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Sostegni e lavoro

Fisco e contributi a fondo perduto, cosa rischia chi non ne ha diritto

Con l’ultimo decreto Sostegni, sono già stati erogati oltre 4 miliardi di contributi a fondo perduto. Per richiederli, però, occorre rispettare determinate condizioni. Ecco cosa rischia chi li ha ottenuti indebitamente

di Fabrizio Arnhold 20 Maggio 2021 14:27
financialounge -  Contributi a fondo perduto Decreto Sostegni fisco lavoro sanzioni

In quest’ultimo anno, il governo ha previsto sostegni e contributi a chi ha subito danni economici a causa delle restrizioni e delle chiusure per il il Covid. Tra i tanti decreti approvati, dal Cura Italia fino al Sostegni bis, l’esecutivo ha messo a disposizione finanziamenti, agevolazioni e, soprattutto, contributi a fondo perduto. Nella maggior parte dei casi, però, occorreva rispettare determinate condizioni, a titolo di esempio la perdita del 30% del fatturato rispetto all’anno precedente. Chi ha ottenuto i contributi a fondo perduto senza averne diritto, rischia una sanzione amministrativa o, addirittura, penale.

LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO


L’ente che ha erogato il contributo a fondo perduto, nella maggior parte dei casi l’Inps, può effettuare delle verifiche. E nel caso ravvisasse delle irregolarità, potrà agire con le notifiche del caso, al fine di recuperare la somma indebitamente corrisposta, nel rispetto della normativa vigente. Nello specifico, si fa riferimento all’articolo 25 del Dl 34/2020 e alle successive misure di sostegno.

I TEMPI PER LA NOTIFICA


Chi ha richiesto e ottenuto contributi a fondo perduto, è soggetto a controlli. Se per qualche motivo il contributo non risultasse spettante, verrà eseguito un recupero crediti, da notificare entro il 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello della percezione del contributo, quindi entro il 2028, nel caso si sia ricevuto lo scorso anno, oppure entro il 2029, per contributi incassati invece nel 2021.

L’AMMONTARE DELLA SANZIONE


La sanzione può variare dal 100 al 200% della misura delle somme indebitamente percepite e in nessun caso sarà possibile chiedere una forma di pagamento agevolata. Nel caso il lavoratore abbia percepito il contributo a fondo perduto indebitamente, si applica l’articolo 316 ter del codice penale, che regola il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

COSA SI RISCHIA


Secondo quanto previsto dalla normativa, rischia la reclusione da sei mesi a tre anni chiunque, mediante utilizzo o presentazione di dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, consegue indebitamente, per sé o per gli altri, contributi, finanziamenti, o altre erogazioni comunque denominate, concessi o erogati dallo Stato o da altri enti pubblici.

GLI IMPORTI E LE SANZIONI


Dipende anche dall’importo della somma indebitamente ottenuta. Se quella percepita è pari o inferiore a 3.999,96 euro, la violazione non costituisce reato e si applica soltanto una sanzione amministrativa da 5.164 a 25.833 euro che non può comunque superare il triplo del beneficio conseguito. Diversamente, se la somma supera i 4mila euro, si rischia anche la sanzione penale. Nel caso la violazione sia commessa da una società, scatta anche la responsabilità amministrativa.

VIA LIBERA IN CDM AL SOSTEGNI BIS


Ieri il decreto legge Sostegni, finanziato con 32 miliardi dello scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento, ha ricevuto il via libera dall’Aula della Camera. Intanto oggi il decreto Sostegni bis supera l'esame del Consiglio dei ministri, tra le novità del provvedimento da 40 miliardi (15,4 miliardi per i ristori a fondo perduto), anche una misura anti-licenziamenti. I nuovi ristori a favore delle imprese non saranno più vincolati ai codici Ateco, legati all’attività dei lavoratori autonomi. Intanto Intanto per presentare la domanda per i contributi a fondo perduto del primo decreto Sostegni, approvato lo scorso marzo (DL n. 41/2021), c’è tempo fino al 28 maggio.

CHI PUÒ CHIEDERE I CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO


Sono previste cinque classi per determinare l’ammontare del contributo, che sarà ottenuto applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi 2020 e l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2019. La percentuale è del 60, 50, 40, 30 e 20 per cento per i soggetti con ricavi o compensi non superiori rispettivamente a 100mila, 400mila, un milione, 5 milioni e 10 milioni di euro nel periodo di imposta. Il contributo a fondo perduto è pari all’importo così ottenuto e non concorre alla formazione della base imponibile, quindi non verrà tassato. E non potrà essere pignorato. La presentazione della domanda e l’ottenimento del contributo a fondo perduto permetterà di ricevere anche l’ulteriore contributo del decreto Sostegni bis.

LA MODALITÀ DI EROGAZIONE


Il contributo può essere erogato tramite accredito in conto corrente o come credito di imposta utilizzabile in compensazione tramite modello F24. È bene prestare attenzione alla modalità che si sceglie perché resterà valida anche per le erogazioni del decreto Sostegni bis. Chi ha ottenuto, quindi, il contributo con il primo decreto Sostegni non dovrà presentare la domanda perché l’erogazione - in conto corrente o come credito di imposta - avverrà in maniera automatica.

GIÀ EROGATI 4 MILIARDI DI EURO


I contributi a fondo perduto erogati alla fine di aprile ai soggetti titolari di partita Iva hanno superato i 4 miliardi di euro. In particolare, si legge nel comunicato dell’Agenzia delle Entrare, le somme complessivamente erogate “sono pari a 4.067.905.221 euro, di cui 3.945.709.195 con accredito diretto sul conto corrente dei beneficiari, mentre 122.196.026 euro sono stati richiesti dai contribuenti sotto forma di credito d’imposta da utilizzare in compensazione”.
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