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L'addio di Londra

“Una Brexit ‘no deal’? Come una goccia in un oceano in confronto al Covid-19”

Per Schroders, un mancato accordo commerciale penalizzerebbe più Londra rispetto all’Ue, ma gli effetti negativi dei dazi potrebbero minare la domanda e fare salire i prezzi

di Fabrizio Arnhold 7 Luglio 2020 19:00

Nelle ultime settimane gli effetti economici del Covid hanno fatto passare in secondo piano la Brexit che ora torna al centro dell’attenzione. Il governo britannico non sembra intenzionato a chiedere più tempo per completare le negoziazioni commerciali prima che il periodo di transizione giunga al termine. Entro la fine di giugno 2020, il Regno Unito avrebbe potuto chiedere un’estensione di ulteriori due anni. Se la volontà di Londra è quella di chiudere una volta per tutte la questione Brexit, l’ipotesi che lo si faccia senza un accordo commerciale diventa sempre più concreta.

A CHE PUNTO SONO I NEGOZIATI?


Lo scorso 15 giugno, il premier britannico Boris Johnson, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e quello del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno deciso di “imprimere un n uovo slancio” ai negoziati commerciali, facendo slittare la scadenza del termine e fine luglio. “L’Ue sta insistendo per ottenere l’accesso alle zone di pesca britanniche, mentre Londra non vuole accettare, rifiutandosi anche di accettare qualsiasi futuro cambiamento nelle regole e negli standard”, spiega Azad Zangana, Senior European Economist and Stratgist, Schroders.

I VANTAGGI DI UN ACCORDO COMMERCIALE


Secondo l’analisi di Schroders, le impressioni positive sul meeting segnalano che entrambe le parti credono nei benefici reciproci di un accordo commerciale e che c’è spazio per un compromesso. La vera deadline cadrà il 31 ottobre, in quanto servirà tempo perché tutti gli Stati ratifichino l’accordo. L’accordo commerciale prevede la necessità dell’approvazione unanime, a differenza di quello politico, il che aumenta i rischi di opposizioni. “L’accordo commerciale tra Ue e Canada, il Ceta Pact, nel 2016 rischiò di collassare quando il Belgio ritardò la ratifica a causa dell’opposizione da parte del Parlamento regionale del Walloon”, aggiunge Zangana.

VERSO UN ACCORDO PARZIALE


Entro la fine dell’anno, Schroders si aspetta che “venga raggiunto un accordo commerciale parziale, che verrà seguito da altri potenziali accordi aggiuntivi negli anni successivi”. Il tempo scarseggia, quindi l’intesa verterà sui settori più importanti per entrambe le parti. Non verranno inclusi i servizi, come già dichiarato dal governo britannico.

E SE FOSSE UNA BREXIT “NO DEAL”?


Cosa ci dobbiamo aspettare se Londra e Ue non trovassero un punto di incontro, neanche parziale? “Potrebbero venire applicati dei dazi al flusso di beni in entrambe le direzioni”, spiega Azad Zangana. “Questo potenzialmente potrebbe far salire i prezzi e minare la domanda”. Una prospettiva con effetti negativi per tutti, soprattutto per il Regno Unito che, considerate le dimensioni delle economie, accuserebbe maggiormente il colpo. “L’impatto negativo dovuto a un mancato accordo sulla Brexit sarebbe comunque una goccia nell’oceano, in confronto all’effetto per il lockdown da coronavirus”, conclude l’analista di Schroders.
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