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Dow Jones

Se la volatilità diventa troppo volatile

Ha dominato i titoli dei media nel 2018, e anche se non è un asset finanziario può diventare oggetto di investimento grazie a futures ed Etf. Ma considerarla come tale può causare rischi ed eccessi pericolosi.

3 Gennaio 2019 07:00

Volatilità. Potrebbe aspirare alla nomination come "parola dell’anno" 2018, almeno per quanto riguarda i mercati finanziari. Il Vix, detto anche indice della paura, è stato forse il più gettonato dai titoli di giornali e tv finanziari da gennaio a dicembre. Vale a dire da quando gli indici di Wall Street, lanciati a tutta velocità in partenza d’anno, sono andati a sbattere contro la prima correzione, dopo il 26 di gennaio, fino a quando a cavallo di Natale hanno messo in scena la più spettacolare giravolta della storia di Wall Street finendo a chiudere il peggior dicembre dal 1931, ma anche mettendo a segno il giorno di Santo Stefano il rialzo più imponente di sempre in termini di punti del Dow Jones: 1.086 e qualcosa. Da quanto l’indice è stato creato, nel maggio del 1983, 7 dei 20 più importanti movimenti al rialzo si sono verificati nel 2018, e sempre nel 2018 sono stati registrati 11 dei 20 movimenti al ribasso più importanti. Ovviamente in termini percentuali il discorso cambia, con il record negativo ancora saldamente detenuto dal crash di ottobre 1987 - con il 22,6% -seguito dai tonfi consecutivi dell’autunno del 1929. Ma i numeri con molti zeri fanno comunque impressione e funzionano nei titoli.

ETF COSTRUITI SU FUTURES COSTRUITI SU OPZIONI


Per questo il Vix attira tanto interesse e curiosità. Non è un indice come gli altri, tipo lo S&P 500, in quanto non misura il valore di un asset sottostante, ma solo l’intensità di un movimento implicito ma inespresso al rialzo o al ribasso. Eppure sulla volatilità si può investire come su un indice azionario, anche se il percorso è un po’ contorto. A Chicago infatti hanno costruito i futures sulla volatilità, che si basano sulle opzioni put e call a scadenza 2, massimo 3 mesi sui titoli dello S&P 500. In pratica in questo modo i futures, che sono un asset finanziario a tutti gli effetti, rispecchiano la volatilità implicita nei prezzi delle opzioni. Più una put – vale a dire il diritto a vendere a un prezzo predeterminato entro una scadenza data – costa, più vuol dire che il mercato scommette su un apprezzamento, che deriverebbe da una caduta del prezzo del sottostante. Però c’è un problema dovuto proprio alla struttura del futures e soprattutto degli ETF che lo replicano.

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NON UN INVESTIMENTO MA UNA POLIZZA


Per replicare fedelmente la volatilità implicita, infatti, bisogna comprare le opzioni put e call quando hanno ancora davanti un periodo congruo di vita, quindi quando sono più costose, perché il valore di un’opzione punta a zero man mano che si avvicina la scadenza. E per questo vanno vendute e poi ricomprate su scadenze più lunghe. Ma questo vuol dire essere condannati a comprare ai massimi e vendere sui minimi, un classico buy high sell low. Ovviamente con i futures e gli ETF basati sulla volatilità si può anche guadagnare, ma bisogna essere veloci. Il caso classico citato da molti è quello della Brexit. Chi avesse comprato volatilità con gli strumenti di cui sopra il giorno prima del voto e avesse venduto sul calo immediato del 3,6% dello S&P 500 sul risultato a sorpresa avrebbe portato a casa poco meno del 25% in poche ore. Ma non se avesse aspettato, perché le opzioni si sarebbero riallineate sgonfiando Vix e strumenti collegati.

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RISCHIO DI ANALISI TECNICHE FUORVIANTI


Diciamo che ETF e futures sul Vix non sono strumenti da cassettisti, a meno che non si tratti di masochisti. Possono essere invece delle vere e proprie scommesse, come le puntate sul risultato improbabile di una partita di calcio, oppure più sensatamente venire usati come una polizza assicurativa, il costo per coprire il rischio di una possibile perdita a causa di un evento imprevisto e improvviso. Una cosa divertente è che il Vix, pur non esprimendo né direttamente né indirettamente il prezzo di un asset sottostante, perché questo non esiste, viene sottoposto dagli specialisti all’analisi tecnica come qualunque altro strumento finanziario, con medie mobili, supporti e resistenze, indici stocastici, rapporti di Fibonacci e chi più ne ha più ne metta. È un po’ come se per le previsioni del tempo invece dei satelliti si utilizzassero gli strumenti dell’analisi tecnica finanziaria. Divertente ma anche pericoloso, perché su quelle analisi si basano linee di supporto e resistenza e altri punti di riferimento grafici che possono indurre anche i trader specializzati a prendere decisioni di vendita o acquisto totalmente sganciate da riferimenti anche lontanamente reali.
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