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J.P. Morgan Asset Management

J.P. Morgan AM: “Titoli di stato a lungo termine baluardo insostituibile nei portafogli”

Nonostante il significativo calo dei rendimenti da inizio anno, i titoli di stato a lungo termine possono svolgere un ruolo sempre più importante come allocazione difensiva negli investimenti

di Redazione 17 Ottobre 2019 09:24

Le implicazioni derivanti dalla guerra commerciale rischiano di proseguire nel loro percorso che penalizza l’economia, proprio in una fase già critica di fine ciclo. E presto, a risentirne in negativo, saranno anche gli utili aziendali e la spesa al consumo, due fattori che finora hanno evidenziato una sostanziale stabilità risultando di supporto ai mercati. È questo, in estrema sintesi, il timore espresso dal Team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, qualora le dispute tra Washington e Pechino non dovessero incanalarsi in un percorso più conciliante tra le parti.

IL RUOLO DEI TITOLI DI STATO A LUNGO TERMINE


“Se questo contesto dovesse materializzarsi, gli attivi più rischiosi potrebbero risultare esposti a continue pressioni negative. In quest’ottica, nonostante la costante riduzione registrata dai rendimenti, i titoli di Stato a lungo termine potrebbero svolgere un ruolo sempre più importante come allocazione difensiva nei portafogli degli investitori” spiega il Team.

TREASURY USA TRA I GOVERNATIVI PIÙ GETTONATI


E tra i governativi più gettonati i Treasury USA recitano un ruolo di primo piano anche perché tra i pochi titoli di stato di paesi ‘core’ con tassi in territorio positivo sebbene la domanda di duration – cioè di titoli a medio lungo termine - stia facendo scendere rapidamente anche i loro rendimenti. Basti pensare che il rendimento dei Treasury USA a 10 anni adesso di aggira sull’1,75%, quasi 1,5 punti percentuali in meno rispetto a un anno fa mentre in Europa il rendimento del Bund decennale resta saldamente in territorio negativo, a -0,4%.

POSSIBILE ULTERIORE RIBASSO DEI RENDIMENTI


Non solo. Secondo l’analisi del Team, incrociando i fondamentali, le valutazioni qualitative e i fattori tecnici, tutto sembra spingere per un ulteriore ribasso dei tassi dei titoli obbligazionari di qualità: se ciò accadesse i loro prezzi – che si muovono in direzione opposta ai rendimenti – salirebbero.

CORSA AGLI ASSET SICURI


Il Team osservando i fondamentali macroeconomici, il proliferare dei segnali di rallentamento riconducibili alla guerra commerciale, ai dati manifatturieri e dei servizi, e all’escalation degli scontri dei dimostranti a Hong Kong, segnala come i mercati abbiano adottato un atteggiamento comprensibilmente cauto verso le asset class di rischio premiando i titoli sicuri e, tra questi, i governativi dei paesi ‘core’ più in particolare.

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INGENTI FLUSSI DAI FONDI COMUNI


E che le richieste degli investitori siano state indirizzate soprattutto verso i titoli di Stato con rendimenti positivi, come ad esempio i Treasury statunitensi, lo confermano i 15 miliardi di dollari affluiti dai fondi retail in titoli di Stato statunitensi, mentre gli afflussi verso i prodotti alternativi di alta qualità come le obbligazioni municipali o ipotecarie ammontano a quasi 80 miliardi di dollari.

IL SOSTEGNO DELLE BANCHE CENTRALI


Secondo il Team, tuttavia, non è soltanto l’incertezza ad alimentare questa domanda ma anche fattori, altrettanto importanti, come per esempio l’eventuale decisione delle Banche Centrali di procedere con il taglio dei tassi e spingersi ad altre misure di allentamento. “La Bce ha annunciato la ripresa del programma di acquisto di attivi in euro sul mercato. Il presidente della La Federal Reserve, Jerome Powell, invece ha annunciato che nei prossimi mesi l’istituto centrale statunitense ricomincerà a espandere il proprio bilancio con operazioni di pronti contro termine” spiega il Team.
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