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Wall Street: la tensione Usa-Iran preoccupa, ma non c’è panico
Apertura in rosso per Wall Street, ma non ci sono segnali di panico. Listini con perdite inferiori al punto percentuale
di Redazione 3 Gennaio 2020 15:52
Il razzo autorizzato da Trump la notte scorsa ha ucciso il generale iraniano Soleimani, ma non sembra aver fatto fuori il Toro che da un intero anno corre a Wall Street. Dopo settimane di record continuamente ritoccati, infatti, la Borsa Usa ha aperto in rosso, ma non ci sono segnali di panico. Le perdite dell’1% circa registrate in apertura sono poi in parte rientrate, segno che il mercato non ritiene probabile una guerra tra Usa e Iran nonostante la mossa americana.
GLI INDICI PRINCIPALI
I tre indici principali - Dow Jones Industrial Average, S&P 500, Nasdaq 100 -hanno aperto gli scambi del 3 gennaio con perdite intorno all’1% per poi rientrare con un rosso intorno a -0,70%. I futures di Wall Street davano perdite superiori all’1%, tuttavia, almeno a inizio seduta, Wall Street ha mostrato ancora una certa solidità.
ATTESA LA RISPOSTA DELL’IRAN
Per il Toro, quindi, potrebbe trattarsi di un rallentamento. Ma l’attenzione è ancora elevata e gli osservatori attendono una risposta da parte dell’Iran. Finora le parole arrivate da Teheran sono state molto dure: non è esclusa un’escalation, ma al momento il rischio guerra non sembra essere giudicato reale, almeno da Wall Street.
Raid Usa a Baghdad: petrolio in forte rialzo, Borse deboli
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PETROLIO IN AUMENTO
A beneficiare del nuovo clima di incertezza è stato il petrolio, con Wti e Brent che guadagnano il 3,5% circa. Sulla scia del petrolio bene anche i titoli del settore petrolifero con segno positivo per Exxon, Chevron e Bp. Male, invece, i titoli delle compagnie aeree penalizzate da un probabile aumento del costo del carburante. American Airlines ha aperto con una perdita superiore al 5%.
SALE L’INDICE DELLA PAURA
In crescita, però, il Cboe Volatility Index (Vix), noto anche come “indice della paura”, che misura la volatilità dei mercati, che ha fatto registrare un aumento superiore al 20% per poi rientrare intorno al 10%.
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