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Uscita della Grecia dall’euro?

1 Giugno 2012 20:00
financialounge -  euro Europa germania grecia Invesco John Greenwood spagna unione fiscale
Come gestire l’uscita della Grecia dall’Euro ed il suo fallimento?
A questa domanda cerca di offrire un contributo John Greenwood, Chief Economist Invesco Ltd.: “Il problema principale dell’uscita dall’Euro e del fallimento è rappresentato dalla possibilità di contagio di altre economie. Se la Grecia dovesse uscire dall’Euro ed introdurre una nuova Dracma permettendone il successivo deprezzamento e accettando il fallimento su tutti i debiti detenuti dall’esterno, i risultati sarebbero positivi: nel giro di qualche mese la competitività sarebbe ristabilita e l’economia tornerebbe a crescere. I portoghesi e gli irlandesi potrebbero quindi chiedere di fare altrettanto, aumentando la pressione sulla Spagna e sull’Italia. In senso stretto, queste manovre sarebbero illegali, ma si tratterebbe di decisioni prese volontariamente da nazioni nel proprio interesse. Se le preoccupazioni ed il costo delle attuali politiche di austerità sono eccessive, queste nazioni potrebbero decidere di uscire dall’Euro, indipendentemente dagli accordi legali intrapresi”.

Ci sarebbe poi da mettere in conto quanto sta già in parte accadendo in Grecia e Spagna, e cioè una corsa agli sportelli bancari per mettere al riparo i fondi (personali, delle aziende e dei creditori esteri) dalla possibile conversione dall’Euro alle nuove dracme, scudi, sterline irlandesi, peseta o lire.

“Per evitare questo rischio di contagio,” argomenta John Greenwood ,“le autorità europee dovranno prevedere opportuni meccanismi di protezione. Considerando l’ampiezza della crisi, nelle prossime settimane le autorità europee dovranno presto intraprendere diverse misure:

1. inizialmente usare i fondi EFSF (European Financial Stability Facility) / ESM (European Stability Mechanism) per supportare gli strumenti finanziari nelle economie in difficoltà, prevedendo anche un aumento di tali fondi di aiuto;
2. espandere ulteriormente il bilancio della BCE, fornendo potenzialmente diverse migliaia di miliardi di Euro alle banche;
3. aumentare l’ammontare assicurato sui depositi oltre gli attuali 100.000 Euro;
4. garantire i prestiti emessi da altre banche (come è successo in Irlanda nel settembre 2008);
5. imporre più seri controlli temporanei sui capitali.

A mio giudizio, gli interventi tramite i fondi EFSF e ESM non potranno avere successo avendo a disposizione soltanto 700 miliardi di Euro, poiché sarebbero insufficienti e far fronte ai potenziali problemi di Spagna ed Italia. Inoltre, l’aumento del patrimonio della BCE sarebbe osteggiato da Germania, Olanda e Finlandia. Altre misure tra quelle elencate (3, 4 e 5) sarebbero giudicate contrarie allo spirito ed alle leggi che guidano le istituzioni europee, ma questa sarebbe una crisi esistenziale per l’eurozona ed in tempi eccezionalmente difficili occorrono misure eccezionali”.

Per evitare equivoci, John Greenwood conclude: “L’uscita dall’euro ed il fallimento porterebbero a gravi conseguenze per i mercati finanziari e ad alti costi in termini di perdite in conto capitale per i detentori delle obbligazioni greche, maggiori rispetto ad un anno fa, anche dopo la revisione del debito greco di marzo; ma l’unica vera alternativa è quella di passare velocemente all’unificazione fiscale”
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