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L'analisi

Capital Group: Cina, Messico e Brasile favoriti tra i mercati emergenti

Kirstie Spence, Fixed Income Portfolio Manager di Capital Group, esamina i driver della ripartenza, che determinano una ripresa non omogenea anche tra i Paesi emergenti

di Virgilio Chelli 6 Luglio 2021 07:50
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La crescita economica è un driver chiave per i rendimenti del debito dei Mercati Emergenti, perché tende ad essere associata a indicatori di credito fiscale ed esterno più forti e generalmente garantisce una situazione politica più stabile, che può consentire le riforme e può anche portare a tassi più alti, attirando capitali esteri. Ma recenti autorevoli report, come il World Economic Outlook del FMI o un recente studio Ocse, mostrano che gli Emergenti in generale hanno perso più crescita in termini temporali causa pandemia rispetto ai mercati sviluppati, che inoltre stanno recuperando più velocemente.

I DIVERSI DRIVER DELLA CRESCITA


L’universo emergente è fatto di tante realtà che crescono a velocità diverse. Kirstie Spence, Fixed Income Portfolio Manager di Capital Group, spiega quali fattori stanno guidando questo differenziale di crescita, cominciando dal sostegno monetario e fiscale interno. Le differenze nella forza delle riprese economiche sono guidate dalla capacità dei governi di sostenere i lavoratori e imprese più colpiti dalla pandemia. Le economie sviluppate, nel complesso, sono state in grado di fornire un forte sostegno, e anche alcuni emergenti sono stati in grado di offrirlo, come la Cina, ma in generale i livelli di supporto sono stati inferiori ai paesi sviluppati.

VACCINI E "EFFETTI CICATRIZZANTI"


L’esperta di Capital Group esamina poi il fattore vaccini, osservando che i paesi che li hanno lanciati rapidamente e quelli che stanno gestendo la diffusione della pandemia con strategie di salute pubblica efficaci stanno generalmente vedendo una ripresa economica più rapida. Molti Paesi Emergenti stanno invece affrontando un lento dispiegamento dei vaccini e nuovi focolai, con più probabilità di "effetti cicatrizzanti” a medio termine, a differenza del post-crisi finanziaria globale, che ha visto gli emergenti riprendersi relativamente prima con quelli sviluppati rimasti indietro con maggiori cicatrici.

L’IMPORTANZA DELL’INDUSTRIA DOMINANTE


Un terzo fattore analizzato dalla Spence è quello dell’industria dominante, vale a dire quanto i paesi sono dipendenti da settori che sono stati colpiti duramente dalla pandemia, come le economie basate sul turismo. La domanda globale di petrolio sta mostrando segni di ripresa dopo il calo record nella prima metà del 2020, ma potrebbe volerci del tempo per tornare ai livelli del 2019, mentre Capital Group si aspetta un aumento dei prezzi di materie prime come minerale di ferro e rame, ma non crede a un ciclo forte in arrivo come quello successivo alla crisi finanziaria del 2008, alimentato dal boom edilizio cinese.

CAMBIAMENTO DI ABITUDINI NEI CONSUMI


L’esperta di Capital Group ricorda anche che i consumatori hanno generalmente speso di più in beni e meno in servizi dall'inizio della pandemia, per cui i paesi coinvolti nelle catene di fornitura di prodotti farmaceutici, forniture mediche e materiali IT ne hanno beneficiato, ma dubita che si verificherà un trasferimento su larga scala delle catene di approvvigionamento fuori dalle economie in via di sviluppo, e cita dati recenti a supporto di questa visione.

IL VENTO IN POPPA DELLO STIMOLO USA


Infine lo stimolo fiscale globale. I Mercati Emergenti secondo Spence sembrano ora destinati a godere del vento in poppa degli stimoli di Cina, Stati Uniti e del resto dei mercati sviluppati, grazie all'aumento delle esportazioni. L'impatto USA sarà probabilmente una spinta importante per la crescita degli emergenti, ma non tutti ne beneficeranno allo stesso modo. Messico, Brasile e Cina sembrano destinati secondo Spence a raccogliere maggiormente gli effetti di un'impennata della domanda statunitense, mentre le grandi economie emergenti meno aperte, come Indonesia, non trarranno grande vantaggio. Il loro rimbalzo dipende più dai progressi nelle vaccinazioni e/o dell'immunità di gregge, che sono ancora lenti.
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