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Mercati obbligazionari, scenari e opportunità secondo Goldman Sachs Asset Management (GSAM)

L’andamento del prezzo del petrolio mette a rischio declassamento una parte dell’universo investment grade americano. Ma l’azione delle banche centrali è servita a ridurre le tensioni sulla liquidità

di Virgilio Chelli 10 Aprile 2020 15:16
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Economie e mercati sono alle prese con l’epidemia di coronavirus che continua a diffondersi. I mercati azionari stanno provando a reagire e Wall Street ha già, in parte, recuperato le perdite accumulate a marzo. Ma la strada verso l’uscita completa è ancora lunga, e lo stesso può dirsi dei mercati obbligazionari.

L’INTERVENTO DELLE BANCHE CENTRALI


Gli occhi degli investitori obbligazionari, nelle ultime settimane, sono stati puntati prevalentemente sugli interventi delle banche centrali. La risposta della Federal Reserve e della Bce (ma anche delle altre banche centrali dei Paesi del G10) è stata poderosa: i mercati hanno a disposizione una rete di protezione molto estesa, che negli Usa è stata seguita da altrettanto poderosi interventi da parte del Governo per sostenere imprese e famiglie. Più accidentato il percorso in Europa, dove sembrano prevalere le divisioni tra i singoli stati rispetto alla necessità di un intervento comune per contrastare gli effetti economici del coronavirus.

ALLARME IN PARTE RIENTRATO


Secondo Goldman Sachs Asset Management (GSAM) l’intervento delle banche centrali, che ha messo a disposizione linee di credito importanti, è stato fondamentale per migliorare la capacità delle imprese di ottenere prestiti. Nel momento più complicato della crisi, molti investitori hanno spostato capitali su asset meno rischiosi e sulla liquidità e, a causa dei regolamenti imposti dopo la crisi finanziaria del 2008, per le banche non è stato facile intervenire. Una difficoltà, fanno notare gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM), che è andata a ripercuotersi sulla liquidità dei mercati obbligazionari investment grade e high yield. Tuttavia, dopo i primi annunci della Fed, l’allarme per “le condizioni di liquidità hanno cominciato a migliorare”, spiegano da Goldman Sachs Asset Management (GSAM).

FALLEN ANGELS, ECCO CHI RISCHIA


L’analisi degli stessi esperti si sofferma poi sui “fallen angels”, ovvero su quelle obbligazioni corporate che hanno subito un declassamento del rating e sono passate da investment grade a high yields. Il calo del prezzo del petrolio e la riduzione della domanda “possono influire sulle carenze preesistenti in bilancio” e secondo GSAM “circa 230 miliardi di dollari di debiti statunitensi con rating BBB sono a rischio declassamento nel corso del prossimo anno”, una cifra che si aggiunge ai 30 miliardi di dollari di “angeli caduti” di gennaio e ai 79 miliardi di marzo. Tra i settori più a rischio, oltre all’energia, ci sono automobili, viaggi e vendite al dettaglio.

DIFFERENZE TRA EUROPA E USA


Alla luce dell’elevata presenza, tra gli emittenti americani high yield, di società legate proprio al petrolio, secondo gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) il pessimismo degli investitori è “ragionevole”. Viene invece vista come “troppo pessimista” la valutazione sui bond high yield delle società europee, che invece stanno rispondendo con “gestioni aziendali innovative e adattive”. “Le recenti misure di allentamento fiscale e monetario possono ridurre i rischi di coda sia sui mercati investment grade che su quelli high yield”, concludono gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM).
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