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Mercati emergenti, l’azionario sostenuto da materie prime e utili aziendali

L’universo dell’azionario dei mercati emergenti è diversificato e solido e consentirà, con un’attenta selezione dei titoli, di trovare opportunità interessanti anche nel 2018.

23 Febbraio 2018 07:55
financialounge -  azioni Columbia Threadneedle Investments Dara J. White materie prime mercati azionari mercati emergenti

Da circa 18 mesi si è interrotta la grande recessione dei profitti dei mercati azionari emergenti e le loro quotazioni hanno ripreso a correre. Un trend che, secondo le previsioni di Dara J. White, CFA, Responsabile globale azioni mercati emergenti di Columbia Threadneedle Investments, dovrebbe proseguire anche quest’anno. Le sue convinzioni si basano su diversi fattori a cominciare dalla stabilità dei prezzi delle materie prime e dalla crescita sostenuta degli utili aziendali. A questo proposito, Dara J. White, rispondendo alle perplessità espresse da alcuni investitori circa le valutazioni dell’azionario emergente, suggerisce di non limitarsi al rapporto prezzo/valore contabile (p/bv) e a quello prezzo/utili (p/e). È vero che i due rapporti in questione si attestano attualmente poco al di sopra delle rispettive medie storiche, ma è altrettanto vero, puntualizza il manager, che esistono anche altri fattori da considerare.

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“All’inizio del 2017, l’aspettativa di crescita degli utili per l’azionario emergente si posizionava al 15%. Il dato a consuntivo invece si è attestato ad un valore intermedio tra il 25% e il 30%. Prevediamo una dinamica simile di revisione al rialzo anche per il 2018” specifica Dara J. White, convinto che proprio l’incremento robusto dei profitti aziendali, sosterrà l’incremento delle valutazioni dell’azionario emergente. Valutazioni che, sempre come sottolinea il manager, potranno trarre beneficio dal rafforzamento della crescita del PIL dei paesi in via di sviluppo. Si tratta infatti di una tendenza generalizzata che non si limita a paesi come la Cina, ma si estende anche a nazioni che hanno una base di partenza del PIL molto più contenuta, tra cui India, Indonesia e Filippine. Non solo. In Russia, per fare un altro esempio, il mercato azionario potrà beneficiare della combinazione di più fattori: dal calo dell’inflazione alle valutazioni convenienti, dalla discesa dei tassi d’interesse al miglioramento dell’economia.

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Tra i fattori che, invece, ostacolano la ripresa dei mercati emergenti, Dara J. White ne segnala tre: i rialzi dei tassi negli Stati Uniti, le dinamiche macroeconomiche in Cina e le tensioni geopolitiche. Escludendo queste ultime che richiedono analisi e considerazioni particolareggiate a seconda dell’area geografica e dei paesi interessati, il manager si sente di escludere che l’aumento dei tassi e il rafforzamento del dollaro USA possano costituire un rischio significativo. Malgrado questi fattori siano potenzialmente in grado di ostacolare la classe di attivi emerging, per Dara J. White non dovrebbero determinare effetti distruttivi. Insomma, per il manager, nonostante le fonti di rischio che potrebbero ostacolare la traiettoria di crescita dei mercati emergenti, il loro universo è abbastanza diversificato e solido per consentire l’identificazione di opportunità interessanti da parte degli stock picker (coloro che selezionano rigorosamente i singoli titoli).
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