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Investire nell'arte

Investire in arte: le frontiere aperte dal digitale

Protagonista dell'era pandemica, la tecnologia può essere la chiave per risolvere i problemi strutturali del mercato dell'arte: tracciabilità e trasparenza. Nei primi sei mesi del 2020 il fatturato delle aste online è cresciuto di oltre il 48% rispetto al 2019

di Gaia Terzulli 22 Dicembre 2020 15:03
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Investire nella bellezza è una sfida complessa, che richiede un equilibrio tra emotività e lucidità, tra passione e lungimiranza. Lo sa bene chi sceglie di integrare l’arte nel proprio portafoglio, acquistando beni il cui valore è destinato a crescere nel tempo.

L'IMPULSO EMOTIVO


Amanti e collezionisti di quadri o sculture non sono speculatori, ma clienti sensibili al valore, capaci di individuare opere di pregio e di integrarle nel proprio patrimonio. Acquistano per passione, ma con obiettivi chiari: diversificare gli investimenti o accaparrarsi beni rifugio. La dimensione emotiva è dunque il movente principe del collezionista, insieme al desiderio di ampliare le tipologie di asset a disposizione. Lo conferma una recente indagine di Deloitte, “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione”, secondo cui quasi 7 clienti su 10 comprano opere d’arte per passione, ma anche come forme di investimento.

LE REGOLE DA CONOSCERE


Per muoversi con dimestichezza, però, occorre conoscere le regole del gioco. La prima è che il mercato dell’arte è un sistema complesso, le cui dinamiche interne dipendono da un settore sui generis in ambito finanziario. Si investe in beni illiquidi con livelli di rischio difficili da monitorare. Come un immobile, un quadro è infatti valutato in base a una serie di elementi che solo gli esperti sono in grado di determinare. In primis, il nome dell’artista, la sua fama e produzione, l’autenticità dell’opera e il suo curriculum espositivo. Sapere se questa provenga da una collezione importante e a quale periodo appartenga sono elementi decisivi per la valutazione. Anche le caratteristiche evidenti del manufatto (dimensioni, tecnica utilizzata dall’autore, stato di conservazione e gradevolezza estetica) pesano sul prezzo finale.

L'ART ADVISOR


Trattandosi di un mercato partecipato da clienti molto abbienti, è indispensabile che a giudicare il valore dell’opera sia un consulente dotato sia delle competenze di storico dell’arte, sia di quelle di analista finanziario. L’art advisor è la figura professionale che riassume entrambe le prerogative. Si tratta di una persona altamente qualificata per dare accesso serio agli investimenti in arte. Assiste il cliente nella compravendita di opere – di cui garantisce la qualità in rapporto al prezzo – e nella negoziazione. Inoltre, dà all’investitore consigli pratici sul trasporto e la conservazione dell’oggetto acquistato e su come assicurarlo. L’art advisor ha poi il compito fondamentale di gestire la collezione del cliente cercando di accrescerne il valore nel tempo. Conoscendo i gusti dell’investitore, seleziona le più prestigiose gallerie nazionali e internazionali e lo accompagna per la scelta dell’opera. In vista dell’acquisto, l’art advisor si occupa poi di negoziare il prezzo con il venditore, cercando di far ottenere al cliente quello migliore.

GLI ASPETTI CRITICI


Gli alti costi e la poca trasparenza che caratterizzano il mercato dell’arte ne minacciano la reputazione e il funzionamento. Difficoltà di autenticazione delle opere, manipolazioni di prezzi e conflitti di interesse sono alcuni dei problemi a cui il mercato d’arte è costantemente esposto, condivisi, secondo la già citata indagine di Deloitte, da tre quarti dei gestori patrimoniali, dei collezionisti e dei professionisti del settore. Per arrivare a una piena applicazione degli strumenti finanziari anche in questo comparto del business bisogna aumentarne l’affidabilità, in modo da fidelizzare il cliente. Sono sfide complesse che finora i soli strumenti finanziari non sono stati in grado di sostenere. Per questo si scommette sulla capacità della tecnologia di offrire soluzioni efficaci.

IL DIGITAL: SFIDA E RISORSA


Protagonista indiscusso dell’era pandemica, il digital sta cambiando anche il mondo della finanza e potrà sempre più contribuire a regolarizzare il mercato dell’arte. La tracciabilità è il primo ambito in cui l’impatto di piattaforme e strumenti potrebbe rivelarsi positivo. Da questa dipendono autenticità e trasparenza, obiettivi imprescindibili della digital disruption. Recentemente le tecnologie impiegate in ambito artistico hanno potenziato servizi verticali quali logistica, assicurazioni, dati e analytics. In questo senso la tecnologia blockchain è risultata preziosa, rispondendo al bisogno di raccogliere e condividere i dati. Rendendo democratico e uniforme l’accesso a questi ultimi si potranno rafforzare la consapevolezza e la fiducia di chi acquista opere d’arte.

DAI SALOTTI ALL'ONLINE


La pervasività del digitale ha modificato anche la fruizione dell’arte. Andrea Zardin, uno dei due fondatori della galleria milanese BianchiZardin, ricorda come, prima del Covid, il mercato dell’arte fosse legato ai salotti, alle fiere, alle relazioni cementate in occasione di incontri e viaggi. “Il rapporto di nicchia è da sempre fondamentale in questo settore, ma è un approccio che ora si sta perdendo perché tutto si è spostato sull’online”, commenta Zardin. “Da qui non si torna più indietro”.

L'IMPATTO DELLA PANDEMIA


Un cambiamento che la crisi economica e sanitaria ha fatto esplodere, provocando, per le case d’aste, un crollo del fatturato complessivo del 72,1% rispetto al 2019, per le gallerie una riduzione degli incassi di circa il 36%. Nel report “Lo stato dell’Arte. Una fotografia del settore Art & Finance ai tempi del Covid-19”, Deloitte sottolinea come le aste online abbiano solo parzialmente sopperito alla situazione, rivelandosi perlopiù occasioni per comprare e vendere beni da collezione con valori contenuti (al di sotto dei 13.000 dollari nel primo semestre del 2020). Tuttavia, si legge nel report, “la volontà dei collezionisti di mantenere viva la propria passione, seppur in remoto, ha fatto crescere il fatturato medio delle aste online proposte da Christie’s e Sotheby’s dell’oltre il 48,2% nel primo semestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019”.

LE ASTE "IBRIDE"


L’ibrido tra eventi in presenza e in streaming è stato vincente. Sotheby’s ha fatturato 2,5 miliardi di dollari nei primi sette mesi del 2020, Phillips ha sfruttato l’online per attirare collezionisti giovani, sempre più protagonisti del commercio sul web e molto sensibili all’arte contemporanea e al design. Anche in Italia il digitale si è rivelato un buon antidoto alla crisi. Secondo un’indagine del Sole 24 ore pubblicata il mese scorso, quest’anno le case d’aste della Penisola hanno proposto online un’ampia gamma di opere d’arte moderna e contemporanea con prezzi per tutte le tasche.

LA RESILIENZA DEL SETTORE


“Proprio in un momento di estrema confusione dell’economia e dei mercati finanziari, l’investimento in un bene rifugio come l’arte sta riscuotendo un interesse sempre maggiore”, scrivono i responsabili della casa d’aste Blindarte. “Il mercato dell’arte si evolve adattandosi alle situazioni, anche quelle più difficili. In particolare le case d’aste, abituate già da tempo a lavorare a distanza, riescono a sopperire efficacemente al contatto diretto con il pubblico e a mantenere vivo il proprio giro d’affari”.
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