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Christine Lagarde

Il labirinto degli specchi

20 Giugno 2013 20:00
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Nei luna park il “labirinto degli specchi” presenta un’immagine deformata della realtà. Chi è magro può vedersi grasso in uno specchio e a testa in giù in un altro. Allo stesso modo, i mercati finanziari, che dovrebbero “riflettere” l’andamento della cosiddetta economia reale, possono far apparire distorta l’immagine riflessa. Ad esempio, nel suo intervento del 4 giugno la Direttrice Generale del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde ha parlato di un’economia globale a “tre velocità”.

Secondo l’FMI, le economie emergenti come la Cina procedono speditamente e altre, tra cui gli Stati Uniti, sono “in fase di accelerazione”, mentre il terzo gruppo, a cui appartengono anche il Giappone e l’area euro, “ha molto terreno da recuperare”.

Tuttavia, nel labirinto degli specchi dei mercati azionari paradossalmente i rendimenti prodotti da alcuni dei listini delle regioni etichettate come “fanalini di coda” sono stati nel complesso maggiori di quelli di alcuni paesi del “gruppo di testa”, che in certi casi hanno invece generato i risultati peggiori; l’indice Topix di Tokyo, per esempio, al 31 maggio 2013 registrava un rialzo a 12 mesi del 32,1% a fronte di una stima di crescita del PIL giapponese dell’1,1% mentre, al contrario, l’indice Shanghai Composite, che segue l’andamento delle aziende cinesi, segnava un rialzo dell’1,4%, nonostante il tasso di crescita stimato dall’Fmi per la Cina per il 2018 sia pari all’8,5%.

In alcuni casi queste apparenti distorsioni sono da considerarsi normali, in quanto i mercati azionari possono guadagnare terreno in presenza di un cambiamento delle prospettive senza che tali prospettive siano, di per sé, necessariamente favorevoli. Ciò nonostante, se in una giornata emergono buone notizie economiche di solito il loro impatto sull’andamento di borsa giornaliero è positivo. Invece, da maggio in poi il mercato azionario sembra essere davvero entrato in una sorta di labirinto degli specchi, dove a volte quelle che sembrano buone notizie per l’economia vengono interpretate in chiave negativa dai mercati.

Ad esempio, entrambe le volte che da inizio maggio gli indici composti Ism dell’attività manifatturiera e non manifatturiera degli Stati Uniti hanno superato le attese, l’indice S&P500 di Wall Street ha perso in media l’1,2% il giorno dell’annuncio. Analogamente, entrambe le volte che nello stesso periodo i medesimi indicatori hanno deluso le aspettative l’S&P500 ha guadagnato in media lo 0,8%. Nel periodo gennaio-aprile 2013 la variazione media corrispondente era stata opposta, ovvero un rialzo dell’1% quando il dato aveva battuto le stime e un ribasso dello 0,8% quando invece le aveva mancate.

Una spiegazione plausibile del fenomeno è che forse gli investitori temono che un rafforzamento eccessivo dell’economia americana, in particolare nel settore manifatturiero ancora relativamente debole, potrebbe spingere la Federal Reserve a porre fine al programma di allentamento quantitativo prima del previsto. Se le ingenti iniezioni di liquidità che sinora hanno sostenuto il mercato dovessero presto finire, si potrebbe assistere a un aumento dei tassi d’interesse, a un indebolimento dei listini azionari e a una notevole turbolenza di mercato a fronte del riallineamento dei prezzi degli attivi a un contesto di liquidità più vicino alla norma.

I mercati azionari riflettono l’andamento dell’economia reale, ma sempre in modo parzialmente distorto. Negli ultimi tempi, specialmente a partire da maggio, gli investitori potrebbero veramente avere la sensazione di essere entrati nel labirinto degli specchi di un luna park. Le buone notizie per l’economia possono infatti rivelarsi cattive per i mercati, mentre livelli di supporto apparentemente solidi dei prezzi delle attività finanziarie potrebbero rivelarsi illusori. Gli investitori, disorientati da questo gioco di riflessi, sperano forse di arrivare presto all’uscita del labirinto.
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