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Bce, Lagarde tenta di fare pace con i mercati

Dopo le gaffe e le delusioni di marzo e aprile, questa volta la presidente della Bce ha cercato di sorprendere in positivo, ma non è riuscita a guadagnarsi l’applauso, solo una specie di ‘non sfiducia’. Ancora troppe esitazioni e diplomazie

di Stefano Caratelli 4 Giugno 2020 15:53
financialounge -  BCE Christine Lagarde politica monetaria

Questa volta Christine Lagarde ce l’ha messa tutta per non diventare definitivamente il ‘gufo’ dei mercati, dopo la gaffe dello spread sui BTP che aveva affondato titoli di Stato e bancari italiani a marzo e dopo la delusione di aprile quando aveva detto di avere molte armi a disposizione, ma chissà perché non decideva ancora di usarle, vista la caduta verticale del PIL dell’Eurozona resa nota proprio nelle stesse ore. E questa volta i mercati possono dirsi finalmente soddisfatti, hanno avuto tutto quello che chiedevano e anche di più: un aumento del Pandemic Emergency Purchasing Program di 600 mld a 1.350 mld, mentre il mercato si aspettava qualcosa tra 250 e 500 mld, e un’estensione dello stesso PEPP fino a giugno dell’anno prossimo. Un bel ‘ponte’ per affrontare il lungo passaggio politico che serve al Recovery Fund da 750 mld della Commissione per trasformarsi da annuncio in realtà.

CON I MERCATI FORSE UN CLIMA DI "NON SFIDUCIA"


È sicuramente troppo presto per dire se tra i mercati e l’avvocatessa che guida la Bce sia sbocciata una luna di miele, ma almeno sembra si stia stabilendo un clima di ‘non sfiducia’. Lagarde indubbiamente non è stata fortunata, ha raccolto a fine 2019 l’eredità di Draghi pensando di poter andare avanti seguendo alla lettera le istruzioni lasciate dal suo predecessore, diventato un ‘eroe’ della finanza mondiale per aver salvato l’euro, e si era inventata perfino la ‘revisione strategica’ della politica monetaria per tenersi occupata tutto il 2020 senza dover prendere posizioni azzardate in politica monetaria. Poi il virus ha scompaginato tutti i piani, ovviamente non solo alla Bce, mettendola di fronte a una situazione drammatica alla quale non era assolutamente preparata. Ora, probabilmente presa per mano dal capo economista Philip Lane, un irlandese ‘cresciuto’ dallo stesso Draghi, che sta cercando la misura giusta nel rapporto con i mercati.

IL TRUCCO DI DRAGHI ERA ANTICIPARE SEMPRE I MERCATI


Il trucco che usano con i mercati i banchieri centrali di stoffa, come lo stesso Draghi o magari il leggendario capo della Fed ai tempi di Reagan Paul Volcker, è quello di anticiparli, andando se possibile oltre le attese, invece di lasciarsi anticipare ed essere poi costretti a una rincorsa affannosa. Nella conferenza stampa seguita all’annuncio ufficiale delle decisioni di politica monetaria, Lagarde ha condito con un po’ di ottimismo l’aumento del PEPP, parlando di ‘rimbalzo’ atteso dell’economia nell’Eurozona nella seconda metà dell’anno, già a partire da luglio, dopo la caduta verticale della crescita del primo, già abbondantemente scontata dai mercati finanziari. Rimbalzo delle economie, ma assenza di inflazione, un altro messaggio positivo perché allontana a un futuro remoto il possibile rialzo dei tassi.

Bce, tassi invariati e Pepp aumentato di 600 miliardi di euro - News - Financialounge.com


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ANCORA MOLTE ESITAZIONI E TONO POLITICHESE


Come al solito comunque la conferenza stampa di Lagarde è stata molto più lunga del necessario, con una enfasi sui dati economici negativi e una serie di esitazioni di cui non si sentiva troppo il bisogno. Infatti man mano che parlava l’entusiasmo iniziale dei mercati per l’aumento e l’allungamento del PEPP ha scemato, anche se alla fine l’impatto è rimasto positivo. In particolare, Lagarde è sembrata troppo diplomatica e politica quando le è stato chiesto di commentare la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca, con la non richiesta manifestazione di fiducia che la Germania avrebbe saputo trovare la soluzione. Poteva limitarsi a riaffermare l’indipendenza assoluta della Bce dalla politica e chiuderla lì. Quando Draghi a ogni riunione del Board si trovava contro la Bundesbank, che della Bce è il primo azionista, neanche li nominava, e quando gli chiedevano se le decisioni fossero state prese all’unanimità rispondeva: quasi, c’è stato ‘uno’ che ha votato contro.

 
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