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Il 40% dei fondi UCITS deve aggiornare l’informativa agli investitori

L’indicazione viene da FE Fundinfo, provider globale di dati sui fondi e leader tecnologico, secondo cui la volatilità indotta dal coronavirus ha modificato gli indicatori di rischio previsti dalla normativa

di Virgilio Chelli 10 Giugno 2020 15:55
financialounge -  fondi fundinfo ucits

Con l’ondata di volatilità che ha investito i mercati finanziari negli ultimi mesi a causa dell’esplosione della pandemia del Covid-19 e del conseguente blocco delle economie, fino al 40% dei fondi UCITS, vale a dire quelli che ricadono nella normativa europea introdotta sin dal 1985 per garantire l’accesso degli investitori a fondi di tutto il mondo, dovranno emettere nuovamente i propri KIID, vale a dire l’informativa obbligatoria agli investitori, perché sono cambiati gli indicatori di rischio. UCITS sta per Undertakings for Collective Investments in Transferable Securities.

MOLTI PRODOTTI UCITS HANNO ACCUMULATO 10 SETTIMANE DI MODIFICHE


Lo indica in una nota FE Fundinfo, provider globale di dati sui fondi e leader tecnologico del settore, spiegando che secondo la normativa corrente tutti i KIID dei fondi UCITS vanno aggiornati e ri-emessi se il Synthetic Risk and Reward Indicator risulta diverso da quello già pubblicato per un periodo superiore alle 16 settimana consecutive. All’inizio di giugno, in base alle analisi dei database di FE Fundinfo, risultava che quasi 1.200 comparti di classe UCITS avevano accumulato almeno 10 settimane consecutive di cambiamenti intervenuti, di cui oltre 700 a sole 3 settimane dalla scadenza normativa delle 16 settimane.

LA PANDEMIA COSTITUISCE IL PRIMO VERO TEST DEI KIID


Mikkel Bates, reponsabile di Regulations a FE Fundinfo, spiega che fin dall’introduzione otto anni fa dei KIID sui fondi UCITS, la pandemia del Covid-19 costituisce il primo vero test di un periodo prolungato di volatilità sostenuta , il che sta sollevando una serie di problematiche regolatorie e di compliance in seno all’industria dei fondi. Un test importante anche per i service providers che operano nei KIID monitorando i dati sottostanti alle informative per garantire che rispettino la normative. Con un numero così alto di comparti che si avvicinano alla scadenza delle 16 settimane, sarà interessante vedere come rispondono alla sfida. E visto che si tratta del primo vero test in assoluto, è chiaro che il percorso potrebbe essere a ostacoli con possibili imprevisti, e molti provider potrebbero dover rivalutare e adattare la propria offerta.

PARTE DELLE INCERTEZZA CAUSATA DALLA NORMATIVA SUI PRIIP


Parte delle incertezze che riguardano l’indicatore di rischio degli UCITS sono causate dalla regolamentazione analoga che disciplina i PRIIP, Packaged Retail Investment and Insurance-based investments Product, prodotti di investimento con una componente assicurativa. Lo stesso Bates spiega ancora che l’indicatore sintetico di rischio pubblicato nei KIID degli UCITS misura la volatilità del prezzo del fondo sui 5 anni precedenti su una scala da 1 a 7 che va calcolata e monitorata settimanalmente. Per quanto riguarda i PRIIP invece, il rischio viene calcolato combinando la volatilità e il rischio di credito, vale a dire di default, anche qui da 1 a 7. Il problema nasce dal fatto che gli intervalli temporali richiesti per i due strumenti non coincidono.
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