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Ben Bernanke

Borse timorose ma le opportunità ci sono

20 Giugno 2013 20:00
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Durante la giornata di oggi i mercati hanno vissuto momenti di grave incertezza dovuti soprattutto alle dichiarazioni del numero uno della Fed circa un progressivo abbandono del quantitative easing, uno strumento che viene applicato in casi straordinari per sostenere l’economia di un paese; uno strumento del quale la Fed si è largamente avvalsa in questo periodo di fase critica dei mercati e della propria economia interna e del quale i mercati si erano abituati.
Il motivo del prossimo abbandono di tale pratica è molto semplice e positivo, contrariamente alla reazione a caldo dei mercati: l’economia statunitense è in progressiva ripresa.

A proposito di questo tema, FinanciaLounge ha voluto raccogliere le opinioni di Trevor Greetham, Gestore dei fondi Multi Asset Strategic e Direttore Asset Allocation Tattica di Fidelity Worldwide Investment e di Paolo Federici, Head of Southern Europe and Latin America di Fidelity Worldwide Investment, per capire meglio quali potranno essere le possibili implicazioni ed i futuri scenari di mercato.


“La dichiarazione rilasciata dal Federal Open Market Committee (FOMC) la scorsa notte non conteneva particolari elementi di novità, ma il Presidente della Fed , Ben Bernanke, ha definito una ipotetica tabella di marcia per una graduale riduzione del Quantitative Easing (QE) a partire dai prossimi mesi. Qualora il mercato del lavoro continuasse a migliorare come previsto, il termine del QE sarebbe fissato per l’estate 2014. Il numero uno della Banca Centrale statunitense, Ben Bernanke, ha utilizzato l'analogia di un'automobile, sottolineando che non vi saranno frenate brusche, bensì un lento rilascio dell'acceleratore, confermando che questo processo avverrà in modo molto graduale e che passerà un lungo lasso di tempo fra la fine del QE e il primo innalzamento dei tassi. A mio avviso l’inasprimento della politica monetaria statunitense giungerà più tardi di quanto suggerito dalla dichiarazione della Fed” dichiara a FinanciaLounge Trevor Greetham, che poi aggiunge: “Un aspetto molto rilevante di questa prima reazione dei mercati è il vigore del dollaro Usa, nonostante il nuovo deprezzamento degli asset rischiosi. La controintuitiva debolezza palesata dalla valuta statunitense sin dalle prime voci di ridimensionamento del QE sembra aver esaurito il suo corso, rivelandosi quindi un fenomeno temporaneo dovuto alla vendita di asset collegate al dollaro nei mercati emergenti”.

“In ogni caso” fa notare Paolo Federici, “nel contesto attuale vi sono interessanti opportunità di crescita nell'azionario globale ad alto dividendo. Sono da privilegiare cioè le aziende più solide, con modelli di business trasparenti e solidi flussi di cassa, che siano capaci di erogare dividendi elevati e in crescita in modo sostenibile e continuativo. Queste aziende tendono infatti ad essere favorite dagli investitori per la loro stabilità e per i dividendi erogati ed è possibile utilizzare fondi, ad accumulazione o a distribuzione mensile, per beneficiare di questo tema” precisa Paolo Federici.

Per quanto concerne la parte obbligazionaria dei portafogli, Paolo Federici ritiene invece che i rendimenti sui titoli governativi siano destinati a crescere nel medio termine.
“Saranno maggiormente stabili i fondi che investono in obbligazioni euro a breve termine e i fondi obbligazionari globali flessibili ad ampia delega che, attraverso investimenti dinamici e diversificati, sappiano aiutare gli investitori a stabilizzare i portafogli senza rinunciare a un certo livello di rendimenti. Infine le obbligazioni ad alto rendimento europee potranno essere un valido supporto alla generazione di flussi di reddito per gli investitori” conclude Paolo Federici.
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