitale. In termini di prodotti, benché nel 2013 la preferenza in Italia andrà alle soluzioni che garantiscono una protezione del capitale (32% versus 20% del campione mondiale), il 31% degli intervistati è orientato verso strumenti che generano un reddito a lungo o a breve termine (vs 39% del campione mondiale) e il 21% perseguirà la crescita (vs 28% del campione mondiale).

La ricerca ha inoltre rilevato che nei prossimi dodici mesi, nonostante il 37% degli italiani ridurrà (in media del 6%) il patrimonio investito, il 63% lo aumenterà o lascerà invariato. Negli altri Paesi è invece emerso che l’80% prevede un aumento o un mantenimento del patrimonio investito mentre il 20% lo diminuirà.

“La ricerca conferma una volta di più che gli italiani sono consapevoli di non poter fare da sé nelle scelte d’investimento e che c’è nel Paese una forte domanda di consulenza”, ha dichiarato Luca Tenani, Responsabile distribuzione per l’Italia di Schroders. “L’attenzione al contenimento del rischio è marcata, ma gli italiani stanno investendo, come dimostrano ad esempio i dati 2013 sulla raccolta dei fondi, e manifestano un interesse particolare per le soluzioni in grado di generare un reddito costante”.

(1) Schroders ha commissionato a Research Plus Ltd un sondaggio indipendente condotto online su un campione di 14.800 individui di 20 Paesi tra Asia, Stati Uniti e Europa.
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