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Attese e mercati, ora è l'economia a disegnare una ripresa a "V"

La ripresa globale continua a disegnare una "V" con la componente manifatturiera in continua espansione. Intanto dal mercato nord-americano del legname arriva un segnale rialzista sulle commodity. Il caso Mediaset e le grandi imprese italiane

di Virgilio Chelli 7 Settembre 2020 10:03
financialounge -  Attese e mercati cina legname Mediaset ripresa economica Scenari

DALL’EUROPA ALLA CINA, RIPRESA A ‘V’


La ripresa globale sta disegnando una V simile a quella di Wall Street, soprattutto per quanto riguarda l’attività manifatturiera. L’indice Global Composite Output realizzato da J.P.Morgan e IHS Markit ad agosto è salito a 52,4, toccando il massimo da marzo 2019 con la componente manifatturiera che continua a fare meglio da quando è partita la ripresa. Anche nell’Eurozona il recupero manifatturiero è proseguito anche ad agosto con l’indice per il secondo mese consecutivo sopra 50, che demarca espansione e contrazione, confermando le attese di un forte rimbalzo produttivo nel terzo trimestre dopo il collasso del secondo. Meno deciso il trend dei servizi, che in Europa hanno risentito dei timori di un ritorno del contagio che hanno riportato in stallo diverse attività. Anche in Cina l’attività manifatturiera si mantiene in territorio espansione sempre ad agosto, che ha segnato il sesto mese consecutivo di recupero produttivo, con un incremento nella componente nuovi ordini e una certa debolezza invece nelle esportazioni.

[caption id="attachment_165422" align="alignnone" width="482"]Indice Pmi manifatturiero cinese ultimi 12 mesi Indice Pmi manifatturiero cinese ultimi 12 mesi[/caption]

SEGNALE RIALZISTA PER LE COMMODITY


Quando si parla di commodity vengono in mente oro, petrolio e rame, difficilmente il lumber, legname. Eppure è un mercato importante, soprattutto in Nord America, e viene considerato da alcuni esperti un buon anticipatore sia del ciclo economico che del trend più generale delle materie prime. Se le Borse e le economie hanno disegnato una V dopo il collasso da virus, il prezzo del lumber ne ha tracciata una vertiginosa, passando dal minimo di $251.50 per 1.000 board feet, l’unità di misura di questo mercato, toccato a marzo in pieno panico da Covid, a oltre $900 l’ultima settimana di agosto. A trainare la domanda la costruzione di nuove case, con la componente legno molto importante in USA, ma anche per ristrutturazioni immobiliari, molte collegate al distanziamento e al lavoro da casa imposti dal virus, con un mercato immobiliare sostenuto dai tassi bassissimi. Il mercato del lumber è poco se non per nulla accessibile all’investitore normale, ma può essere un segnalatore del trend futuro delle commodity. A inizio 2015 aveva anticipato di una decina di mesi la caduta dei prezzi che sarebbe scattata tra fine anno e il 2016, e sempre a inizio 2018 aveva replicato anche in quel caso anticipando di quasi un anno il trend generale.


MEDIASET ULTIMO ATTO DEL GRANDE TRASLOCO?


Siamo al gran finale del passaggio in mani estere del controllo delle grandi imprese italiane dove una generazione di imprenditori è anagraficamente avviata sul viale del tramonto? Il caso Mediaset potrebbe segnare un’accelerazione di un processo in atto da inizio millennio, che ha visto molti grandi nomi, da Italcementi a Pirelli, da Fiat a Luxottica, traslocare in tutto o in parte fuori dall’Italia, anche se non in termini di insediamenti produttivi. Restano i grandi nomi dell’alimentare come Barilla e Ferrero, qualche grande brand del fashion e i big della finanza, da Intesa, a Unicredit fino a Generali, il gioiello della corona e la preda più ambita. Gli anni 90 sono stati quelli della privatizzazione dell’industria di Stato, negli anni 2000 il processo si è esteso alle grandi imprese private dove c’era valore, mentre quelle dove era assente se non negativo sono rimaste nazionali, anzi nazionalizzate, vedi Alitalia e MPS, a cui potrebbe aggiungersi l’acciaio dell’Ilva. Le imprese di Stato sono state vendute per alleggerire il debito pubblico, quelle private passano di mano per l’assenza di una nuova generazione di imprenditori all’altezza della precedente. Intanto la montagna di risparmio privato accumulato dalle famiglie resta a dormire sui conti correnti. Forse sarebbe ora di mobilitarlo con una grande operazione di incentivazione all’investimento. Tipo i Pir, ma in grande.

 
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