La Russia taglia tutti gli investimenti in dollari del suo fondo sovrano

La Russia ha intenzione di abbandonare il biglietto verde americano nella struttura del National Wealth Fund, il principale fondo sovrano del Paese, e di ridurre la quota della sterlina britannica entro un mese. A dare la notizia il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, a margine del forum economico internazionale di San Pietroburgo, precisando che aumenterà invece la quota di euro e yuan.

SALE LA TENSIONE CON GLI STATI UNITI

I rapporti tra Casa Bianca e Cremlino sono tesi. Il presidente Usa Joe Biden non esclude rappresaglie dopo un nuovo attacco cibernetico, con richiesta di riscatto ai danni del gruppo alimentare Jbs. La questione è diventata politica perché c’è il sospetto che dietro l’attacco ci sia un gruppo di hacker russi. A fine mese i presidenti Biden e Putin si incontreranno in un vertice bilaterale, e in quell’occasione verrà discusso anche il tema della cybersicurezza.

RIDURRE LE QUOTE IN DOLLARI

“Noi, proprio come la Banca centrale, abbiamo deciso di ridurre le quote in dollari del fondo. La struttura odierna ha circa il 35% dei fondi investiti in dollari. Abbiamo deciso di ritirarci completamente dagli asset in dollari, sostituendo gli investimenti in dollari con un aumento in euro e in oro”, ha spiegato il ministro Siluanov, precisando che il passaggio è previsto entro un mese.

PIÙ EURO E YUAN

“Gli investimenti in dollari saranno pari allo 0%, in euro arriveranno al 40%, in yuan ammonteranno al 30%, in oro al 20% e in sterline e yen 5% ciascuno. Abbiamo sostituito i dollari con un aumento del 5% in euro, oro e yuan”, ha aggiunto il ministro. Lo riporta la Tass, l’agenzia di stampa ufficiale russa.

LE ATTIVITÀ IN DOLLARI VALGONO 41,5 MILIARDI

Il Russian National Wealth Fund detiene il 35% delle sue attività liquide in dollari, per un valore di circa 41,5 miliardi. Stessa cifra per gli asset in euro, e la parta restante è divisa tra yuan, oro, yen e sterlina. Il fondo sovrano è utilizzato per pagare il sistema pensionistico del Paese e il suo valore toccava i 185,9 miliardi, con le entrate maggiori derivanti dalla vendita del petrolio.