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Nuova politica sull'inflazione

Morgan Stanley: perché la svolta della Fed favorisce le azioni americane


Secondo Morgan Stanley IM lasciar correre l’inflazione fa anche ‘scaldare’ l’economia e indebolire il dollaro, con la conseguenza di rendere più interessanti i prezzi dei titoli, soprattutto negli Stati Uniti

di Virgilio Chelli 16 Settembre 2020 16:58
financialounge -  FED inflazione Morgan Stanley Im Scenari

La svolta sull’inflazione annunciata a fine agosto dal capo della Fed Jerome Powell rappresenta un cambiamento in qualche modo storico nella strategia della politica monetaria americana, paragonabile a quella con finalità inverse che Paul Volcker, alla guida della Banca Centrale ad inizio anni ‘80, aveva messo in atto per contrastare l’inflazione galoppante. Questa volta non si tratta di fermare l’inflazione, ma di risvegliarla. Jim Caron, gestore del team Global Fixed Income di Morgan Stanley Investment Management, spiega in un’analisi come funziona il nuovo approccio della Banca Centrale USA e che effetto potrà avere sui mercati.

LA CURVA DI PHILLIPS


Il ragionamento di Caron parte dalla ‘curva di Phillips’, uno dei modelli di base dell’economia, una relazione secondo cui più l'economia si surriscalda, più la disoccupazione scende, i salari aumentano e l’inflazione cresce. Abbiamo visto come negli ultimi anni questo paradigma sia stato tutt’altro che aderente alla realtà: la disoccupazione aveva raggiunto i minimi storici, ma nonostante questo l’inflazione faceva invece fatica a raggiungere il target della Fed del 2%. Da questo deriva quindi il cambiamento di strategia messo in atto da Powell. Dato che l'inflazione non è ora il rischio principale, l’attuale presidente della Fed ha deciso di permettere che salga anche a livelli leggermente superiori al target, adottando il nuovo "target flessibile di inflazione media".


LASCIARE CHE L’ECONOMIA SI SURRISCALDI


L’esperto di Morgan Stanley IM spiega che il messaggio è che la Fed permetterà all'economia di surriscaldarsi, ma se l'economia cominciasse a vacillare, entrerà subito in gioco utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per sostenerla. Essenzialmente per questo, prosegue Caron, “i prezzi dei titoli ottengono un supporto, perché lasciando correre l’economia ci si può aspettare che le azioni si muoveranno con maggior probabilità al rialzo che verso il basso”. Per il resto del mondo, Caron non si aspetta grandi impatti, in quanto ritiene che l'economia e i risparmiatori degli Stati Uniti siano in grado di assorbire l'inflazione meglio delle controparti europee e che pertanto non è detto che la Bce segua l’esempio della Fed.


UNA SVOLTA STORICA DA SEGUIRE CON ATTENZIONE


Una delle implicazioni, secondo l’esperto di Morgan Stanley IM, è l’indebolimento del dollaro, sia per la continua crescita del bilancio della Fed dovuta al Qe, sia perché i tassi nominali resteranno estremamente bassi. Secondo Caron si tratta quindi di un tema rilevante: un dollaro più debole, che favorisce i prezzi dei titoli, soprattutto negli Stati Uniti. In attesa di capire se ci saranno risposte da altre Banche Centrali nel mondo, seppur più modeste, questo cambiamento resta ‘un evento storico’ per quanto riguarda la Fed, di cui vanno seguiti con molta attenzione gli sviluppi.
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