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Fca-Psa, Quagliano (Promotor): "Un matrimonio positivo"

Il presidente del Centro studi Promotor, Gian Primo Quagliano, analizza nell'intervista a Financialounge.com le possibili implicazioni della fusione tra Fca e la francese Psa

di Chiara Merico 30 Ottobre 2019 10:16
financialounge -  FCA fusione Gian Primo Quagliano Promotor Psa

Un matrimonio che “potrebbe portare buoni frutti”. Così Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor, commenta a Financialounge.com la notizia, confermata da entrambi i gruppi, di una possibile fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot-Citroen (Psa). Dalle nozze potrebbe nascere un gigante da oltre 180 milioni di euro di ricavi totali.

Come commenta la notizia della trattativa tra Fca e Psa?


Si tratta di un’operazione positiva: da tempo ormai era nota l’intenzione di Fca di trovare un partner. Se il matrimonio con Psa andasse in porto, porterebbe alla nascita del quarto gruppo mondiale, in grado di produrre quasi nove milioni di vetture all’anno. E questa è di certo una buona notizia, perché le dimensioni contano ed è importante stabilire sinergie tecnologiche e di mercato.

Quali sono le possibili implicazioni della fusione proprio sul fronte del mercato?


Da questo punto di vista la fusione apre ai due gruppi la possibilità di accedere a due grandi mercati diversi: Psa, ad esempio, è molto forte in Cina, mentre Fiat Chrysler gode di un buon posizionamento negli Usa. Per quanto riguarda le sinergie tecnologiche, con il matrimonio Fca avrebbe accesso alle piattaforme di Psa, specialmente per quanto riguarda l’auto elettrica: in questo ambito il gruppo italoamericano è partito un po’ in ritardo, e questa sarebbe la migliore occasione per colmare il gap.

Quali sono a suo parere le prospettive per investitori e lavoratori?


Gli investitori salutano sempre favorevolmente questo genere di iniziative. Sul fronte dei lavoratori, i sindacati fanno bene a mettere le mani avanti: credo però che in questo caso ci siano le condizioni per evitare gravi problemi occupazionali. È vero che le due case hanno modelli che si sovrappongono, ma è anche vero che attualmente le piattaforme produttive sono modulari, e i modelli si differenziano soprattutto attraverso le strategie di marketing e di posizionamento nei confronti della clientela.

Per Fca si tratterebbe del secondo tentativo di “sposarsi” in Francia, dopo la trattativa avviata con Renault e naufragata lo scorso giugno, anche a causa dell’opposizione del governo francese, che detiene il 12,9% delle quote di Psa. C’è il rischio, secondo lei, che si ripeta anche questa volta?


Credo che questa volta il governo francese abbia meno spazi di manovra rispetto alla scorsa estate, quando Renault, tra l’altro, aveva dovuto fare i conti anche con le critiche del suo partner storico, Nissan. Certamente il governo di Parigi cercherà come sempre di tutelare gli interessi francesi, ma non penso abbia gli strumenti, e neanche forse la volontà, di mettere uno stop anche a questa operazione.

Cosa cambierà per il mercato italiano?


Fca e Psa sono i gruppi che detengono le due maggiori quote di mercato in Italia, per questo certamente con la fusione consolideranno questa posizione. Per questo ritengo che il matrimonio possa portare buoni frutti.
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