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Le tre “D” che tengono bassi i tassi d’interesse

Secondo Bettaieb (Vontobel AM) sono tre le tendenze secolari che spiegano la mancanza di inflazione e il contesto di tassi d’interesse bassi: demografia, deleveraging, e digitalizzazione

3 Aprile 2019 07:00

La recente asta dei bund decennali con i governativi tedeschi assegnati con tassi d’interesse negativi è solo l’ultimo degli episodi che certifica il regime di tassi bassi per lungo tempo che caratterizza soprattutto, ma non solo, l’Europa. Un contesto che, secondo Mondher Bettaieb, Head of Corporate Bonds di Vontobel Asset Management, continuerà a vedere, almeno nel caso dell'Europa, la quasi totale mancanza di inflazione e un contestuale calmieramento dei tassi d'interesse. I prezzi al consumo mostreranno una stabilità in funzione del fatto che le aziende non riescono più ad imporre il loro potere di determinazione dei prezzi come conseguenza della ridotta capacità di spesa di lungo periodo dei consumatori.

LA TERZA OPERAZIONE DI TLTRO


“L’annuncio nell’ultimo meeting della Bce da parte di Draghi della terza operazione di TLTRO (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, i programmi relativi alle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine) hanno proprio lo scopo di garantire finanziamenti a basso costo alle economie europee in modo da stimolare i consumatori” puntualizza Mondher Bettaieb.

L’EFFETTO DELLE TRE ‘D’


Il quale, in parallelo a questa considerazione, segnala anche un altro importante fenomeno strutturale, altrettanto importante per spiegare l’attuale regime di tassi d’interesse bassi e persistenti. E’ quello che lui definisce l’effetto delle ‘tre D’, ovvero la presenza in contemporanea di tre tendenze che, strettamente collegate tra loro, ingabbiano i tassi d’interesse a restare bassi: deleveraging, demografia, e digitalizzazione.

DELEVERAGING


Per quanto riguarda il deleveraging, ovvero la riduzione della leva finanziaria, occorre essere consapevoli che negli ultimi anni, anche per contrastare la profonda grande crisi economica del 2008-2009, più o meno tutti i grandi paesi del mondo hanno accumulato enormi livelli di indebitamento. Stanno cercando di controllare e, magari, di invertire questa tendenza ma si tratta di un processo che si sta rivelando particolarmente complesso. I governi sembrano infatti non in grado di limitare il debito pubblico (nonostante tassi d’interesse schiacciati sui minimi storici) anche per effetto delle implicazioni politiche e sociali dell'invecchiamento della popolazione.

DEMOGRAFIA


“L'invecchiamento della popolazione comporta infatti sia un aumento dei costi per l’assistenza sanitaria e sia un incremento del budget della spesa pensionistica” specifica Mondher Bettaieb. I governi devono trovare un equilibrio quasi impossibile tra conti pubblici in ordine per evitare nuovo debito e gli impatti della demografia. Quest’ultima peraltro pesa sulle famiglie (e quindi sui consumatori) sia direttamente sulle loro spese annuali e sia indirettamente per via della riduzione degli investimenti statali in altri settori dell'economia, con conseguente diminuzione dei livelli di creazione di posti di lavoro. Meno persone nel mondo del lavoro significano anche un livello di spesa complessiva in contrazione.

Il piano della Cina per superare l’invecchiamento della popolazione


Il piano della Cina per superare l’invecchiamento della popolazione






DIGITALIZZAZIONE


A proposito di occupazione, le nuove tecnologie e la digitalizzazione, la terza D citata da Mondher Bettaieb, stanno esercitando un impatto non indifferente sui posti di lavoro. Le fasce più giovani della popolazione abituate a muoversi tramite i dispositivi di mobilità (dagli smartphone ai tablet grazie alle varie app), prediligono prenotare un servizio su Internet, confrontare le differenti opzioni in tempo reale senza spostarsi da casa o dall’ufficio, con vantaggi in termini di rapidità e costi. Ma anche con effetti deflazionistici (dal momento che spesso l'opzione scelta è, nella maggior parte dei casi, la più vantaggiosa per il consumatore in termini di costi) e di riduzione del numero di posti di lavoro tradizionali. “Proprio questa scomparsa di posti di lavoro, finisce con indebolire i consumi e il potere di spesa delle famiglie che, a cascata, mantiene bassi i prezzi” conclude Mondher Bettaieb.
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