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Attese & Mercati – Settimana dal 13 agosto 2018

Insight su cosa ci aspetta e cosa potrebbe sorprenderci nelle economie e sui mercati. L’inflazione USA corre più delle attese ma i tassi a lunga scendono per l’effetto ‘porto sicuro’. Lo psicodramma Turchia di Ferragosto può causare tensioni su Cina e emergenti, ma più nelle news che sui mercati.

13 Agosto 2018 09:31

BOMBA A OROLOGERIA PER L’EUROPA


A Bruxelles mancava solo il problema Turchia. Non solo e non tanto per l’impatto sul mercato del debito e sui titoli bancari della crisi della moneta di Ankara, ma per la crepa che la crisi turca apre nella NATO. Erdogan brandisce l’argomento Alleanza Atlantica contro Trump, ma l’effetto è poco più di un solletico. Gli Stati Uniti hanno già sostituito la Turchia come alleato militare strategico in Medio Oriente, e hanno messo al suo posto Arabia Saudita e Israele, perfettamente posizionati sui due fronti caldi, quello iraniano e quello delle sue propaggini in Yemen e in Libano con Hezbollah. Anzi, una Turchia che si allontana dalla NATO può persino far comodo agli americani, dando loro mano più libera in Siria e dintorni. Non lo stesso vale per l’Europa. Una Turchia che si allontana dalla NATO può diventare una porta spalancata per flussi ingenti di migranti. Che ha già il problema di essersi schierata a fianco di un partner molto scomodo come Teheran.

L’OSSIMORO DELLA CURVA PIATTA


L’inflazione americana corre. A luglio i prezzi sono aumentati dello 0,2% sul mese e del 2,9% sull’anno, con il tasso core, quello che esclude alimentari e energia ed è guardato a vista dalla Fed, in aumento del 2,4%, la crescita più forte da settembre 2008. In contemporanea il rendimento del bond del Tesoro a 10 anni è calato, con il prezzo in repentino rialzo. Il mercato crede che l’inflazione sia solo una fiammata estiva e non durerà? Niente di tutto questo. I prezzi del t-bond schizzano e i rendimenti scendono – al 2,87% in chiusura venerdì da 2,97 in apertura lunedì – facendo appiattire la curva, perché gli investitori in fuga dalla Turchia e dintorni cercano rifugio nel rifugio più solido del mondo, che si chiama appunto t-bond. Un fenomeno già visto a maggio, con le turbolenze innescate in Europa dalla politica italiana e dai soliti timori sulla guerra dei dazi. Ma la contraddizione dell’inflazione disinflazionista non sembra turbare la Fed a guida Jay Powell, che si astiene dalle esternazioni e marcia sicura verso il terzo rialzo dell’anno a fine settembre.

A UNA FALCE DI LUNA DAI MASSIMI


Giovedì 9 agosto lo S&P 500 era arrivato a meno di 20 punti di distanza dai massimi di sempre toccati il 26 gennaio scorso, poi le turbolenze turche lo hanno fatto arretrare nel finale di settimana anche se resta ben sopra quota 2800 punti. La stagione delle trimestrali si avvia alla chiusura, in settimana ne arrivano una quarantina, e il bilancio finora è di utili in aumento del 25% rispetto a un anno prima, mentre in Europa la crescita è meno della metà. Lo stato di salute della Corporate America è confermato anche dal buon andamento dei bond societari, che si muovono in sintonia con i treasuries: prezzi in rialzo e rendimenti in calo. Tra i risultati attesi in settimana quelli di Cisco (mercoledì) e la coppia Home Depot e Walmart (martedì e giovedì) che diranno qualcosa sullo stato di salute della grande distribuzione alle prese con la concorrenza senza tregua di Amazon. Se la situazione turca non precipita nell’abisso la prossima potrebbe essere la settimana giusta per vedere nuovi massimi di sempre a Wall Street.

NON COSÌ ELEMENTARE, WATSON!


Il nome era tutto un programma, quello dell’assistente di Sherlock Holmes scelto una decina di anni fa da IBM per lanciarsi nella nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale. Watson avrebbe dovuto produrre miracoli, soprattutto in campo sanitario, soprattutto nella cura del cancro, grazie alla sua capacità di processare miliardi di informazioni in pochi secondi. A quasi un decennio di distanza e dopo 14 miliardi di dollari di investimenti, Watson si sta rivelando un flop, con oltre una dozzina di partner e clienti che si sono ritirati o hanno sospeso i progetti avviati on Watson. Troppi dati da maneggiare e da aggiornare, troppe nuove cure e procedure che ogni giorno vengono perfezionate, anche errori di marketing stanno facendo di Watson un flop. Lo scrive il WSJ in un’inchiesta pubblicata domenica 12 agosto nell’edizione online. Osservando anche che da quando Watson è stato lanciato in campo sanitario nel 2011 i ricavi IBM sono calati costantemente. E il titolo si è mosso di conseguenza, dai 200 dollari del 2011-12 ai meno di 150 di oggi, in netto contrasto con gli altri giganti high-tech, da Google a Apple, da Amazon a Microsoft. Che invece sulla nuova frontiera del cloud fanno montagne di soldi. Ma utillizzano i big data per gestire in modo più efficiente attività esistenti e funzionanti, abbattendo tempi e costi, non per esplorare nuove frontiere della scienza.
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