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Da agosto 2019

Facebook risarcirà gli inserzionisti per un errore di calcolo dei dati

Il problema deriverebbe da un bug tecnico dello strumento “Conversion Lift”, che aiuta i marchi a valutare l’impatto della propria pubblicità

di Matia Venini 27 Novembre 2020 10:18
financialounge -  dati facebook pubblicità social network web advertising

Facebook dovrà ripagare alcuni inserzionisti dopo aver riportato erroneamente i risultati ottenuti dai loro annunci sul social network dal 15 agosto 2019 al 31 agosto 2020. Il problema deriverebbe da un bug tecnico dello strumento “Conversion Lift” della piattaforma, che nel terzo trimestre dell’anno ha incassato dalla pubblicità oltre 21,2 miliardi di dollari, il 22% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Le aziende colpite riceveranno dalla società di Mark Zuckerberg un rimborso in crediti pubblicitari.

LO STRUMENTO


Lo strumento “Conversion Lift” aiuta i marchi a valutare l’impatto dei propri annunci su Facebook, collegando le inserzioni fatte sulle piattaforme della galassia di Zuckerberg, incluso Instagram quindi, ai risultati aziendali. In base ai dati forniti da questo rapporto, i brand possono valutare quanto spendere in pubblicità sui social network. A causa del bug che ha colpito lo strumento, Facebook ha calcolato male il numero di vendite provenienti da persone che hanno visto gli annunci sulla piattaforma.

LE DICHIARAZIONI


Secondo quanto riportato dal sito AdExchanger, Facebook avrebbe risolto il problema il 1 settembre, ma gli inserzionisti sarebbero stati avvisati dell’errore solo a novembre. “Mentre apportavamo miglioramenti ai nostri prodotti di misurazione, abbiamo riscontrato un problema tecnico che ha avuto un impatto su alcuni test di Conversion Lift”, ha dichiarato Facebook a CNBC. La società ha annunciato che ripagherà solo le aziende gravemente colpite con un rimborso in crediti pubblicitari da spendere entro il 31 marzo 2021 .

I PRECEDENTI


Non è la prima volta che Facebook commette errori nelle misurazioni di dati. Nel settembre 2016 aveva sovrastimato il tempo medio trascorso dagli utenti sugli annunci video in due anni di rilevamenti, mentre nel 2017 aveva affermato di aver raggiunto più persone in alcune città degli Stati Uniti rispetto a quanto fosse la popolazione della zona.
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