Contatti

dollaro

Dollaro debole? Decisamente no, è solo effetto petrolio

Il dollaro continua a regnare incontrastato sul mercato globale delle valute nonostante le analisi e le previsioni che periodicamente lo vogliono in declino. Ma ai livelli attuali è storicamente forte

di Virgilio Chelli 8 Giugno 2020 16:47
financialounge -  dollaro euro-dollaro Forex petrolio

Dollaro debole? Dollaro forte? Da quando Nixon quasi 50 fa sganciò il valore della moneta americana dall’oro la domanda assilla investitori e mercati, anche perché nel biglietto verde non solo sono denominati i titoli azionari e di debito del più grande mercato finanziario del mondo, ma anche tutte le materie prime che fanno girare l’economia globale. Girando per i siti finanziari americani e non solo, in questi giorni si trovano un mucchio di analisi che parlano di dollaro debole, perché negli ultimi tempi ha ceduto qualche punto nei confronti delle principali valute, a cominciare dall’euro.

DA SEI ANNI IL DOLLARO SOVRASTA L’EURO


Di qui qualche guru parte per la tangente scrivendo di declino inevitabile dell’egemonia del biglietto verde, citando deficit e debito americani spinti alle stelle dallo stimolo fiscale. Ma un dollaro a 1,1 contro euro, vale a dire poco sopra la parità, quando subito prima della Grande Crisi ce ne volevano 1,6 per comprare un euro e fino al 2014 ne servivano 1,4, può essere definito debole. La moneta unica rappresenta il principale rivale del biglietto verde, perchè nel paniere dell’indice DXY che misura la forza del dollaro pesa per quasi il 60%, mentre il resto è rappresentato da Yen giapponese, Sterlina britannica, Dollaro canadese, Corona svedese e Franco svizzero. Come mostra il grafico qui sotto, da circa 6 anni a questa parte il dollaro sembra tutt’altro che debole, anzi abbastanza forte.

[caption id="attachment_158926" align="alignnone" width="482"]Dollaro (linea blu) contro euro (linea nera) dal 2014 a oggi Dollaro (linea blu) contro euro (linea nera) dal 2014 a oggi[/caption]

DUE DIREZIONI DIVERSE DOVUTE ALL’EFFETTO PETROLIO


Prendendo come base il 2014 il cammino delle due monete ha preso strada diverse, dollaro a Nord e euro a Sud. Non è l’effetto della guerra dei dazi, né dei timori di disgregazione europea, e nemmeno colpa della Brexit. E’ semplicemente successo che da metà 2014 il petrolio ha preso la strada della discesa, finendo da 100 dollari al barile a 30-40 nel giro di sei mesi, e lì sostanzialmente è rimasto con alti e bassi fino ad oggi. Siccome il petrolio si paga in dollari, il mercato ‘aggiusta’ le oscillazioni della materia prima rispetto alla moneta in cui è denominata, come ai tempi del gold standard con l’oro di cui il petrolio ha preso il posto.

La ripresa di Borsa e economia può portare a quella di Trump su Biden 


La ripresa di Borsa e economia può portare a quella di Trump su Biden - News - Financialounge.com





SE IL RENMIMBI FOSSE NEL PANIERE DXY SAREBBE ANCORA PIÙ FORTE


Il leggero indebolimento del biglietto verde degli ultimi giorni è la conseguenza del rimbalzo del petrolio dai minimi di aprile, tutto il resto c’entra molto poco. Anche se si prende il DXY si vede che il dollaro viaggia poco sotto quota 100, che costituisce il punto di partenza fissato nel 1973 dopo l’abbandono del ‘gold standard’. Si può parlare di dollaro debole a 80, non a 100 o poco sotto. E va notato che nel paniere del DXY non è rappresentato il Renminbi cinese, sempre più usato negli scambi mondiali e da un paio d’anni sdoganato anche dal FMI. Se ci fosse anche la moneta cinese, il risultato sarebbe un dollaro ancora più forte, non più debole.
Share:
Trending