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Idee di investimento – Azioni – 24 settembre 2018

A 10 anni dal crac Lehman, le banche sono più sane e quelle europee (comprese le italiane) adesso potrebbero essere una buona occasione. Europa e Giappone pronte a riagguantare Wall Street.

24 Settembre 2018 09:15

A 10 ANNI DAL CRAC LEHMAN BANCHE PIÙ SANE


Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management (gruppo Vontobel, nell’articolo Banche più sane di 10 anni fa, ma detengono troppi governativi domestici ci tiene a sottolineare il cambiamento, in meglio, del sistema bancario 10 anni a 10 anni dal fallimento della Lehman Brothers. “Il sistema bancario era sottocapitalizzato e aveva trattamenti contabili non adatti per i prestatori buy-and-hold. Dieci anni dopo, è sano come non mai e la propensione al rischio delle grandi banche si è attenuata. Questo ha permesso agli istituti sfidanti e ai nuovi player di mercato di cimentarsi nelle aree di nicchia che le grandi banche hanno abbandonato” spiega l’esperto. Non solo. Rispetto a prima, si è passati dalla concessione di un mutuo o di un prestito quantomeno semplicistica ad una valutazione dei clienti da parte delle banche più rigorosa.

BANCHE EUROPEE PRONTE AL RIMBALZO


Il settore bancario europeo, in particolare, sembra pronto per un rimbalzo o, quantomeno, per una performance superiore alla media di mercato. Ne sono convinti gli esperti di Credit Suisse, persuasi che questi venti contrari dovrebbero stabilizzarsi: “Ci aspettiamo che il rendimento del bund a 10 anni salga a 80 punti base (0,80%) nei prossimi sei mesi, mentre l’indice manifatturiero PMI dovrebbe rimbalzare sulla scia delle condizioni monetarie agevolate della domanda che mostra segnali di ripresa e delle spese fiscali.
“Un contesto che dovrebbe aiutare l’euro a stabilizzarsi e le banche a beneficiarne al meglio dal momento che sono uno dei settori più sensibili alla moneta unica” specificano nell’articolo Azionario Europa, i punti a favore di un rimbalzo delle banche i professionisti di Credit Suisse. I quali ritengono che le banche di investimento, il settore bancario aziendale e il settore del risparmio gestito siano soggetti a perturbazioni e quindi preferiscono il retail e il private banking, mente a livello di paese la preferenza va alle banche della Spagna in quanto interessante da molti punti di vista (vendite al dettaglio, consolidamento, riduzione dei costi).

BANCHE ITALIANE, ATTESA PER GIOVEDÌ 27


Intanto c’è grande attesa per il prossimo 27 settembre, quando dovrebbero essere resi noti i dati chiave della legge finanziaria del 2019. Dovrebbe essere un vero e proprio catalizzatore per le banche italiane perché avrà ingenti implicazioni in termini di movimento negli spread sovrani e per le prospettive di rating del paese. L’obiettivo del deficit / PIL 2019 è il numero chiave: appena sotto il 2% sarebbe una buona notizia, mentre più vicino al 3% sarebbe negativo, secondo gli economisti di Credit Suisse.
“In attesa di conoscere i dettagli della Legge di bilancio 2019 e dell’opinione delle agenzie di rating sul debito del nostro paese, rimaniamo cauti sulle banche italiane. In ogni caso, grazie alla maggiore redditività, un CET1 più solido e al trend di miglioramento della qualità delle attività, le grandi banche italiane offrono ora una migliore remunerazione del rischio rispetto ai piccoli istituti” specifica nell’articolo Banche italiane, riflettori puntati sulla legge finanziaria Carlo Tommaselli, analista del settore bancario europeo di Credit Suisse”.

MERCATI AZIONARI, ALL’INSEGUIMENTO DI WALL STREET


D’altra parte se è vero che da inizio anno Wall Street vanta una buona performance positiva, mentre gli altri mercati sono in rosso, è anche vero, come illustrano nell’articolo Wall Street in fuga, ma il gruppo degli inseguitori ha due armi per ricucire gli esperti di AMUNDI, che è possibile chiudere tale divergenza in base a due scenari. Il primo dei quali si configurerebbe sulla scia dei tanti rischi globali che, crescendo ulteriormente, frenerebbero la propensione al rischio da parte degli investitori. In pratica le guerre commerciali, i negoziati sui bilanci in Europa (in particolare in Italia), l’aumento del prezzo del petrolio, i rischi specifici nei paesi emergenti (Argentina, Turchia, Venezuela) e le elezioni USA di midterm, spingerebbero le prese di beneficio, soprattutto dove le plusvalenze sono evidenti (tecnologia e titoli growth). E il pretesto per innescare tale scenario potrebbe essere rappresentato dall’incertezza sulle elezioni americane di novembre. Proprio il voto di metà mandato negli States potrebbe rappresentare il traguardo temporale entro il quale chiudere la divergenza dei mercati azionari con il secondo scenario. Un contesto nel quale gli altri mercati azionari seguirebbero il trend rialzista di Wall Street grazie ad un ridimensionamento, anche solo parziale, dei rischi. Infatti prima delle elezioni di midterm statunitensi, dovrebbero essersi chiarite anche le opzioni sulla legge di bilancio 2019 dell’Italia mentre Pechino, che ha avviato un processo di sostegno più deciso alla propria economia, potrebbe rendere ancora più robuste e visibili tali intenzioni: il tutto faciliterebbe un ritorno della propensione al rischio sui mercati.

LA PRIMAVERA DELLA BORSA DI TOKYO


Infine, uno sguardo all’azionario Giappone che, dopo un periodo di appannamento, è tornato nei radar degli investitori internazionali. I gestori con maggiore esperienza e competenza hanno le qualità per individuare le aziende giapponesi di nicchia in grado di offrire una crescita degli utili sostenibile a un prezzo ragionevole. “Se però il governo nipponico riuscisse a convincere la popolazione a riallocare parte dei risparmi verso i consumi differiti incrementando l’inflazione verso il target del 2%, le prospettive di redditività aziendale diventerebbero estremamente interessanti” dichiara Ernst Glanzmann, responsabile strategie azionarie per il Giappone di GAM Investments. Ma c’è di più. Nel momento in cui i cosiddetti ‘deterrenti’ (situazione demografica complessa, eccessivo accumulo di debito e crescita anemica) venissero valutati meno esagerati di quanto lo siano attualmente, si potrebbe registrare un’ondata di flussi di capitali capace di fornire un robusto sostegno alle quotazioni della Borsa di Tokyo. Le conclusioni a cui giunge Ernst Glanzmann sono il frutto di una minuziosa analisi (dettagliata nell’articolo Fioritura fuori stagione per la Borsa di Tokyo) nella quale l’esperto ha esaminato sia gli elementi che ostacolano l’ascesa del listino azionario giapponese e sia i potenziali fattori di supporto.
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