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Politica monetaria

La Fed alza i tassi per la prima volta dal 2018 e Wall Street apprezza

Dopo una sbandata iniziale per un dot plot del FOMC molto aggressivo e pochi dettagli sul quantitative tightening, il mercato ha giudicato il rialzo sostenibile per l’economia chiudendo ai massimi di seduta

di Virgilio Chelli 17 Marzo 2022 08:09
financialounge -  Federal Reserve Jerome Powell Tassi d'interesse Wall Street

La Fed, come telegrafato con largo anticipo, ha alzato per la prima volta dal 2018 i tassi di un quarto di punto, ma il mercato inizialmente non l’ha presa benissimo, oscillando ben sotto i massimi di seduta dopo l’annuncio, soprattutto per due motivi. Il dot plot dei membri del FOMC, che non rappresenta un’intenzione ma una previsione di mercato, punta a sei altri rialzi nel corso del 2022. Inoltre Jerome Powell in conferenza stampa non ha fornito dettagli né sulle dimensioni né sui tempi del quantitative tightening in arrivo, vale a dire la cura dimagrante del bilancio della banca centrale, gonfiato a ben 9.000 miliardi di dollari dagli acquisti di titoli, che drena liquidità e ha l’effetto di ulteriori rialzi dei tassi.

MENO CRESCITA E PIU’ INFLAZIONE


Powell ha parlato di economia molto forte e di inflazione ancora più forte. Ma le stime di crescita della stessa Fed sono state limate per quest’anno al 2,8% dal 4% di dicembre, mentre le previsioni di inflazione core sono state alzate al 4,1% dal 2,7%. Sulle prime a Wall Street altri sei rialzi dei tassi in arrivo quest’anno, praticamente uno per ogni riunione del FOMC in calendario, non sono sembrati il massimo per un’economia in rallentamento. Infatti il Dow Jones è stato frenato dai titoli più legati al ciclo, come Johnson & Johnson, Procter & Gamble, Walgreen e Coca-Cola, mentre si sono distinti in positivo i big tech e i grandi bancari, ai quali una raffica di aumenti dei tassi non può che piacere visto che implica un allargamento dei margini sul core business del credito.

CURVA DEI RENDIMENTI PIU’ RIPIDA


Sul versante dei rendimenti, quelli dei T-bond a 10 anni hanno avuto uno spunto al rialzo, poi in parte rientrato, contribuendo a una curva più ripida, che per le prospettive economiche è sempre un buon segnale. Sia nel comunicato rilasciato dopo la due giorni del FOMC che nella conferenza stampa di Jay Powell, il tema della guerra in Ucraina è stato solo sfiorato, per notare che “le implicazioni per l’economia americana sono altamente incerte” per cui la Fed è pronta ad aggiustare la politica se la situazione lo dovesse richiedere.

VOTO DI FIDUCIA SULLA SALUTE DELL’ECONOMIA


Powell si è detto invece fiducioso in un rallentamento dell’inflazione nella seconda metà dell’anno e in una buona tenuta dell’economia, anche perché il mercato del lavoro continua a viaggiare in direzione dell’obiettivo di piena occupazione. Dopo qualche sbandata, Wall Street alla fine ha deciso di prendere per buona l’analisi di Powell, leggendo il primo aumento dei tassi dei Fed Fund da dicembre del 2018 allo 0,25-0,5% come un ‘voto di fiducia’ nell’economia, giudicata in salute sufficientemente buona per assorbire l’avvio di un ciclo di rialzi e di normalizzazione monetaria.
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