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Irpef: cos'è, come funziona e perché si pensa alla riforma

L’imposta sul reddito delle persone fisiche è stata introdotta con la riforma tributaria del 1973 e riguarda più di 40 milioni di contribuenti. Ecco come si calcola, tra detrazioni e deduzioni, in attesa che il governo ci metta mano per semplificarla

di Fabrizio Arnhold 1 Marzo 2021 14:25
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L’Irpef è l’imposta sul reddito delle persone fisiche ed è quella più importante del sistema fiscale italiano perché viene pagata da più di 40 milioni di contribuenti. Da mesi si sente parlare della necessità di una riforma del fisco per cercare di alleggerire la pressione delle tasse. Il nuovo governo presieduto da Mario Draghi ha fissato la riforma fiscale in cima alla lista delle priorità. Nelle intenzioni del nuovo esecutivo c’è la volontà di rivedere gli scaglioni in direzione di un fisco più “progressivo”.

COS’È L’IRPEF


L’imposta sul reddito delle persone fisiche è stata introdotta con la riforma tributaria del 1973. Si tratta di una tassa che riguarda le persone fisiche e, in alcuni casi, le società che però la versano attraverso i soci. Chi risiede in Italia paga sui redditi prodotti in Italia o all’estero, chi invece non è residente è tenuto a versare l’imposta solo relativamente ai redditi prodotti nel territorio italiano. Giusto per rendere l’idea, nel 2016 il gettito Irpef complessivo ha superato i 180 miliardi di euro, pari a più di un terzo del totale delle entrate tributarie.

COME FUNZIONA L’IRPEF


L’Irpef è una tassa progressiva che aumenta in base al reddito. Per semplificare, più si guadagna e maggiore sarà la quota da versare. Il meccanismo è quello delle aliquote crescenti applicate a diversi scaglioni di reddito. Sono previste detrazioni e deduzioni che, nel corso degli anni, hanno contribuito a rendere l’applicazione dell’imposta tutt’altro che semplice. Riuscire ad ottenere l’importo preciso di quanto bisognerà versare all’Erario è complicato anche se i lavoratori dipendenti si trovano la parte da versare prelevata direttamente in busta paga ogni mese.

LE ALIQUOTE IRPEF


L’imposta lorda si calcola applicando ad ogni scaglione una diversa tipologia di prelievo. Il lavoratore che guadagna fino a 15mila euro lordi, verserà il 23 per cento; oltre i 15mila e fino a 28mila euro l’aliquota è del 27 per cento; fino a 55mila euro l’aliquota sale al 38 per cento. Per i redditi fino a 75mila euro lordi è prevista un’aliquota del 41 per cento che sale al 43 per cento per i redditi più alti di 75mila euro. Facciamo un esempio per semplificare: se un lavoratore dipendente guadagna 30mila euro lordi, sarà soggetto a un’imposta lorda del 23 per cento per i primi 15mila euro (3.450 euro), a cui si somma il 27 per cento sui redditi da 15mila e 28mila euro (3.510 euro), più il 38 per cento per i restanti 2mila euro (760 euro). In totale, quindi, un reddito lordo di 30mila euro è soggetto al pagamento di un importo Irpef di 7.720 euro. Con questo sistema di calcolo, su 90mila euro, l’imposta lorda è pari a 31.870 euro. È prevista una “no tax area” per redditi da lavoro dipendente fino a 8.145 euro.

COME FUNZIONANO LE DETRAZIONI


Ci sono due grandi categorie di detrazioni, quello che spettano in virtù del reddito da lavoro percepito oppure della situazione familiare, e quelle legate a spese sostenute. Nel primo gruppo rientrano le detrazioni per redditi di lavoro dipendente, di pensione, di lavoro autonomo e quelle per carichi di famiglia: queste detrazioni sono decrescenti al crescere del reddito. Le tax expenditure, ossia le agevolazioni fiscali,  sono spesso al centro delle attenzioni del governo che valuta ogni anno la possibilità di ridurre la platea dei contribuenti interessati per poter risparmiare soldi. Tra le spese detraibili ci sono quelle relative agli interessi passivi del mutuo per la prima casa, i lavori di ristrutturazione, le spese scolastiche o le spese mediche che, dal 2020, però devono essere state pagate con strumenti tracciabili per poterne richiedere la detrazione fiscale.

E LE DEDUZIONI


Le deduzioni sono un’agevolazione fiscale che abbatte il reddito imponibile. Gli oneri deducibili, quindi, servono per diminuire l’aliquota fiscale. Quali sono? Per esempio le donazioni ad organizzazioni non governative o alle associazioni no-profit, i contributi versati per la previdenza complementare (fino ad un massimo di poco superiore a 5mila euro annui), gli assegni di mantenimento in caso di separazione o divorzio. Riprendiamo sempre la simulazione di un reddito lordo di 30mila euro e ipotizziamo che questo contribuente abbia versato nell’anno fiscale di riferimento anche 2mila euro nel suo fondo di previdenza complementare. Il calcolo dell’Irpef sarà quindi su una base imponibile di 28mila e non più di 30mila euro.

PRECHÉ SI PARLA DI UNA RIFORMA


Il governo Draghi potrebbe mettere mano al fisco con l’ipotesi di una riforma organica. La necessità principale è quella di semplificare il sistema e alleggerire la pressione fiscale sui redditi medi. L’idea sulla quale starebbe ragionando l’esecutivo è quella di mantenere un “fisco progressivo”, ispirandosi al modello tedesco o danese che garantirebbe una tassazione più progressiva, con scaglioni meno ampi. Per recuperare risorse, anche questo governo mira ad aumentare la lotta all’evasione fiscale con l’utilizzo di mezzi di pagamento elettronico e eventuali nuovi limiti all’utilizzo del contante.
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