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Fed e BCE al bivio sul quantitative easing

14 Giugno 2013 09:00
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Dopo le ultime mosse e in previsione di quelle future, le banche centrali sono al centro del dibattito economico. Basti pensare alla Federal Reserve, il cui presidente Ben Bernanke il 22 maggio scorso ha dichiarato che "la ripresa dell'economia statunitense verrebbe messa a rischio se la Federal Reserve (Fed) riducesse la portata del piano di stimoli attualmente in vigore".

E, ancora, Bernanke ha aggiunto che “una prematura stretta sulla politica monetaria potrebbe condurre a un temporaneo rialzo dei tassi di interesse ma porterebbe anche il rischio di un rallentamento o una fine della ripresa economica e farebbe scendere ulteriormente l'inflazione”.

Dichiarazioni, quelle di Bernanke, che lascerebbero pensare a una prosecuzione del quantitative easing, ossia al massiccio programma di acquisto di obbligazioni pubbliche e private che la Fed ha intrapreso da un po' di tempo a questa parte per immettere liquidità sui mercati così da far sì che l'economia si risollevi. Tuttavia, c'è chi è già pronto a scommettere che prima o poi sul quantitative easing della banca centrale a stelle e strisce calerà il sipario (c'è addirittura chi sostiene che ciò possa succedere già entro l'estate).

Come riportato nell'articolo "I prossimi esami delle Banche Centrali", contenente le dichiarazioni di Philipp Hildebrand, Vicepresidente di BlackRock ed xx Presidente della Banca Nazionale Svizzera, "gli Stati Uniti sono probabilmente più vicini al punto in cui si renderanno meno necessari ulteriori stimoli monetari, dal momento che la loro economia appare in grado di poter sostenere una crescita autosufficiente".

Una situazione che non mancherà di comportare ulteriori sfide: "Per esempio - prosegue Hildebrand - ci si domanda in che modo i mercati finanziari reagiranno al progressivo rallentamento degli acquisti da parte della Fed dei Treasury americani".

Spostando invece lo sguardo verso il Vecchio continente, il vicepresidente di Blackrock fa notare che "nell’Eurozona, la Banca Centrale Europea (BCE) si è dovuta muovere in un contesto caratterizzato dalla crisi del debito sovrano e dai timori del mercato di una possibile disintegrazione dell'unione monetaria. Tuttavia, se da un lato le sue operazioni monetarie (Omt) sono state efficaci nello stabilizzare i mercati finanziari, dall’altro rimangono ancora da risolvere alcune sfide fondamentali". Ad esempio, quella sull'inflazione, che "si mantiene al di sotto del 2% e, probabilmente, sarà destinata a calare ulteriormente alla luce delle prospettive di domanda anemica".

Che cosa farà dunque la BCE?
Come dichiarato dal governatore Mario Draghi in una intervista del 10 giugno, "la BCE non userà il proprio programma di acquisto bond per salvare una paese dall'insolvenza, ma per tutelare la valuta comune". In ogni caso, secondo alcuni economisti e addetti ai lavori, la BCE, in questa fase, sembrerebbe propensa ad attuare ulteriori stimoli all'economia, anche alla luce di tutta una serie di segnali che sembrano testimoniare un sostegno alla crescita da parte delle politiche fiscali. Se così fosse, i mercati globali sarebbero inondati da ulteriore liquidità, a tutto vantaggio dell’azionario.
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