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Fisco senza pietà

Consulenti del lavoro e commercialisti contro il governo per mancato rinvio tasse

Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti a Financialounge.com: “Le imprese non hanno liquidità per pagare le imposte”

di Redazione 29 Luglio 2020 09:15
financialounge -  cassa integrazione commercialisti coronavirus italia tasse

La tregua è finita. Consulenti del lavoro e commercialisti sono sul piede di guerra. Terminata la fase di emergenza legata al Covid-19, il mancato spostamento delle tasse per aziende e contribuenti (si era chiesta una proroga al 30 settembre) ha fatto decidere per una protesta clamorosa. Questo pomeriggio, per la prima volta, davanti Palazzo Montecitorio scenderanno in piazza i consulenti del lavoro. Una protesta che arriva dopo diversi appelli e richieste, rimasti inascoltati, per migliorare tra l’altro la gestione degli ammortizzatori sociali che vede ancora oltre 100mila lavoratori senza nessun sostegno al reddito.

GOVERNO A CACCIA DI 8,4 MILIARDI DI EURO


Le scadenze fiscali erano già slittate dal 30 giugno al 20 luglio e adesso si sperava in un ulteriore rinvio al 30 settembre dei versamenti degli acconti e dei saldi delle imposte sui redditi in autoliquidazione, un flusso di cassa di 8,4 miliardi. Invece, ora, imprese e partite Iva dovranno versare il saldo 2019 e l'acconto 2020.

CONSULENTI DEL LAVORO: DISASTRO CIG, SERVE AMMORTIZZATORE SOCIALE UNICO


"La nostra mobilitazione sarà un momento di manifestazione pubblica delle preoccupazioni e delle ansie delle aziende che assistiamo quotidianamente e dei loro lavoratori", ha spiegato la presidente del Consulenti del lavoro Marina Calderone denunciando “lungaggini burocratiche, normative incongruenti, circolari intempestive e tempistiche certamente non adatte a fronteggiare una situazione emergenziale come quella che il Paese sta ancora vivendo". Da parte loro una proposta costruttiva: introdurre un ammortizzatore sociale unico, perché unica la motivazione della richiesta di cassa integrazione in questi mesi di emergenza. "Dall'inizio della pandemia – ha ribadito Calderone- si è generato un sistema che nella fase di attuazione ha creato diverse confusioni nelle procedure operative, regalandoci quasi 30 modi diversi per richiedere lo stesso sussidio, rallentando in questo modo le tempistiche di erogazione degli aiuti, creando difficoltà ad aziende e professionisti e lasciando ancora oggi molti lavoratori in attesa di percepire la cassa integrazione del mese di maggio".

COMMERCIALISTI: PRONTI ALLO SCIOPERO, GOVERNO NON CI ASCOLTA


Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti spiega a Financialouge.com. “Non si capisce perché il governo non ci ascolta, abbiamo chiesto una proroga che è doverosa e che lo scorso anno era stata concessa e non si capisce perché questo anno con tutto quello che è successo si è deciso invece di innalzare un muro di fronte al mondo delle professioni”. Il numero uno dei commercialisti italiani condivide lo sciopero di oggi dei Consulenti del lavoro “lavoriamo a braccetto – ci spiega – “sulle stesse criticità” e annuncia che sono pronti a incrociare le braccia il 16 settembre in concomitanza con l’invio dei dati delle liquidazioni periodiche IVA all’Agenzia delle Entrate.

FARE CASSA PER PAGARE DIPENDENTI PUBBLICI?


Nella conversazione con Financialounge.com il presidente dell’Associazione nazionale dei Commercialisti ricorda come la scorsa settimana a Palazzo Madama, grazie alla collaborazione del senatore Andrea De Bertoldi (Fdi) hanno espresso la loro vicinanza al settore parlamentari della Lega, Forza Italia ma anche di Leu e del Partito Democratico. “Un vero e proprio cortocircuito – spiega – perché parlamentari della stessa maggioranza sono favorevoli alla proroga delle scadenze fiscali che, voglio ricordarlo, altri paesi europei hanno spostato a gennaio 2021”. E alla domanda perché il Governo insiste Marco Cuchel fa balenare il dubbio: “Non vorrei che la mancanza di liquidità sia dello Stato che deve pagare i dipendenti pubblici o finanziare il reddito di cittadinanza – ci spiega – ma questa sarebbe una beffa perché non si può chiedere alle imprese e ai lavoratori che per via del lockdown non hanno avuto ricavi di fare cassa per pagare gli adempimenti dello Stato”.
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