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Amundi: perché l'inflazione (un tempo desiderabile) ora è il problema principale

Monica Defend (Head of Amundi Institute) ha analizzato l'evoluzione dell’inflazione, tanto attesa prima del Covid-19 e ora ostacolo numero uno in tutto il mondo, e illustra agli investitori come comportarsi

di Leo Campagna 22 Ottobre 2022 15:00
financialounge -  Amundi inflazione Monica Defend

Negli ultimi tempi, è profondamente cambiata la percezione dell’inflazione. Dalla fase pre pandemia, quando era persino desiderata, a quella relativa alle riaperture dopo i lockdown, per arrivare ai giorni nostri con un forte squilibrio tra la domanda e offerta in un contesto di crisi energetica, in cui rappresenta la principale preoccupazione per i decisori politici in tutto il mondo.

I TREND E I DRIVER VARIANO MOLTO DA REGIONE A REGIONE


“I trend e i driver variano molto da regione a regione. E’ vero che i prezzi al consumo sembra abbiano raggiunto il picco in alcuni Paesi come gli Stati Uniti, tuttavia nel breve termine dovrebbero persistere al di sopra degli obiettivi delle banche centrali”, fa sapere Monica Defend, Head of Amundi Institute, secondo la quale gli investitori farebbero bene a puntare ai rendimenti reali nonostante l'attuale decelerazione della crescita.

DALLO SCENARIO PRE-COVID A QUELLO ATTUALE


Le conclusioni della manager sono frutto di una attenta analisi che parte dallo scenario delineato dal Covid-19. “La riposta politica globale senza precedenti  è stata tempestiva ed efficace nel ridurre i rischi ribassisti per la crescita e la domanda. Tuttavia non è riuscita ad evitare gli squilibri derivanti dai vincoli alle catene di fornitura quando c’è stata la riapertura delle economie” commenta Defend. La domanda ha registrato una ripresa formidabile, grazie ai generosi stimoli fiscali e monetari, orientandosi nettamente verso i beni. “Le criticità della catena di fornitura ha provocato l’impennata dei prezzi dei beni” riferisce la manager.

IL RIALZO DEI PREZZI DELLE MATERIE PRIME


Ma c’è di più. A spingere in modo significativo il carovita hanno contribuito anche i  prezzi del petrolio e delle materie prime che, dopo essere rimasti nel 2020 al di sotto dei livelli pre crisi durante la pandemia, sono saliti quando la ripresa mondiale è rimbalzata nel 2021. A cascata, è scattata l’inflazione da generi alimentari che ha colpito molti Paesi emergenti i cui panieri dei consumi sono molto sbilanciati su queste voci di spesa. Resta il fatto, fa notare Defend, che emergono ragioni divergenti per l’inflazione negli Stati Uniti e in Europa.

NEGLI USA PESANO GLI SQUILIBRI DEL MERCATO DEL LAVORO…


“Negli USA continuano ad avere un ruolo primario gli squilibri del mercato del lavoro. Mentre si assiste ad un minor tasso di partecipazione della forza lavoro , si rafforza l’aumento dei salari che, dopo aver inizialmente riguardato soltanto i lavori poco qualificati, ora si sta estendendo a tutta l'economia. Le priorità della politica sono ora quelle di rallentare rapidamente la crescita dei salari e di riequilibrare i mercati del lavoro” puntualizza la manager.

...E NELLA ZONA EURO LA CRISI DELL’ENERGIA


Tutt’altra faccenda nella zona Euro, La ripresa più lenta della regione rispetto agli Stati Uniti ha visto i prezzi al consumo trainati, inizialmente, soprattutto dai vincoli dell’offerta di beni e, più di recente, acuiti  dalla crisi dell'energia. “L’inflazione nella zona Euro appare soprattutto un fenomeno importato e correlato all’offerta e questo rende complicato il compito della BCE: aumentare i tassi per ridurre la domanda non rallenterà necessariamente l’inflazione nel breve termine, mentre l’inasprimento delle condizioni finanziarie potrebbe pesare ancora di più sull’offerta” specifica Defend.

L’INFLAZIONE NEI PAESI EMERGENTI


Infine, la manager segnala che anche nei Paesi emergenti l’inflazione si è diffusa in maniera generalizzata sebbene in misura più contenuta in  Cina e nei Paesi dell’ASEAN, almeno fino a poco tempo fa. La spiegazione, secondo Defend, va ricercata in parte nella riapertura ritardata e graduale delle economie dopo che il Covid-19 che ha rallentato le pressioni sulla domanda, e in parte nei sussidi più efficaci. Più in generale, conclude l’Head of Amundi Institute, le banche centrali dei Paesi emergenti sembrano aver reagito tempestivamente.
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