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Titoli azionari interessanti malgrado i timori sulle mosse della Fed
di Russ Koesterich 26 Giugno 2013 20:00
qualche tempo ormai che gli investitori sono concentrati sulle voci di cambiamento della politica monetaria della Federal Reserve. La scorsa settimana, le dichiarazioni del Presidente della banca centrale americana, Ben Bernanke, sulla futura riduzione di liquidità nel sistema hanno aggiunto carne al fuoco.
La volatilità dei mercati azionari è aumentata e i titoli hanno accusato il colpo, con l'indice Dow Jones Industrial Average in calo dell'1,8% a 14.799 punti, l'indice S&P 500 che ha perso il 2,1% a quota 1.592 e il Nasdaq Composite in discesa dell'1,9% a 3.357 punti.
Nei mercati del reddito fisso i rendimenti dei treasury sono aumentati (i prezzi seguono la direzione opposta). In settimana il rendimento dei treasury a dieci anni è salito dal 2,13% al 2,54%. Il sentiment del mercato è cambiato nelle ultime settimane dato che gli investitori nutrono incertezza sulla futura direzione della politica monetaria. Da anni ormai la politica monetaria si muove in una sola direzione (politica monetaria espansiva) e gli investitori temono le prospettive di un cambiamento di direzione, anche graduale, della Federal Reserve.
Secondo la nostra view, l'economia è in grado di sostenere una riduzione degli acquisti degli asset ma gli investitori sono nervosi. La scorsa settimana il deflusso dai fondi obbligazionari è stato pari a 7,5 miliardi di USD. Il sell-off dei Treasury e l'esodo dai fondi obbligazionari avviene in un momento in cui le aspettative sull'inflazione sono basse. Il rimbalzo dei rendimenti non è dunque guidato dalle aspettative sull'inflazione, ma da investitori più esigenti verso gli investimenti obbligazionari.
Oltre ai timori sulla policy della Fed, i mercati hanno reagito a un'ulteriore evidenza di rallentamento dell'economia globale. La scorsa settimana i dati manifatturieri cinesi sono risultati più deboli rispetto alle attese. Gli investitori sono consapevoli del rallentamento economico ma sono meno abituati all'indebolimento dei mercati emergenti e asiatici, che hanno tenuto piuttosto bene malgrado l'indebolimento dei dati di Stati Uniti ed Europa.
Quali sono le conseguenze sui mercati finanziari?
È bene sapere che la volatilità del mercato non cesserà nei prossimi mesi ma i titoli rimarranno positivi. Il mercato azionario rimarrà rialzista. I prezzi dei titoli sono ragionevoli, i tassi di interesse sono bassi, l'inflazione non rappresenta una minaccia e i bilanci societari rimangono solidi – ecco perchè i prezzi dei titoli saliranno nel periodo intermedio. Ci sono settori del mercato comunque che richiedono prudenza.
Il settore delle utility appare particolarmente vulnerabile quando i tassi salgono. Anche se la visione di lungo termine sui mercati emergenti è positiva, secondo noi è utile aumentare la prudenza verso quelle aree del mercato che sono particolarmente vulnerabili a una stretta della liquidità e al rafforzamento del dollaro americano, come ad esempio la Russia. Per lo stesso motivo l'atteggiamento è di cautela anche verso il mercato di Hong Kong.
Per quanto riguarda i mercati del reddito fisso persisterà la pressione al rialzo sui rendimenti il prossimo anno. Di conseguenza i Treasury non sono particolarmente interessanti ed è bene adottare una posizione di sottopeso in questi settori. Nello stesso tempo, se i prezzi dei TIPS (titoli del Tesoro protetti dall'inflazione) e dell'oro sono calati di molto, questi stessi investimenti, che proteggono dall'inflazione, sono considerati cari e vulnerabili in caso di aumento dei tassi.
La volatilità dei mercati azionari è aumentata e i titoli hanno accusato il colpo, con l'indice Dow Jones Industrial Average in calo dell'1,8% a 14.799 punti, l'indice S&P 500 che ha perso il 2,1% a quota 1.592 e il Nasdaq Composite in discesa dell'1,9% a 3.357 punti.
Nei mercati del reddito fisso i rendimenti dei treasury sono aumentati (i prezzi seguono la direzione opposta). In settimana il rendimento dei treasury a dieci anni è salito dal 2,13% al 2,54%. Il sentiment del mercato è cambiato nelle ultime settimane dato che gli investitori nutrono incertezza sulla futura direzione della politica monetaria. Da anni ormai la politica monetaria si muove in una sola direzione (politica monetaria espansiva) e gli investitori temono le prospettive di un cambiamento di direzione, anche graduale, della Federal Reserve.
Secondo la nostra view, l'economia è in grado di sostenere una riduzione degli acquisti degli asset ma gli investitori sono nervosi. La scorsa settimana il deflusso dai fondi obbligazionari è stato pari a 7,5 miliardi di USD. Il sell-off dei Treasury e l'esodo dai fondi obbligazionari avviene in un momento in cui le aspettative sull'inflazione sono basse. Il rimbalzo dei rendimenti non è dunque guidato dalle aspettative sull'inflazione, ma da investitori più esigenti verso gli investimenti obbligazionari.
Oltre ai timori sulla policy della Fed, i mercati hanno reagito a un'ulteriore evidenza di rallentamento dell'economia globale. La scorsa settimana i dati manifatturieri cinesi sono risultati più deboli rispetto alle attese. Gli investitori sono consapevoli del rallentamento economico ma sono meno abituati all'indebolimento dei mercati emergenti e asiatici, che hanno tenuto piuttosto bene malgrado l'indebolimento dei dati di Stati Uniti ed Europa.
Quali sono le conseguenze sui mercati finanziari?
È bene sapere che la volatilità del mercato non cesserà nei prossimi mesi ma i titoli rimarranno positivi. Il mercato azionario rimarrà rialzista. I prezzi dei titoli sono ragionevoli, i tassi di interesse sono bassi, l'inflazione non rappresenta una minaccia e i bilanci societari rimangono solidi – ecco perchè i prezzi dei titoli saliranno nel periodo intermedio. Ci sono settori del mercato comunque che richiedono prudenza.
Il settore delle utility appare particolarmente vulnerabile quando i tassi salgono. Anche se la visione di lungo termine sui mercati emergenti è positiva, secondo noi è utile aumentare la prudenza verso quelle aree del mercato che sono particolarmente vulnerabili a una stretta della liquidità e al rafforzamento del dollaro americano, come ad esempio la Russia. Per lo stesso motivo l'atteggiamento è di cautela anche verso il mercato di Hong Kong.
Per quanto riguarda i mercati del reddito fisso persisterà la pressione al rialzo sui rendimenti il prossimo anno. Di conseguenza i Treasury non sono particolarmente interessanti ed è bene adottare una posizione di sottopeso in questi settori. Nello stesso tempo, se i prezzi dei TIPS (titoli del Tesoro protetti dall'inflazione) e dell'oro sono calati di molto, questi stessi investimenti, che proteggono dall'inflazione, sono considerati cari e vulnerabili in caso di aumento dei tassi.