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Nuovi mercati

La nuova linea Fed sull’inflazione può nuocere agli Emergenti

Per Schroders il nuovo metodo di fissazione del target può dare una spinta a breve termine, ma l’ondata di liquidità in arrivo può aumentare i rischi di default

di Virgilio Chelli 7 Ottobre 2020 17:51
financialounge -  FED inflazione mercati emergenti Scenari Schroders

L’adozione da parte della Fed americana di un Average Inflation Targeting, la strategia che consiste nel lasciar andare l’inflazione anche oltre l’obiettivo senza alzare preventivamente i tassi, implica politiche monetarie accomodanti più a lungo, il che potrebbe avere un impatto positivo sui mercati emergenti, ma con il rischio di spingerli a esagerare con le emissioni di debito sovrano aumentando il rischio di default. É questa in estrema sintesi la conclusione cui giunge un commento sulle implicazioni del nuovo framework della Fed per i mercati emergenti di David Rees, Senior Emerging Markets Economist di Schroders.

UN AIUTO ALL’EXPORT EMERGENTE


Secondo l’esperto della storica casa londinese infatti, il nuovo approccio potrebbe generare una maggiore domanda per l’export emergente, quindi una crescita economica più elevata, che a sua volta alimenterà la domanda di importazioni degli Stati Uniti a beneficio dei partner commerciali, molti dei quali sono proprio Paesi Emergenti. La spinta verrebbe sentita in particolare da Asia e Messico, a cui è riconducibile una parte significativa del valore aggiunto nei beni importati dagli USA.

CACCIA AI RENDIMENTI


Il secondo aspetto sottolineato dall’esperto di Schroders è che i tassi di interesse bassi più a lungo innescheranno probabilmente una ‘caccia ai rendimenti’ verso i Mercati Emergenti, perché i flussi di capitale a breve verso questi storicamente accelerano con il diminuire dei rendimenti dei Treasury, e potrebbero quindi proseguire se i rendimenti del debito americano resteranno ai minimi per molto tempo. Proprio questi incrementi nei flussi commerciali e di capitale portano il dollaro ad indebolirsi, cosa che rappresenta spesso un segnale positivo per i gli asset emergenti.

MA SI PUÒ PREPARARE IL TERRENO A CRISI FUTURE


Ma nel lungo termine, avverte Rees, la nuova linea della Fed sull’inflazione potrebbe preparare il terreno per crisi future, perché c’è il rischio che i flussi di capitale verso i mercati emergenti possano generare troppi squilibri. Il rovescio della medaglia degli afflussi di capitale è infatti rappresentato da deficit delle partite correnti più ampi, e i mercati a un certo punto potrebbero preoccuparsi che la Fed stringa in modo aggressivo per impedire il radicarsi di aspettative di inflazione, in uno scenario che vedrebbe i Paesi Emergenti più esposti dover fronteggiare un brusco arresto dei flussi di capitale.

GIÀ SUCCESSO NEL 2013 CON BERNANKE


L’esperto di Schroders ricorda la crisi finanziaria globale del 2008-09, quando flussi abbondanti permisero a molte economie emergenti di finanziare ampi deficit delle partite correnti, ma l’inversione di marcia della Fed allora guidata da Ben Bernanke a maggio 2013 innescava la fuga degli investitori, soprattutto dai cosiddetti ‘fragile five’, vale a dire Brasile, India, Indonesia, Sudafrica e Turchia, che si trovarono improvvisamente sotto pressione, con conseguente indebolimento delle valute che costrinse ad aumentare i tassi di interesse nonostante la crescita debole.

ATTENZIONE A NON RESTARE SOMMERSI


Flussi di denaro facile verso i Paesi Emergenti, prosegue l’analisi di Rees, hanno invariabilmente portato alcuni emittenti ad esagerare, ponendo le basi per successivi default, come è successo di recente all’Argentina. La conclusione dell’esperto di Schroders è che, anche se la nuova linea della Fed potrebbe generare un’ondata di liquidità che farà salire tutti gli asset emergenti, gli investitori dovrebbero fare attenzione a non rimanerne sommersi.
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