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È cambiato il vento sui mercati?

6 Giugno 2013 20:00
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Nelle ultime settimane si è assistito a un ritorno di volatilità sui mercati. L’indice VIX, che misura la volatilità implicita dell’indice S&P500 di Wall Street, è risalito dai minimi, i mercati azionari hanno corretto e i tassi di interesse di alcuni mercati core, Stati Uniti e Germania, sono risaliti dai minimi storici. Gli investitori, preoccupati, si chiedono se si tratti solo di una correzione o di qualcosa di più serio

La situazione sui mercati
Alcuni commenti di Ben Bernanke, Governatore della Federal Reserve, la Banca Centrale statunitense, hanno alimentato il timore che la Fed possa rallentare l’allentamento Quantitativo (QE) prima del previsto. Alcuni dati economici di rafforzamento dell’economia del paese hanno accreditato questa idea. Lo stimolo monetario non resterà per sempre, ma la tempistica di riduzione degli acquisti dipenderà dall'evoluzione dei dati su occupazione e inflazione nelle prossime settimane.

La borsa giapponese ha realizzato una performance impressionante per poi correggere bruscamente: l’indice Nikkei, che da metà Novembre 2012 allo scorso 22 Maggio era salito di oltre l’80% (in valuta locale), ha perso il 15% nelle successive due settimane. Ad alimentare il rally è stata la politica di stimoli monetari della Banca del Giappone (BOJ) che ha svalutato lo yen con l’obiettivo di rilanciare la crescita e alimentare l’inflazione. Tuttavia a maggio qualcosa non ha funzionato. I tassi sulle obbligazioni giapponesi, hanno cominciato a salire, invece che scendere, penalizzando quei settori del mercato azionario più esposti al rialzo dei tassi, come banche e assicurazioni. La BOJ ha appena iniziato lo stimolo monetario. Lo yen potrà ancora indebolirsi, ma la banca centrale dovrà gestire meglio la volatilità sui mercati obbligazionari per rendere il programma di QE più efficace e credibile.

Il mondo emergente continua a fornire segnali ciclici contrastanti. La settimana scorsa la Cina ha rilasciato un dato dell’indice PMI inferiore a 50, la soglia che divide espansione da rallentamento. Il Brasile ha annunciato un dato di crescita del PIL del primo trimestre inferiore alle attese. Gli investitori sono ancora incerti sul futuro dei paesi emergenti, ma i trend strutturali restano molto forti. Potrebbe essere un momento favorevole per accumulare posizioni sugli indici emergenti in attesa di una ripresa di attenzione su queste aree.

L’Europa, invece, sta facendo progressi nel percorso di riduzione della leva finanziaria (de-leveraging) e stabilizzazione. La Commissione Europea ha esteso le scadenze sulla riduzione dei deficit a Spagna, Francia e Olanda e ha tolto l’Italia dalla procedura di deficit eccessivo. Il processo di rilancio dell’Unione Monetaria prosegue e resta l’attenzione per la graduale ripresa di questi mercati.

Strategie d’investimento
Negli Stati Uniti la disoccupazione e l’inflazione sono ancora lontane dai target della Fed e quindi a breve non sembrano esserci ancora le condizioni per un ritiro anche se graduale di QE. Miglioramenti economici potranno essere accompagnati da volatilità sui mercati obbligazionari e rialzi dei tassi che penalizzeranno i Treasury.

Le azioni statunitensi potrebbero soffrire meno a causa del rialzo dei tassi, perchè questo avverrà quando il ciclo economico del paese sarà più solido e credibile e potrà sostenere una ripresa della crescita degli utili.

Alcune asset class potrebbero soffrire indirettamente del rialzo dei tassi statunitensi. Tra queste, le obbligazioni dei paesi emergenti. Infatti potrebbe esserci meno interesse a effettuare operazioni di carry trade, cioè di quelle transazioni che consentono di indebitarsi nelle valute dei paesi a bassi tassi per investire nei paesi ad alti tassi.

In Giappone la BOJ ha appena iniziato il QE e quindi lo yen potrà ancora indebolirsi e la borsa potrà ancora salire. Tuttavia, la BOJ deve gestire in maniera più efficace le aspettative di rialzo della crescita, dell’inflazione e il rialzo dei tassi. In Giappone la ripresa economica è più incerta rispetto al caso Stati Uniti, per questo il mercato azionario potrà rivelarsi più volatile anche a causa del recente rialzo troppo repentino. In positivo possiamo dire che i mercati azionari giapponesi sono stati a lungo totalmente assente dai portafogli globali e sono poco presenti nei portafogli delle famiglie giapponesi. Si stima che le azioni siano solo il 7% in media delle attività delle famiglie locali (rispetto a circa il 33% delle famiglie statunitensi). Ciò sostiene la tesi che ci sia ampio spazio per aumentarne la quota.

Il graduale processo di stabilizzazione in Europa potrà ancora alimentare una ripresa di interesse verso i mercati azionari europei che mostrano ancora delle valutazioni relativamente interessanti.

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