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Federal Reserve alla ricerca del tasso di interesse neutrale

Il tasso di interesse neutrale, a partire dal quale la Fed non è più accomodante e inizia a limitare la crescita dell'economia, sta diventando un vero e proprio enigma.

18 Giugno 2018 11:54

La decisione della Federal Reserve di far salire il tasso ufficiale di 25 punti base (+0,25%) a un intervallo compreso tra l'1,75% e il 2,0% era ampiamente prevista. Il Federal Open Market Committee (FOMC, l’organismo in seno alla Fed che decide sui tassi di interesse americani) ha inoltre espresso un crescente consenso sul fatto che il robusto ritmo dell'attività economica giustifici altri due rialzi dei tassi quest'anno, per un totale di quattro incrementi nel 2018.

UNA CONFERENZA STAMPA DOPO OGNI RIUNIONE


“Ma con ogni probabilità l’aspetto di maggiore interesse della riunione della Federal Reserve della scorsa settimana è consistito nell'eliminazione degli orientamenti avanzati nella dichiarazione, unitamente all'annuncio che la banca centrale USA terrà una conferenza stampa dopo ogni riunione, a partire dal prossimo gennaio” tiene a sottolineare Tiffany Wilding, US Economist di PIMCO.

IL DILEMMA A MEDIO TERMINE DELLA FEDERAL RESERVE


Questo perché, a parere dell’esperta, emerge il dilemma a medio termine della Fed su come impostare una politica che sostenga l'espansione bilanciando il rischio di ipervigilanza in un contesto di potenziale pericolo di surriscaldamento dell'economia. “Lo stimolo fiscale tardivo (in quanto propiziato dall’amministrazione Trump nella fase finale del lungo ciclo economico, ndr), una curva piatta di Phillips e l'alto grado di incertezza attorno al tasso di interesse neutrale, il tasso a partire dal quale la Fed non è più accomodante e inizia a limitare la crescita dell'economia, complicano infatti il compito di gestione del rischio a medio termine della Fed” precisa l’esperta.

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COSA INDICA L’APPIATTIMENTO DELLA CURVA


Da un lato, esplicita Tiffany Wilding, l'incertezza sul tasso neutrale, unita ai lunghi ritardi necessari alla politica monetaria per incidere sull'economia reale, sostiene la tesi favorevole ad un rialzo graduale dei tassi o, addirittura, una pausa per valutare gli effetti cumulativi dei sette aumenti, dalla fine del 2015. Non si può peraltro trascurare neppure l'appiattimento della curva dei rendimenti del Tesoro americano che potrebbe indicare che la politica monetaria è prossima a diventare restrittiva, il che potrebbe soffocare la crescita più di quanto la Fed non intenda fare.

AUMENTA IL RISCHIO DI INFLAZIONE


D'altra parte, lo stimolo fiscale tardivo e le condizioni finanziarie ancora accomodanti con la disoccupazione a livelli storicamente bassi, aumentano il rischio che l'inflazione posa accelerare. Se le aspettative inflazionistiche inizieranno a salire, la Federal Reserve potrebbe trovarsi in una brutta spirale inflazionistica. Le ultime proiezioni economiche illustrate dopo la riunione di mercoledi scorso, mantengono il percorso di rialzo dei tassi di interesse (è stato mostrato un ulteriore aumento nel 2018, bilanciato da un aumento in meno nel 2020) e prevede solo un leggero superamento dell'inflazione.

GESTIONE DEL RISCHIO DI IPERVIGILANZA


“Nel complesso, ciò suggerisce che i responsabili delle politiche monetarie americane potrebbero essere leggermente più concentrati sulla gestione del rischio di ipervigilanza (senza ignorare i rischi di surriscaldamento). Anche la scarsa evidenza degli squilibri dei mercati finanziari degli Stati Uniti e dell'inflazione sembrerebbero supportare questa attenzione” commenta Tiffany Wilding.

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TENERE A MENTE I RISCHI


L’esperta continua ad aspettarsi che il quadro New Neutral dei tassi di equilibrio ancorerà la politica della Fed e i mercati dei titoli a reddito fisso statunitensi. “E’ tuttavia importante tenere a mente i rischi. Come minimo, l'attenzione costante della Fed sulla gestione dei rischi di ipervigilanza e il suo dichiarato impegno verso un obiettivo di inflazione ‘simmetrico’ continuano a sostenere curve più ripide dei tassi di interesse e premi più elevati per il rischio di inflazione” conclude Tiffany Wilding.
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