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Pensione integrativa con gli emerging markets

27 Maggio 2013 08:00
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Con la riforma previdenziale varata nel 2012 dal Governo Monti, gli italiani andranno in pensione più tardi (67 anni a regime) e con un assegno Inps più magro rispetto al passato. Proprio per questo gli esperti si affannano a ricordare che l’unica soluzione a disposizione dei lavoratori più giovani sia quella di accantonare una pensione di scorta il prima possibile: iniziare a versare in un fondo pensione complementare o in una polizza assicurativa Fip (forma individuale di previdenza) a 25 anni non è lo stesso che cominciare a 35- 40 anni quando, per accantonare lo stesso importo di pensione integrativa, occorrono versamenti mensili molto più consistenti.

C’è tuttavia un altro suggerimento che gli esperti segnalano: quello di puntare sulla crescita dei mercati emergenti. Il loro ragionamento prende spunto dal fato che i nuovi coefficienti di rivalutazione della pensione pubblica si basano sulla variazione media quinquennale del PIL italiano: se la crescita di ricchezza del nostro paese sarà anemica anche nei prossimi anni lo sarà in proporzione anche l’assegno Inps che, quindi, potrebbe rilevarsi ancora più magro di quello previsto.

In questo scenario, accantonare versamenti in un fondo integrativo che investa prevalentemente o, comunque, in misura significativa sui titoli italiani (azioni, titoli di stato e bond societarie bancari), potrebbe rivelarsi un autogol in quanto, oltre al danno della pensione pubblica ridotta (per effetto del PIL), vi sarebbe pure la beffa dell’assegno pensionistico integrativo meno ricco (in quanto legato a mercati che inevitabilmente risentirebbero delle dinamiche blande del PIL italiano).

Investire invece in un buon fondo azionario o obbligazionario paesi emergenti per costruirsi una pensione di scorta permette di svincolarsi da questo “destino” e affidarsi alle economie e ai mercati più dinamici dei prossimi anni.

Facciamo un esempio.
Ipotizziamo di aver investito 400 euro al mese negli ultimi 20 anni dall’aprile 1993 all’aprile 2013, per un totale di 96.000 euro. Questo versamento effettuato in un fondo azionario generico globale avrebbe permesso di accantonare 139.600 euro, e 133.700 euro in un fondo obbligazionario europeo: se la stessa somma (96 mila euro) fosse stata impiegata a rate invece in un fondo azionario paesi emergenti il capitale accumulato dopo 20 anni sarebbe ammontato a 304.100 euro.
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