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La ripresa dei listini

Il rally di Wall Street accende speranze, servono conferme e più visibilità

L’S&P 500 ha di fronte una forte resistenza che ha respinto finora i rimbalzi tentati nel 2022, ma le società stanno prendendo le misure a inflazione e possibile recessione, mentre scende l’avversione al rischio

di Stefano Caratelli 14 Novembre 2022 08:23
financialounge -  azionario mercati rally Wal Street

Dopo il rally poderoso di settimana scorsa l’S&P 500 è arrivato a sfiorare i 4.000 punti, 800 sotto il massimo di sempre toccato il 3 gennaio. Se si guarda dalla vetta, la distanza è circa il 16%, ma dal punto di osservazione a valle la distanza da recuperare per tornarci è del 20%. Siamo ancora ampiamente in territorio correzione, e il cammino per tornare in quello del Toro è lungo. Tutto resta appeso alla bilancia tra inflazione e recessione. Il rallentamento fatto segnare dalla prima nel dato USA di ottobre fa sperare che la Fed vada in pausa già a inizio del 2023, limitando i danni che la seconda potrebbe infliggere a utili e fatturati delle società quotate a Wall Street. Il mercato monetario americano prezza un 80% di possibilità che alla riunione del FOMC del 13-14 dicembre Jay Powell e i suoi si limitino a un mezzo punto di rialzo invece dei 75 punti base preventivati prima, e nella stessa direzione vanno le dichiarazioni recentissime dei presidenti della Fed di Dallas e San Francisco, Lorie Logan e Mary Daly. Ma prima dell’ultimo FOMC dell’anno devono uscire i dati su inflazione e disoccupazione di novembre, che possono riservare sorprese sia al rialzo che al ribasso.

OPINIONI DIVERGENTI, TENGONO I FONDAMENTALI


Le attese del mercato sulla possibilità che l’ultimo rally non sia ingannevole, come i molti che si sono succeduti quest’anno fino a quello di agosto, che aveva portato l’S&P 500 a toccare i 4.200 punti, sono molto divaricate. Diverse grandi case continuano a sottopesare l’azionario in generale preferendo un approccio selettivo titolo per titolo, ma c’è anche chi vede lo spazio per un avanzamento ulteriore del 25% di Wall Street, come Tom Lee, capo della ricerca di Fundstrat. Il raider multimiliardario Carl Icahn invece si dice convinto che siamo ancora in un mercato Orso e che l’alta inflazione sia destinata a durare. I fondamentali societari finora non mostrano danni dovuti alla combinazione negativa di alta inflazione e frenata economica, che la curva invertita dei tassi indica che ormai è destinata a diventare recessione. La stagione delle trimestrali è agli sgoccioli con solo il 15% delle società dell’S&P 500 che mancano all’appello e finora il 70% ha battuto le attese in termini di utili, in linea con la media storica.

DI FRONTE A UNA FORTE RESISTENZA


Intanto però molte citano costi crescenti che minacciano i margini, mentre il quadro globale di frenata e recessione colpisce soprattutto le mega cap e la fiducia dei consumatori si deteriora come mostra l’indice dell’università del Michigan che a novembre è sceso ai minimi di luglio. Dal punto di vista tecnico, lo S&P 500 con l’ultimo rally ha rotto al rialzo un paio di resistenze di breve ma ha ancora davanti quella di medio termine, indicata con la linea rossa tratteggiata nel grafico qui sotto, che da aprile in poi ha respinto i tentativi di rimbalzo.




S&P 500 alla chiusura dell’11 novembre da www.FreeStockCharts.com

TORNA LA PROPENSIONE AL RISCHIO


Intanto l’indice di CNN Money ‘Fear & Greed’ segnala un deciso ritorno alla propensione al rischio per la seconda settimana, dopo l’estrema avversione registrata fino a un mese fa. Tra i segnali ‘positivi’ si possono contare anche i tagli occupazionali messi in cantiere da numerosi big tech, oltre a quelli che hanno fatto titolo annunciati da Elon Musk per Twitter, anche Microsoft e Snap, cui potrebbero seguire altri, per riportare a normalità i livelli eccessivi di personale toccati durante il boom da pandemia. Anche alcune grandi banche riducono l’occupazione nelle aree cresciute troppo come l’investment banking. Come negli ultimi tre anni, un’uscita dall’impasse potrebbe arrivare non tanto dai fondamentali, quanto da uno shock esterno positivo o negativo. Come l’apertura di una via d’uscita dalla guerra in Ucraina a seguito dell’incontro di oggi tra il presidente USA Joe Biden e il cinese Xi Jinping, oppure da sorprese inattese e magari positive dal fronte dei dati, a cominciare da disoccupazione e inflazione USA a inizio dicembre.

BOTTOM LINE


Quello di cui hanno bisogno mercati e investitori per riprendere una traiettoria di fiducia nell’investimento azionario è più visibilità. Fino a che la nebbia che avvolge il futuro non sarà dissipata, la strategia da preferire, consigliata da molte grandi case, è la selezione titolo per titolo, andando ad aggiungere o a rafforzare in portafoglio il posizionamento su chi ha mostrato di reggere e continuare a crescere anche a fronte di shock violenti e improvvisi. Ovviamente non è una strategia in cui ci si può affidare al fai da te.
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