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Schroders: “Investimenti Esg, le uova di Pasqua non fanno male solo alla linea”

Nell’analisi di Katherine Davidson (Schroders) si sottolinea come il cioccolato abbia ingredienti deliziosi, ma anche dannosi per l’ambiente. A livello di investimenti, meglio puntare su società sostenibili

di Fabrizio Arnhold 12 Aprile 2020 11:00

Arriva la Pasqua e aumenta il consumo di uova. Il cioccolato contiene ingredienti golosi ma anche dannosi per l’ambiente, come latticini, cacao, zucchero, olio di palma. L’impatto sul terreno legato alle coltivazioni di cacao è il secondo colpevole per l’impronta di carbonio nel cioccolato. “La consapevolezza circa l’impronta di carbonio degli alimenti è cresciuta enormemente negli ultimi anni. Questa non riguarda solo ‘i chilometri di cibo’ riferiti alla coltivazione di un alimento in un Paese e al trasporto in un altro”, commenta Katherine Davidson, gestore del fondo Schroder ISF Global Sustainable Growth, Schroders. Per avere un’idea è bene considerare anche la deforestazione per fare spazio alle coltivazioni e al pascolo degli animali, le emissioni prodotte da bestiame, coltivazioni per i mangimi, lavorazione degli alimenti, e via dicendo.

IL TRATTAMENTO DEI LAVORATORI


Il trattamento dei lavoratori nella catena di approvvigionamento può costituire un problema. “Molti dei brand di cioccolato più noti sono posseduti da grandi aziende basate in Svizzera o negli USA, a grande distanza dalle persone che effettivamente coltivano il cacao in Ghana o Costa D’Avorio”, continua nella sua analisi Katherine Davidson. “C’è un grosso interrogativo sul trattamento di questi lavoratori. Le multinazionali hanno tutte politiche onnicomprensive sugli standard di lavoro dei fornitori, ma sono davvero efficaci o applicate?”. A pesare, sono anche gli elevati livelli di lavoro minorile nell’industria del cacao: si stima che siano oltre 2 milioni i bambini al lavoro.

IL LAVORO MINORILE


La promessa di azzerare il lavoro minorile non è mai stata mantenuta. Le aziende di cioccolato si erano impegnate ad azzerarlo nelle loro supply chain fin dal 2001, ma non hanno rispettato la scadenza né nel 2005, né nel 2008 e né nel 2010. “Il cuore del problema è la complessità delle catene di approvvigionamento, soprattutto considerando che il 90% del cacao nel mondo è coltivato da piccoli agricoltori”, commenta il gestore di Schroders. “Le grandi aziende non sono in grado di tenere traccia dei coltivatori che producono il loro cacao, figuriamoci di individuare se è stato impiegato il lavoro minorile. Mars riesce a tracciare solo un quarto del cacao che utilizza fino al coltivatore, Nestlé e Hershey circa la metà”.

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IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE


Una risposta al problema potrebbe essere il commercio equo e solidale? “Purtroppo la realtà non è così semplice”, risponde Katherine Davidson. “L’aumento di domanda di prodotti etici ha portato alla proliferazione di diversi schemi con diversi standard, incoraggiando il “fair washing”, con la perdita di fiducia da parte dei consumatori”, soprattutto dopo gli scandali in cui alcune aziende agricole del commercio equo e solidale hanno visto la revoca della certificazione dopo ispezioni non pianificate.

COSA POSSONO FARE GLI INVESTITORI


Puntare sulla sostenibilità. “A livello di investimenti, siamo alla ricerca di società che dimostrino crescita e rendimenti sostenibili sul lungo termine”, si legge nell’analisi di Schroders. “L’esempio del cioccolato mostra quanto i rischi relativi alla sostenibilità siano spesso nascosti, evidenziando l’importanza di una ricerca profonda per capire non solo le operazioni di una singola azienda, ma anche quella degli stakeholder coinvolti nella catena di approvvigionamento”.
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