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Proteggersi dalla volatilità dei mercati costa troppo?

Secondo AllianceBernstein si possono costruire portafogli azionari che mettono al riparo dalla volatilità anche con strategie attive, e alla fine non pagare un premio troppo alto

di Virgilio Chelli 23 Gennaio 2020 20:00
financialounge -  Alliance Bernstein volatilità

Nonostante il ritorno finale sia stato di tutto rilievo, gli investitori in azioni hanno attraversato un percorso accidentato nel 2019. L’indice MSCI World ha chiuso infatti con un rialzo del 27% in valuta locale, a dispetto della guerra dei dazi USA-Cina, del rischio politico globale e dei timori di rallentamento globale. Ma gli utili societari sono stati tutt’altro che stabili, provocando oscillazioni dei prezzi. Negli ultimi due anni, il mercato ha perso o guadagnato oltre l’1% in 71 sedute, con un forte incremento rispetto al 2017, quando i casi così estremi erano stati appena 5. Per questo molti investitori hanno puntato su azioni a volatilità minore. Infatti gli strumenti che promettono bassa o minima volatilità hanno raccolto 28,2 miliardi di dollari nel 2019, chiudendo l’anno con un patrimonio di 106,8 miliardi.

PROTEGGERSI CON STRUMENTI PASSIVI CHE GARANTISCONO BASSA VOLATILITÀ PUÒ COSTARE MOLTO


Ma quanto costa ripararsi dalla volatilità con questi strumenti? Se lo chiedono Kent Hargis e Sammy Suzuki, Co-Chief Investment Officers delle strategie Strategic Core Equities, e Chris Marx, Senior Investment Strategist Equities, di AllianceBernstein, per scoprire che le azioni a bassa volatilità sono parecchio costose. I due esperti osservano che a fine di dicembre l’indice MSCI World Minimum Volatility offriva un rapporto prezzo/utili pari a 23,9, ovvero un premio del 20% rispetto all’MSCI World, verso i massimi della sua gamma di valutazioni proprio rispetto all’MSCI World, considerando il periodo a partire dal 2003. Sembra un prezzo alto da pagare per ottenere stabilità.

EVITARE LA VOLATILITÀ PUÒ COSTRINGERE ANCHE AD EVITARE L’ALTA REDDITIVITÀ


Esistono alternative? Per AllianceBernstein ci sono, se si ha la capacità di scegliere la qualità al giusto prezzo. I benchmark, ad esempio, possono rivelarsi fuorvianti, perché che si concentrano su una ristretta selezione di caratteristiche a volatilità minore e possono facilmente risultare sbilanciati verso le azioni e i settori più costosi, che oltretutto non sempre offrono la qualità che ci si aspetterebbe dalla minore volatilità. Gli esperti della grande casa d’investimento americana fanno l’esempio della redditività di comparti come le utility, le telecomunicazioni e i beni di prima necessità, molto bassa sin dal 2003, ma sui quali l’indice Min Vol ha una forte esposizione, mentre i titoli della tecnologia sono sottopesati, sempre nel Min Vol, nonostante la redditività molto elevata.

I PORTAFOGLI A BASSA VOLATILITÀ NON SONO TUTTI UGUALI


E’ essenziale quindi che le valutazioni siano contestualizzate. L’investitore deve esaminare attentamente i singoli titoli per determinare se offrono cash flow di qualità in grado garantire rendimenti stabili. A volte vale la pena pagare un po’ di più per investire in imprese di qualità molto elevata, che tuttavia alcuni titoli costosi in settori tradizionalmente difensivi non possiedono. Gli esperti ei AllianceBernestein sottolineano che i portafogli a bassa volatilità non sono tutti uguali, e favoriscono quelli composti da titoli con valutazioni ragionevoli offerti da imprese di qualità elevata che possono generare solidi cash flow a prescindere dalla mutevolezza del mercato.

IL TIMORE DI INVERSIONE DEL MERCATO NON DEVONO ALLONTANARE DAI TITOLI A RENDIMENTO ELEVATO


Gli investitori fanno bene a preoccuparsi, perché dopo un anno di forte rialzo uno storno potrebbe penalizzare proprio i titoli che hanno corso di più. Ma secondo i due esperti, non è una buona ragione per escludere queste azioni dai portafogli: dal momento che è praticamente impossibile cogliere esattamente i punti di inversione del mercato, un’allocazione a bassa volatilità capace di individuare valutazioni interessanti può essere un buon antidoto contro la volatilità futura e consentire di rimanere investiti traendo così vantaggio dal potenziale di rendimento più elevato che le azioni possiedono nel lungo termine.

SI POSSONO COSTRUIRE PORTAFOGLI CHE REGGANO ANCHE A FRONTE DI CONDIZIONI BURRASCOSE


La conclusione di Suzuki e Marx è che le strategie passive non tengono conto delle valutazioni quando effettuano un’allocazione su titoli a bassa volatilità, e poi indici o portafogli passivi non possono escludere o regolare le ponderazioni di singoli titoli con valutazioni elevate. Per questo, a parere degli esperti di AllianceBernstein, gli investitori attivi che prestano attenzione alla convenienza delle valutazioni possono invece costruire portafogli con performance stabili, in grado di sostenere pressioni maggiori anche in condizioni burrascose rispetto alle loro controparti passive. E per questi investitori una soluzione adatta potrebbe essere la strategia [tooltip-fondi codice_isin="LU0861579778"]Ab Low Volatility Equity Portfolio[/tooltip-fondi], valutata con cinque stelle da Morningstar, che si focalizza su investimenti di qualità, in società stabili e con un giusto prezzo.
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