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Dal mid-term può uscire meno crescita e Fed in pausa

Secondo Fidelity lo scenario più accreditato delle elezioni americane con un Congresso diviso e la Camera che torna in mano democratica farebbe rallentare oltre il previsto l’economia.

5 Novembre 2018 17:43

Frenata del PIL americano sotto il 2,5% nel 2019 e sotto l’1,9% l’anno dopo a causa dell’attenuarsi degli stimoli fiscali che hanno spinto l’economia nel 2017-18, ma anche inflazione sostanzialmente ancorata appena sopra il target della banca centrale e quindi una Fed che potrebbe anche mettere in pausa il suo ciclo di rialzo dei tassi in un momento non precisato dell’anno prossimo. È lo scenario ipotizzato da Anna Stupnytska, e da Wen-Wen Lindroth, rispettivamente Global Economist e Senior Credit Analyst di Fidelity International nel caso che alle elezioni di mid-term prevalga lo scenario oggi più accreditato, che prevede un Congresso diviso con i repubblicani che mantengono il controllo del Senato e i democratici che riconquistano la Camera dei Rappresentanti. I due esperti osservano che segnali di rallentamento della crescita si stanno già manifestando in settori particolarmente sensibili ai tassi d’interesse quali l’immobiliare e i beni di consumo durevoli. Nel 2019, la crescita dovuta a politiche fiscali di stimolo inizierà comunque ad affievolirsi e le fragilità legate alla fase finale del ciclo economico saranno più evidenti.

LA FED POTREBBE ANDARE IN PAUSA


Tuttavia, secondo Fidelity, la combinazione di crescita rallentata e inflazione ragionevolmente ancorata porta a presupporre che la FED potrebbe mettere in pausa il suo ciclo rialzista in un momento non ben precisato dell’anno prossimo. L’attuale aspettativa di Stupnytska e Lindroth di altri due rialzi - uno a dicembre e l’altro nella prima metà del 2019, che si collocherebbe al di sotto del percorso di aumento dei tassi che la stessa Fed aveva tracciato, così come mostrato nel suo dot plot, e leggermente al di sotto delle aspettative generali.

CONSEGUENZE


Le implicazioni per i mercati di questo scenario base è che nel 2019 i rendimenti dei bond decennali si aggireranno intorno al 3.2%, il dollaro si deprezzerà e l’azionario resterà in linea, anche perché un ritorno dei democratici alla Camera è già ampiamente atteso. Per quanto riguarda in particolare Wall Street i due esperti si aspettano che l’impatto possa essere negativo se la vittoria dei democratici andasse oltre le attese.

UNA VITTORIA REPUBBLICANA PIACEREBBE ALL’AZIONARIO


Meno probabile una vittoria piena dei repubblicani, che spingerebbe la crescita con uno stimolo fiscale 2.0. Ma l’impatto sarebbe comunque minore rispetto a quello dei tagli alle tasse del 2018. Questo potrebbe anche portare a rischi di inflazione in quanto l’economia sarebbe spinta a marciare al di sopra delle capacità e la FED avrebbe più ragioni per prolungare il suo ciclo di rialzi. Secondo i due esperti di Fidelity un prolungato controllo da parte dei Repubblicani di tutto il Congresso sarebbe visto positivamente dai mercati soprattutto azionari, anche se la prospettiva di un aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse potrebbero portare ad un contro-bilanciamento nel medio termine. I rendimenti si muoverebbero al rialzo sulla parte lunga della curva contribuendo ad irripidirla leggermente e il dollaro dovrebbe continuare ad essere forte.

CON I DEMOCRATICI MENO TENSIONI SUL COMMERCIO


Lo scenario opposto, di una vittoria completa dei Democratici, rende più difficili le previsioni sull’impatto a breve termine su economia e mercati. La traiettoria di crescita e inflazione difficilmente sarebbe molto diversa dallo scenario base ma sarebbe comunque uno scenario che i due esperti definiscono “poco amichevole” per i mercati, con l’azionario e il dollaro rallentati. È possibile che nel medio termine i fattori stimolo fiscale restino in parte di supporto alla crescita, ma con numerosi altri fattori che giocano un ruolo e con l’influenza di lunghi ritardi, la prospettiva resterebbe difficile. Secondo Fidelity è anche la ragionevole possibilità che una vittoria democratica favorisca la propensione al rischio, in quanto le tensioni commerciali e altri fattori di incertezza comincerebbero ad essere troppo costosi da sostenere.
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