Politica monetaria
Schroders: la Fed resterà 'falco' e porterà i tassi al 4,25% per la fine dell’anno
George Brown, Economist di Schroders, analizza i recenti dati sul lavoro per concludere che nonostante il rallentamento la banca centrale non si fermerà nei rialzi, rendendo una recessione difficilmente evitabile
di Virgilio Chelli 12 Ottobre 2022 15:01
Il recente dato sull’occupazione USA a settembre fornisce un’ulteriore prova provvisoria del fatto che il mercato del lavoro si sta raffreddando, con i posti di lavoro non agricoli aumentati di 263.000 unità, rispettando ampiamente le aspettative di un aumento di 255.000 unità. Il dato è in calo anche rispetto agli aumenti di luglio e agosto, rispettivamente di 537.000 e 315.000 unità. Schroders ritiene tuttavia che la guerra all’inflazione dichiarata dalla Federal Reserve non è ancora finita e in un commento dell’economista George Brown prevede che i tassi dei Fed Fund arrivino al 4,25% per fine anno.
Nonostante il rallentamento della creazione di posti di lavoro, il tasso di disoccupazione è pero sceso al 3,5%, contro le aspettative che lo vedevano fermo al 3,7%. Ma, aggiunge Brown, i salari sono rimasti poco reattivi, con le retribuzioni orarie aumentate dello 0,3% nel corso del mese, invariata rispetto al mese precedente, con un leggero rallentamento del tasso annuale al 5,1%.
Anche altri indicatori secondo l’esperto di Schroders suggeriscono che lo slancio delle assunzioni sta iniziando a moderarsi con le offerte di nuovi posti di lavoro diminuite di 1,1 milioni in agosto, il secondo calo più netto degli ultimi 20 anni. Inoltre, prosegue Brown, un numero minore di lavoratori sta abbandonando il posto di lavoro, segno che è più difficile trovare un nuovo impiego.
Ma per la Fed la missione è tutt’altro che compiuta, secondo Brown che sottolinea che i posti vacanti sono ancora 10,1 milioni, ovvero 1,7 per ogni lavoratore disoccupato, mentre le dimissioni sono 4,2 milioni pari a un tasso del 2,7%. Il rischio di effetti di secondo impatto rimane pertanto elevato, in particolare con l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo ancora ben al di sopra del target.
Finché non ci saranno chiari segnali che le condizioni finanziarie più restrittive iniziano a guadagnare trazione, è probabile che la Fed mantenga la sua posizione da “falco”, secondo Brown. I dati sull’inflazione in arrivo domani saranno probabilmente un fattore determinante per l’aggressività con cui la Federal Reserve alzerà i tassi nella prossima riunione, e potrebbe passare del tempo prima di poter concludere che la guerra all’inflazione è stata vinta.
Brown cita il premio Nobel per l’economia Milton Friedman, secondo cui la politica monetaria funziona con ritardi lunghi e variabili, e sottolinea che ciò che era vero 50 anni fa lo è ancora oggi. Per questo l’esperto di Schroders si aspetta che la Fed alzi i tassi al 4,25% entro la fine dell’anno, prima di fare il punto della situazione per osservare l’impatto del significativo inasprimento effettuato. In ogni caso, conclude Brown, è difficile che si possa evitare una recessione se l’inflazione deve tornare attorno al target in tempi ragionevoli.
SALARI RIMASTI POCO MOSSI
Nonostante il rallentamento della creazione di posti di lavoro, il tasso di disoccupazione è pero sceso al 3,5%, contro le aspettative che lo vedevano fermo al 3,7%. Ma, aggiunge Brown, i salari sono rimasti poco reattivi, con le retribuzioni orarie aumentate dello 0,3% nel corso del mese, invariata rispetto al mese precedente, con un leggero rallentamento del tasso annuale al 5,1%.
MODERATO LO SLANCIO DELLE ASSUNZIONI
Anche altri indicatori secondo l’esperto di Schroders suggeriscono che lo slancio delle assunzioni sta iniziando a moderarsi con le offerte di nuovi posti di lavoro diminuite di 1,1 milioni in agosto, il secondo calo più netto degli ultimi 20 anni. Inoltre, prosegue Brown, un numero minore di lavoratori sta abbandonando il posto di lavoro, segno che è più difficile trovare un nuovo impiego.
MISSIONE NON COMPIUTA PER LA FED
Ma per la Fed la missione è tutt’altro che compiuta, secondo Brown che sottolinea che i posti vacanti sono ancora 10,1 milioni, ovvero 1,7 per ogni lavoratore disoccupato, mentre le dimissioni sono 4,2 milioni pari a un tasso del 2,7%. Il rischio di effetti di secondo impatto rimane pertanto elevato, in particolare con l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo ancora ben al di sopra del target.
ATTESA PER IL DATO SULL’INFLAZIONE
Finché non ci saranno chiari segnali che le condizioni finanziarie più restrittive iniziano a guadagnare trazione, è probabile che la Fed mantenga la sua posizione da “falco”, secondo Brown. I dati sull’inflazione in arrivo domani saranno probabilmente un fattore determinante per l’aggressività con cui la Federal Reserve alzerà i tassi nella prossima riunione, e potrebbe passare del tempo prima di poter concludere che la guerra all’inflazione è stata vinta.
RECESSIONE DIFFICILE DA EVITARE
Brown cita il premio Nobel per l’economia Milton Friedman, secondo cui la politica monetaria funziona con ritardi lunghi e variabili, e sottolinea che ciò che era vero 50 anni fa lo è ancora oggi. Per questo l’esperto di Schroders si aspetta che la Fed alzi i tassi al 4,25% entro la fine dell’anno, prima di fare il punto della situazione per osservare l’impatto del significativo inasprimento effettuato. In ogni caso, conclude Brown, è difficile che si possa evitare una recessione se l’inflazione deve tornare attorno al target in tempi ragionevoli.