idee di investimento
Idee di investimento – Azioni – 26 novembre 2018
Il settore della tecnologia continua a influenzare gli andamenti del mercato azionario nel 2018. In ottica di medio lungo termine le attuali quotazioni sembrano interessanti come pure quelle degli emergenti.
26 Novembre 2018 09:00

LA GRANDE SFIDA NELL’APPRENDIMENTO COGNITIVO
In un’indagine condotta tra agosto e settembre da Morgan Stanley su 100 Chief Information Officer, 76 dei quali di aziende IT statunitensi e 24 di società europee, è emerso che il 43% dei CIO sta valutando l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI) e dell’apprendimento automatico nelle proprie attività, rispetto al 35% nello stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, sempre secondo l’indagine, con questo aumento IBM ha perso il proprio dominio. Nell’articolo Apprendimento cognitivo, Amazon sorpassa IBM emerge infatti che, tra i CIO intervistati, il 27% ha affermato di prediligere Amazon come fornitore, rispetto al 24% del sondaggio di un anno fa mentre la preferenza per IBM è scesa al 24% (dal 33% del sondaggio di un anno fa): Microsoft è rimasta al terzo posto ma con un aumento della quota a proprio favore dal 15% del 2017 al 20% di quest’anno. Ma c’è di più. Il 30% degli intervistati ha dichiarato di avere un accordo di licenza aziendale con IBM nel terzo trimestre, in calo rispetto al 35% nel primo trimestre. Il sondaggio ha anche rilevato che la percentuale di coloro che prevedono di rinnovare un contratto con IBM nei prossimi 18 mesi si attesta al 53%, rispetto al 58% del primo trimestre.
LE NUBI SUL SETTORE DEI SEMICONDUTTORI
Resta il fatto che, nell’immediato, quello che preoccupa gli addetti ai lavori è il settore dei chip. Diverse società di semiconduttori stanno evidenziando un rallentamento degli ordinativi e, sebbene al momento siano una minoranza, non dovrebbero essere ignorate. I semiconduttori, a causa del loro posizionamento nella catena di approvvigionamento globale e del loro pervasivo utilizzo su una moltitudine di prodotti, possono dare l’allarme sulla debolezza dell’ecosistema tecnologico che potrebbe essere proprio dietro l’angolo. “Si tratta di un momento critico, in cui stiamo cercando di capire se si tratti di un modesto e fisiologico rallentamento o di qualcosa di più serio”, ha commentato nell’articolo Azioni, meno richieste di chip frenano i titoli tecnologici Christopher Rolland, analista di Susquehanna Financial Group. Al momento, la visibilità sul settore è piuttosto rarefatta e, a cascata, quella del settore della tecnologia avanzata. Sebbene, le aree di influenza dei chip siano piuttosto allargate e abbracciano il settore automobilistico, quello industriale (dove sono utilizzati i chip per la produzione di pavimenti e automazione) e vasti segmenti di beni di consumo di massa. Come dire che i segnali di pericolo dei produttori di chips potrebbero non essere limitati al solo mondo dei titoli hi tech.
SELL–OFF INSPIEGABILE SUI TECNOLOGICI
In ogni caso, per Mark Hawtin, investment director settore azionario tecnologico di GAM Investments, se il brusco sell-off (vendita di titoli senza limitazioni né di prezzo né di quantità) sui mercati globali risulta spiegabile lo è molto meno l’aver venduto i titoli tecnologici: dal settore Internet in Cina per le potenziali conseguenze della guerra commerciale al segmento dei titoli delle società specializzate sulle memorie e sull’archiviazione dati preoccupati per un possibile rallentamento dell’economia fino alle large cap della tecnologia avanzata per via delle posizioni eccessive di questi titoli in portafoglio. L’esperto, nell’articolo La severa correzione dell’azionario tech è da considerare un’opportunità di acquisto, sostiene che, a prescindere dalla fase di rallentamento economico, le prospettive di crescita delle principali compagnie hi tech non dovrebbero risentirne in misura significativa. Mark Hawtin è pertanto persuaso che il sell-off sui mercati che non hanno affatto risparmiato i titoli tecnologici, sia da considerare come un’opportunità interessante per comprarsi aziende di alta qualità della tecnologia avanzata a prezzi scontati. A questo proposito vale la pena ricordare un recente rapporto di Citi sul settore tecnologico dell’indice S&P. Nello studio emerge che nella correzione di fine gennaio – febbraio di quest’anno soltanto l’8% delle società di questo settore aveva perso più del 20% mentre nel sell-off di ottobre 2018 la percentuale è balzata a quasi il 40%.
ORIZZONTE DI INVESTIMENTO DI 5-7 ANNI
Iù in generale, Andrea Carzana, dal canto suo, ritiene che l’approccio vincente per il 2019 debba basarsi sulla gestione attiva che (finalmente) dovrebbe riuscire ad esprimere il proprio valore aggiunto grazie alla rigorosa selezione delle società da inserire in portafoglio, distinguendo quelle vincenti da quelle destinate a soffrire o soccombere. Il gestore, nell’articolo Il 2019 può essere l’anno della gestione attiva ha parlato di ricerca di titoli con ‘valore intrinseco’ specificando come individuarli. Occorre innanzitutto ricercare le società in possesso di vantaggi competitivi sostenibili nel tempo. In secondo luogo intercettare quelle che abbiano come obiettivo l’aumento del ROE (return on equity), ovvero le compagnie che puntano a incrementare nel tempo il valore del capitale degli azionisti. In terzo luogo, far leva sulle imprese che abbiano tassi di crescita superiori alla media di mercato. Il tutto privilegiando i mercati consolidati, dove queste caratteristiche peculiari hanno maggiori probabilità di essere preservate nel tempo, e implementando criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) basati sulla qualità del management aziendale.
MERCATI EMERGENTI, UN OTTIMO ENTRY POINT
Anche Tim Love, responsabile strategie azionarie Paesi Emergenti di GAM Investments, guarda al medio lungo termine e, in quest’ottica, quello attuale potrebbe costituire un ottimo entry point nei listini dei paesi in via di sviluppo. Per Tim Love, l’appeal dei mercati emergenti è notevole soprattutto sotto l’aspetto della crescita a un prezzo ragionevole (GARP) e perché, inoltre, offrono agli investitori value più opzioni rispetto ad altri mercati come Wall Street. “Riteniamo che sia poco comprensibile esporsi all’azionario emerging adottando una strategia difensiva che rischierebbe di mancare un eventuale rimbalzo, come nel 2016/2017” puntualizza l’esperto nell’articolo Mercati azionari emergenti: ora non serve una strategia difensiva. Un altro aspetto che contraddistingue la sua strategia è rappresentato dai titoli di compagnie di alta qualità in termini di flussi di cassa e di capitale operativo. Società i cui titoli sono piuttosto liquidi e consentono di smobilizzare rapidamente le posizioni in portafoglio in caso di necessità o di improvviso risk –off (avversione al rischio da parte degli investitori).
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